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L’autonomia non si farà. Ma il cittadino vuol sentire parlare di lavoro

Screenshot_20190404-115257di STEFANIA PIAZZO – E’ chiaro, ma lo era già dal principio, che il referendum sull’autonomia di Lombardia e Veneto sarebbe finito così. Niente. Idem lo slogan maroniano del 2013 “Il 75% delle tasse a casa nostra”. Sì, vabbè… Oggi, nonostante il flop, la Lega ha triplicato i consensi. Matteo Salvini ha semplicemente spostato il nemico fuori casa. Non è Roma, è l’Europa sporca e cattiva. E raddoppierà gli europarlamentari, nonostante l’autonomia sia stata archiviata. Una volta scaldava la secessione, poi la devolution, infine il federalismo fiscale. Ultima fiche era l’autonomia. Sputtanata pure questa, è già finita nella categoria delle bufale politiche.

Il che vuol dire un po’ di cose. La prima, che la gente dimentica facilmente, schiacciata da altri problemi. Il lavoro. Innanzitutto. Non c’è o è pagato male. Hai voglia a dire che se ci fosse l’autonomia le tasse resterebbero agli imprenditori e così assumerebbero. Non è più così. Siamo entrati in recessione e il vento freddo della stagnazione tocca tutti. E anche se non tocca tutti, i dati dicono che la disoccupazione cresce ovunque. Si lavora, certo, in nero o senza contratto. Ma la promessa dell’autonomia non riempie la pancia di chi è precario. Neanche tra 5 anni se forse si farà. La gente reclama diritti, non slogan.

Un recente studio ha rilevato che la paura degli europei, alla vigilia del voto, non è l’immigrazione, ma il lavoro. L’European Council on Foreign Relations, dice che i problemi del 2015 sono altri rispetto a quelli del 2019. E i temi sono la paura della radicalizzazione islamica, il ritorno dei nazionalismi, infine e soprattutto c’è il lavoro… Tanto che in Italia a preoccupare i cittadini è l’emigrazione dei nostri giovani per cercare lavoro all’estero (vedi il grafico pubblicato da La Stampa).

La seconda riflessione, è che il consenso oggi lo generi intercettando prima gli umori del popolo, e poi ripeti sui social ciò che vogliono sentirsi dire. Il che non vuol dire che allora si debba rincorrere Salvini su questa strada. Perché tutte le strade, prima o poi, finiscono e il consenso è volatile.

L’altro giorno ho voluto partecipare per curiosità al convegno di Sala Alessi di Palazzo Marino, agli Stati generali del Comune. In tema di accoglienza, le spese in servizi e assistenza del Comune sono tutti sbilanciati verso gli stranieri. Nell’ultimo “piano freddo”, le spese di ricovero per i non milanesi superavano di tre volte gli investimenti per i poveri del capoluogo. Ad un certo punto, il consigliere di Forza Italia, Amicone, ha detto all’assessore del Pd, Majorino: ma ancora non lo capite?

Che cosa? Certo, che la Lega cavalca la rabbia grazie al concetto di porte aperte per tutti che arriva a scavalcare i diritti dei più deboli. I milanesi si trovano così, ultimi. Su questa leva, che diventa poi la paura di finire in questo senso unico per il ceto medio che arriva a fine mese con il conto corrente a zero,  la Lega ha fatto le sue fortune. La pochezza dell’opposizione e la crisi come volano per intercettare consensi.

E’ davvero colpa dell’Europa? Ma no. Perché lo sappiamo bene che con l’euro solo l’Italia è rimasta indietro, e che in tutti questi anni, i Paesi che erano pieni di debiti, dalla Spagna al Portogallo, hanno sistemato i conti. Tranne l’Italia. L’incapacità e la disonestà della classe poetica italiana, corrotta, impreparata, approssimativa, ignorante e pasticciona, è la causa di tutti i mali.

Poi metteteci anche che non ci danno l’autonomia, ma il cittadino è talmente disilluso e pragmatico da saper bene che il problema è un altro. La politica. La sua reputazione e la sua coerenza. Ora invocare l’autonomia è come gridare al lupo al lupo. Purtroppo, al di là del credo politico personale, è una battaglia difficile e ardua. Perché ti guardano in faccia e ti chiedono: scusa, ma tu dov’eri prima?

Dire che si è diversi dagli altri non basta. Occorre esserlo, nella coerenza di chi difende i diritti del lavoro, che è la madre di tutte le battaglie, e nel difendere l’Europa che è il solo contenitore credibile, nonostante tutto, oltre i sovranismi che, come ha detto Papa Francesco pochi giorni fa, sono l’anticamera delle dittature. L’uomo forte in risposta alla miriade di uomini deboli senza autonomia di pensiero. Poveri noi.

 

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