di Stefania Piazzo – Ogni volta che il mondo leghista e post leghista viene colpito dalla notizia di un ciclone giudiziario le reazioni possono essere molteplici. La prima: la Lega fa paura e quindi cercano di fermarla attraverso la magistratura. La seconda: è una reazione di indifferenza e di totale assuefazione alle inchieste. Tanto che lo scandalo vero o presunto non altera il consenso elettorale. La terza: le elezioni sono vicine.
Ma c’è una quarta reazione ed è quella di una rinnovata disillusione rispetto al crollo che c’è già stato, anni fa, circa i sogni e le speranze di un Nord che sembrava aver trovato la sua strada verso l’emancipazione da uno stato ladro, soffocante, mortificante.
Tanto che non jnteressa più, alla fine, quanto o cosa realmente sia stato sottratto dalle casse pubbliche, dai nostri soldi perché sia chiaro, chi ruba, se ruba, ruba i nostri soldi.
Ebbene, il danno irreparabile è il furto di sogni e di speranze che nutriva chi ha investito moralmente ma anche materialmente nella Lega che fu prima di Bossi e poi di Maroni e di Salvini.
Non esiste risarcimento così come non esiste compensazione del danno quando un ladro ti entra in casa e mette le mani tra le tue cose, violando per sempre l’intimità del tuo focolare, dei beni che sono a te cari.
Ecco, ogni volta che si aggiunge un tassello alla demolizione di un percorso politico che doveva liberare e non sottrarre, togliere qualcosa, non resta altro che sentirsi parte lesa, usata e cinicamente scaricata per altri fini, per altri interessi che non sono i nostri. Ma i loro. Ladri di sogni e di speranze, valori che per noi non hanno prezzo, per altri invece sì.