Lega nel pallone. Chi ha in mano il partito?

E’ caos nella Lega dopo l’addio ‘rumoroso’ di Francesca Donato. Soprannominata prima ‘Lady no euro’ poi ‘No vax’, nota per le apparizioni televisive, l’europarlamentare di Ancona lascia il partito di Matteo Salvini in polemica per i decreti Green pass, definiti “liberticidi”, approvati dal governo di Mario Draghi. La linea ‘no Green pass’, sostiene Donato in un’intervista, “pur condivisa da larga parte della base, e’ diventata minoritaria: prevale la posizione dei ministri, con Giancarlo Giorgetti, e dei governatori. Io non mi trovo piu’ a mio agio e tolgo tutti dall’imbarazzo”. “Chi va via lo ringrazio, lo saluto e tanti auguri”, e’ la lapidaria reazione di Salvini. Ma l’addio apre un caso. In primo luogo, perche’ e’ accompagnato dalla pubblicazione delle chat in cui il capogruppo di Identita’ e democrazia a Strasburgo, il leghista Marco Zanni, lamenta come Salvini lasci ormai decidere tutto a Draghi e arriva a ipotizzare un imminente “trauma nella Lega o nel governo; oppure entrambi”. In secondo luogo, c’e’ chi, nel gruppo, fa notare che si tratta del “quinto addio nell’ultimo anno”. “Eravamo 29, siamo 24. Abbiamo perso un eurodeputato ogni due/tre mesi: Vincenzo Sofo, Luisa Regimenti, Andrea Caroppo, Lucia Vuolo e ora Donato”, si lamenta. E nel mirino finiscono proprio Zanni e il capo delegazione Marco Campomenosi. I due vengono accusati di non essere capaci di gestire la delegazione: Zanni – si racconta – a ogni minima difficolta’ o impedimento abbandona la chat del gruppo e minaccia di dimettersi. “Donato e’ stata massacrata, le hanno fatto la guerra sul territorio, cosi’ come a Sofo, se n’e’ andata perche’ l’hanno messa nell’angolo”, si sostiene poi. “Ci saranno presto altre uscite”.

“Fare parte di un partito significa fare gioco di squadra: quando prevalgono i personalismi e le divergenze sono insanabili, bene che le strade si dividano”, si difende la coppia Zanni-Campomenosi. “Proseguiamo il nostro lavoro e non diamo adito alle polemiche di chi, dopo aver messo in cattiva luce la Lega per giustificare suo abbandono, getta discredito sui colleghi. Nel nostro gruppo non c’e’ spazio per chi agisce in questo modo”. Intanto, a Roma, dove la Lega alla Camera supera la prova dell’approvazione del secondo decreto Green pass con assenze inferiori rispetto al primo dl, la tensione interna e’ palpabile, in attesa dell’esito delle Amministrative. Sulle norme anti-Covid il partito e’ diviso con il ‘fronte’ governista e dei governatori assolutamente impegnato a ‘blindare’ i provvedimenti varati dal governo. Mentre i ‘falchi no Green pass’ mantengono le loro posizioni, un po’ nervosi perche’ non si sentono difesi dal capo che pur comprende le loro ragioni. Prima linea di questo gruppo, oggi era assente dal voto alla Camera Claudio Borghi. Il deputato leghista, via da Roma per controlli clinici, risponde con una sonora risata a chi lo chiama per chiedergli se intende lasciare anche lui il partito. Green pass a parte, le Amministrative di inizio ottobre sono considerate uno spartiacque. Ma, se c’e’ chi nella Lega considera le elezioni politiche anticipate una opzione da considerare nel caso le Comunali vadano male, anche nel voto di lista, l’ala governista punta a continuare nella navigazione pro Draghi. Ma per quanto riguarda la leadership del partito di via Bellerio anche chi e’ stato ed e’ critico sulla linea di Salvini non individua alcuna alternativa per il momento. La tesi di una parte della Lega e’ pero’ che il ‘capitano’ dovra’ cedere in futuro sull’indicazione del candidato premier. I giochi chiaramente sono prematuri e andranno compresi anche i rapporti di forza all’interno del centrodestra, ma tra diversi ‘ex lumbard’ si sta facendo strada il convincimento che, se dovesse spettare alla Lega, dovrebbe essere un altro il ruolo da destinare all’ex ministro dell’Interno. “Chi va a Palazzo Chigi deve fare sintesi, per quel ruolo, in vista delle Politiche, potrebbe servire Giorgetti o qualcun altro”, afferma un dirigente dell’ala governista. Sulla stessa lunghezza d’onda anche un esponente legato alla ‘vecchia guardia’.

“Che stia succedendo qualcosa nella Lega e’ evidente – afferma -: negli anni scorsi nessuno di noi era autorizzato a fare gli auguri a Bossi sui social, ora e’ stato lo stesso Salvini a farsi portavoce, un segnale che ha capito di essere in difficolta’”. In realta’ i ‘big’ considerano gli affondi al segretario come un tentativo di destabilizzare la Lega, di inquinare la campagna per le Amministrative. Perche’ e’ evidente che sul tema del green pass ci sono state sensibilita’ diverse all’interno del partito ma nessuno della prima linea sta realmente ‘brigando’ per sostituirlo. I congressi provinciali e comunali sono in calendario a partire da ottobre ma da qui a trovare uno sfidante a chi ha portato in questi anni larghi consensi al partito ce ne passa. I fedelissimi, infatti, stanno consigliando Salvini di indire in tempi brevi il congresso federale proprio per consolidare la leadership e rispondere in questo modo sia ai critici interni che – questa la tesi – all’offensiva portata avanti sui giornali. Salvini non sembra curarsi troppo dell’abbandono di chi nel partito era considerato ‘no vax’. Una ‘categoria’ che i presidenti di Regione leghisti vorrebbero vedono come fumo negli occhi. “Non dobbiamo tradurre anche l’epidemia in una lotta tra bande. Dobbiamo convincere i cittadini a vaccinarsi, ma senza condannare chi ha paura altrimenti rischiamo di schiacciarlo verso la parte no vax. Nel primo partito d’Italia e’ normale che ci siano correnti diverse, ma dentro la Lega non c’e’ spazio per i no vax”, ha scandito Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli Venezia Giulia e presidente della Conferenza delle Regioni. Ma sulla strategia, anche in Europa, nulla cambia.

Nessun avvicinamento al Ppe come caldeggiato invece da Silvio Berlusconi. Anzi nei prossimi giorni alcuni dirigenti del partito di via Bellerio, a partire da Lorenzo Fontana, dovrebbero partecipare ad una iniziativa in Ungheria di una fondazione vicina a Fidesz sul tema della famiglia. Una iniziativa culturale che pero’ avra’ un peso politico perche’ unira’ tutti i sovranisti e va nella direzione nel disegno della Lega di arrivare ad un unico gruppo europeo. Ma al di la’ della ‘competizione’ tra Salvini e Giorgia Meloni sulle urne del 3 e 4 ottobre nel centrodestra si aprira’ subito dopo anche il tema della legge elettorale, considerato che una parte di FI che non vuole appiattirsi sul ‘sovranismo’ e’ orientata ad un sistema proporzionale nel momento in cui si aprira’ la partita. Sulla stessa lunghezza d’onda anche ‘Coraggio Italia’ e, spiegano i fautori del proporzionale, potrebbe agganciarsi anche Italia viva. Con l’obiettivo di costruire un movimento di centro che possa fungere da ago della bilancia.

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