D’Alema ha risposto ad una domanda di Bianca Berlinguer che chiedeva se la frase “tutti liberi” pronunciata sabato significasse che una parte del partito può andare via? “Certo”, è la risposta secca. E poi: “Lo ha detto molto bene Emiliano, lo ha espresso molto bene. Vogliamo un congresso perchè il Pd è un partito che viene da ripetute sconfitte politiche: Roma, il referendum, la riforma elettorale bocciata dalla Consulta, la riforma della P.A. è bloccata dal Consiglio di Stato, la riforma della scuola. Di tutto questo bisogna discutere in un congresso. Se uno pretende di non discutere e andare alle elezioni facendo finta di nulla…”.
Dunque, ha insistito D’Alema, “Emiliano ha detto una cosa giusta: sarà Renzi che farà una scissione, se non farà il congresso, sarà Renzi che imporrà una frattura nel partito”. Del resto “quando era segretario Bersani Renzi volle le primarie, non previste dallo Statuto, e si fecero. Noi chiediamo che si faccia un congresso e si discuta la leadership, è normale”. A giudizio di D’Alema “ci vuole una discussione politica. Il congresso del Pd era previsto per ottobre 2017 perchè le elezioni erano previste nel febbraio 2018. Come è ovvio congresso ed elezioni erano posti in successione, se si anticipano le elezioni si anticipa il congresso, concetti banali…”. Alla domanda se Bersani, silenzioso in questi giorni, lo seguirebbe sulla scissione, D’Alema ha replicato: “Ci sono tra i tre e i cinque milioni di elettori sinistra che non votano più per il Pd. Si sono già scissi: già l’obiettivo di recuperarli avrebbe un non irrilevante valore. Parlo spesso con Bersani, quello che vuole dire chiedetelo a Bersani. Penso che una parte del partito uscirebbe, forse non la maggioranza. Non voglio fare la rassegna di quello che pensano gli altri, ma leggo i giornali e le interviste”. All’obiezione che una spaccatura del Pd possa favorire i Cinque Stelle,
D’Alema ha replicato: “E perchè mai? Se si va a elezioni si va con la proporzionale semplice. Io ritengo tutto questo irresponsabile e ho fatto delle proposte: non ho proposto la scissione ma che si discuta seriamente una legge elettorale equilibrata che aiuta la governabilità, non la proporzionale semplice. Ho fatto proposte e vorrei sottolineare che a nessuna di queste proposte si è risposto, solo insulti. Nessuno ha detto che D’Alema ha chiesto di cambiare la politica economica, meno regalie e più investimenti, nessuno è entrato nel merito, solo insulti e dichiarazioni demonizzatrici, che razza di partito è questo?”.
Ha poi ribadito: “Io non promuovo una scissione, non sono candidato, e a chi dice che devo andare in pensione rispondo che io sono in pensione, da prima che venisse Renzi. Ma in un Paese ragionevole anche i pensionati hanno diritto di parola, direi… Innanzitutto io spero che non si arrivi ad una scissione. Ho fatto un discorso di cinquanta minuti con una battuta finale. Ho detto quello che si dovrebbe fare per il bene del Paese: discutere una legge elettorale che favorisca la governabilità, senza gli eccessi dell’Italicum, ma degli incentivi. Un sistema andrebbe discusso, negoziato, e richiederebbe tempo. Camera e Senato vanno armonizzati, c’è una differenza di sbarramento che può produrre due diverse maggioranze”. L’ultima battuta è sull’intervista di Emanuele Macaluso, che imputa agli errori di D’Alema e Bersani l’ascesa di Renzi: “Certo si sono fatti degli errori nel passato, ma questo non esime dal battersi per impedire che se ne facciano altri”.