di MASSIMILIANO PRIORE – What If, ucronie. Che cosa sarebbe successo se? Quanti sono i bivi della storia, gli “slinding doors”? Innumerevoli, ma ci concentreremo solo su due di essi.
Il primo è il 1402 e più esattamente il 3 settembre 1402. In quel giorno morì Gian Galeazzo Visconti, primo duca di Milano, signore di un potentato che oltrepassava i confini regionali. Sovrano che per fare la propria cattedrale guardò a Nord. I suoi domini arrivavano in Toscana. È vero che fu lui a seminare il germe del caos dando in sposa ai francesi Valentina, il cui nipote scese poi in Italia per rivendicare il trono del Biscione, ma è altrettanto vero che lo fece perché la linea legittima dei Visconti si era interrotta.
Che poi, parlare di linee legittime in casa Visconti è abbastanza buffo. Tra intrighi e tradimenti non avevano nulla da invidiare ai Borgia e una bella fiction su di loro saprebbe emozionare.
Ritorniamo al 3 settembre 1402 e al nostro Gian Galeazzo. Dopo di lui davvero il diluvio, nel senso che molti territori vennero persi, ma Gian Galeazzo ambiva a diventare re, non proprio d’Italia, ma almeno del Nord o di una parte dell’Italia centro-settentrionale. Che cosa sarebbe stato un Regno del Nord Italia alla vigilia della scoperta dell’America? E quali conseguenze avrebbe prodotto, anche per quanto concerne una coscienza nazionale?
L’altro momento è il 1860. Garibaldi parte con i Mille alla volta della Sicilia. Il governo Cavour è preso alla sprovvista, ma lo lascia fare e il Meridione viene annesso. Se bisognava arrivare a unificare tutta la Penisola, occorreva farlo in tempi più lunghi e in modo più ragionato. Soprattutto, si doveva pensare a un altro modello di Stato, quello federale o, meglio ancora, quello confederale.
Invece, Gian Galeazzo è morto di peste e Garibaldi è sbarcato a Quarto.
Massimiliano Priore