di STEFANIA PIAZZO – La politica non ha memoria. C’è un libricino agile che con la collega Cristina Malaguti realizzai nel 1995 per l’allora Editoriale Nord, che da lì a poco avrebbe trasformato il settimanale Lega Nord in quotidiano La Padania. Il titolo della modesta opera è: “La Lega Nord attraverso i manifesti”. I manifesti erano quello che oggi rappresentano i social, ovvero un sistema di comunicazione popolare, diretto, illustrato, didascalico. Rabbioso, di pancia, umorale, pure populista se si vuole. Cosa chiedeva, in fin dei conti, la Lega di Bossi di allora? Marcava una differenza territoriale sostanziale, denunciava un Nord che pagava per chi non pagava, che lavorava per chi riceveva sussidi, che erogava le pensioni per chi aveva false invalidità, che ospitava insegnanti del Sud trasferiti al Nord che poi tornavano al Sud, un Nord che sanava con Cariplo tutte le banche del buco del Sud…
Vediamo alcuni titoli: Sprechi e mangerie. Contro i Borboni che mangiano a Roma ci salva solo l’autonomia (maggio 1990).
Semo partiti de Roma! Cor fisco ce magnamo er Nord (1990)
Uno Stato federale di tre repubbliche (Nord, Centro, Sud) (settembre 1990).
Condono truffa. Perché i lombardi devono pagare e il Sud avere l’immunità? (1985).
Pensionamento regionale. Perché non venga colpita la pensione dei nostri lavoratori (1985).
Lombardia Europa da sempre (aprile 1989).
Più lontani da Roma, più vicini all’Europa (aprile 1989).
No! All’aumento del 30% del bollo auto. I lombardi le tasse le pagano già (ottobre 1990).
Via le barriere autostradali (maggio 1991).
Via servi di Roma. Hanno fatto il treno rapido per Roma invece che per la pianura padana e le sue fabbriche ((ottobre 1993).
Versa le tasse al tuo comune (ottobre 1993).
Lavoro. Europa. Giustizia. Autonomia. Nord (marzo 1992).
La Lega è il solo partito che vuole l’Europa (maggio 1994).
Non prenderti in giro col voto. O il Nord si libera o la situazione può solo peggiorare, cioè: più tasse, meno Europa (marzo 1996
E ci fermiamo proprio qui. E’ un’Italia bipolare quella che si legge sui testi della comunicazione dell’allora partito del Nord. Non si chiedeva di lasciare l’Europa. Anzi, allontanarsene suonava come una condanna. E quello che la Lega, allora, chiedeva al Sud, era pagare le tasse, uscire dalle false pensioni di invalidità, non dover dipendere dal continuo assistenzialismo a pioggia. In una parola, risanare i propri conti e allinearsi. Altrimenti il Nord non sarebbe riuscito a tenere il passo. Non è forse quanto chiede l’Europa dei conti all’Italia, adesso?
Forse il Nord ha poca memoria e chi oggi inveisce contro Bruxelles sta solo spostando l’attenzione su un centro nevralgico di potere, senz’altro arrogante e borioso, spocchioso e disprezzante, per far però dimenticare ai cittadini che esiste ancora un problema Nord-Sud, e che la questione settentrionale è l’esatta proiezione di quanto sta macinando in Europa, anzi, nel Nord Europa. Là dove un tempo si voleva andare, per restarci.
Suona strano quindi che chi, al Nord, detesta Salvini, politicamente parlando, inveisca contro Junker o Draghi.