Lavoro e migranti, minestra male riscaldata

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di RICCARDO POZZI – Quando anni fa il grande Gaber ci prendeva in giro chiedendosi se la doccia fosse di sinistra e la vasca di destra forse non immaginava quanto sarebbe andato ancora avanti quel delirio.
Oggi non solo vediamo i pannelli solari di sinistra e il petrolio di destra ma assistiamo attoniti (o almeno basiti) alla politicizzazione di qualunque argomento, mentre al contrario avremmo bisogno di affrontarlo con oggettiva freddezza.
La gestione dell’immigrazione è un esempio perfetto.
Per lavoro frequento da 35 anni piccole e medie imprese della cosiddetta “motor valley”, cioè quel grande distretto che va da Reggio Emilia a Bologna dove l’eccellenza della meccanica è davvero a livelli molto alti.
In questo discreto lasso di tempo ho visto cambiare la nazionalità delle maestranze in modo decisivo. Oggi posso certificare che più della metà dei lavoratori della metalmeccanica emiliana è straniera. Da anni i titolari mi assicurano che non si presentano italiani quando ricercano personale generico e specializzato. Eppure la disoccupazione è ancora molto alta e quella giovanile drammaticamente forte.


Ma d’altra parte nessuno può obbligare nessuno a fare un lavoro che non vuole fare. Di fatto dobbiamo prendere atto che per certi lavori si presentano solo stranieri. Questo non è di destra o di sinistra, non è sovranista o europeista, non è global e nemmeno noglobal. E’ la realtà. Spalancare le frontiere al business dell’immigrazione irregolare e al mercato della carne umana è folle, irresponsabile e pericoloso. Ma fingere che chiudere le frontiere all’immigrazione economica sia la soluzione è altrettanto privo di senso. La soluzione è naturalmente nel buon senso, quello che ci spingeva da piccoli ad aspettare che la minestra si raffreddasse un pò prima di metterla in bocca. L’immigrazione gestita è ovviamente l’unica via possibile e questo lo sanno anche tedeschi , francesi e inglesi, che molto hanno da apprendere tranne il come fare i propri interessi, ma serve anche la collaborazione più responsabile sia degli spalancatori di frontiere che dei sovranisti antisbarchi. Le fabbriche dell’Emilia e le richieste di reddito di cittadinanza ci stanno dicendo qualcosa. Fingere di non sentire non serve e peggiora le cose.Speriamo che il buon senso raffreddi la minestra. Ci vuole il tempo che ci vuole.

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