di ROBERTO BERNARDELLI – Prima gli stranieri: le case e gli alberghi da requisire, poi le banche da salvare perché se non voti sì al referendum falliscono! Siamo alla follia! Colpa insomma delle famiglie se le banche hanno fatto buchi colossali, se hanno venduto derivati sapendo di rifilarci spazzatura. E chi lavora!? Chiude, perché l’Italia non è il paese in cui c’è posto per gli onesti, per le imprese familiari, per chi crea posti di lavoro. L’ultimo report sulle nostre attività è una catastrofe. La crisi dei negozi torna a mordere. In autunno accelera la scomparsa di pmi del commercio con 5.788 attività in meno rispetto allo stesso mese del 2015, rileva l’Osservatorio Confesercenti. Si inasprisce così il calo rispetto al mese di agosto, quando la perdita era ferma a circa 5mila unità. Nell’ultimo anno sono spariti così 475 negozi al mese.
Le riduzioni più consistenti colpiscono le attività non alimentari e appare particolarmente grave la situazione di moda, calzature e tessile, in cima alla top tre delle chiusure: in un anno sono spariti 1.402 negozi del settore. Al secondo posto si trovano edicole e rivenditori di giornali (-518 imprese), ma si registrano perdite pesanti anche per le macellerie (-464). L’emorragia di negozi si registra in tutte le regioni a partire dal Piemonte, che perde 782 attività commerciali.
Seguono la Sicilia (-719 imprese), la Campania (-153), la Lombardia (-564) e il Veneto (-494). “E’ preoccupante che il trend di chiusura dei negozi continui e, anzi, mostri segnali di peggioramento”, osserva il presidente Confesercenti, Massimo Vivoli, spiegando che “la spesa non sta ripartendo come speravamo facesse e in tre anni di ripresa non abbiamo recuperato nemmeno la metà dei consumi bruciati duranti la crisi”.
La spesa non è mai ripartita! Un governo fantoccio sta dicendo il contrario ma la gente non è idiota e a fine mese tirate le somme, siamo sempre più poveri.
Presidente Indipendenza Lombarda