La rivincita di Conte e Di Maio. Cosa “nasconde” il caso Siri?

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rassegna stampa

 

diALBERTO FERRIGOLO – Bye bye Siri. “Corre alla stazione Termini, salta sul primo treno per Milano. ‘Sono stanco, sfinito, stufo – confida ai big leghisti che riescono a contattarlo – Non vedevo l’ora di chiudere questa storia. Per settimane hanno rivoltato me e la mia vita come un calzino. È stata una tortura’”. È il retroscena privato dell’ex sottosegretario espulso dal governo mentre si lascia alle spalle una delle caserme della Dia di Roma dopo aver incontrato i magistrati romani e aver consegnato loro una robusta memoria difensiva, “300 pagine”, che si può leggere su la Repubblica.

Il retroscena del Corriere sul Cdm che ieri mattina l’ha licenziato narra invece che “il presidente del Consiglio, che teme colpi di mano da parte di Salvini, mette subito in chiaro il suo ruolo, citando l’articolo 95 della Costituzione”, quello che detta i paletti della sua azione: “Dirigo la politica generale del governo e ne sono responsabile. Tocca a me mantenere l’unità di indirizzo politico. E ogni atto di un membro del governo è compiuto anche in mio nome e deve essere condiviso. Per questo, la decisione che vi propongo, revocare il sottosegretario Siri, è una mia scelta. E quello che vi chiedo oggi è di confermare la vostra fiducia a me”.

È l’escamotage che permette di allontanare il sottosegretario evitando contraccolpi sulla compagine di governo. E a tutti i protagonisti della vicenda in lite di trovare una via d’uscita, più o meno onorevole. Il capo del governo si assume tutte le responsabilità, Salvini e Di Maio gli si affidano, Siri è fuori, il governo salvo. Per quanto ancora, non si sa. Perché, come titola Il Giornale “Il governo finisce qui”, “tra ricatti e veti incrociati”.

Poi la parola passa alla difesa nella veste del ministro Bongiorno, “che ormai oltre che da ministro per la Pubblica Amministrazione agisce quasi da legale della Lega e di Salvini”, chiosa il Corriere della Sera, la quale “pronuncia la sua arringa appassionata in favore del sottosegretario imputato: ‘In uno stato di diritto non è possibile decidere delle sorti di una persona da un titolo di giornale, rimarca’”, scrive il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti. Ma non basta.

Il “caso Siri” è dunque chiuso. Il bilancio lo fa il Corriere con sue titoli in due pagine diverse, che riassumono l’esito della giornata: “Conte firma e ‘licenzia’ Siri. Di Maio si prende tutta la scena”; “Salvini inciampa. E attende le Europee”.
Ma per Il Foglio, che ricostruisce invece il rapporto tra il leader leghista e Siri, al quale sulla flat tax “il capo del Carroccio deve parte del consenso che è andato accumulando”, sul caso del suo sottosegretario scrive: “Salvini ha sbagliato tutto”. “Non lo ha fatto dimettere nell’immediato, coi modi e i toni che si confanno all’uopo: una conferenza per annunciare il passo indietro, della serie ‘sono innocente ma non voglio mettere in imbarazzo il partito’. Questo suggerivano a Salvini”.

“Conte licenzia Siri, Salvini, dopo tanto minacciare, incassa muto e Di Maio gongola” è la Sintesi del direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti.

 

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