La quiete dopo la Tempesta 1/ Come ricostruire i boschi veneti. Subito cabina di regia regionale

boscodi CORRADO CALLEGARI – La tempesta è arrivata, è passata ma la politica sembra esserci girata dall’altra parte. Sto parlando del cataclisma epocale che ha cambiato la geografia delle nostre Alpi venete. Boschi secolari, la fisionomia del nostro territorio, sono spariti. La stampa se ne è accorta dopo tre giorni. Il governo era impegnato a discutere di condoni a Ischia. E il Veneto, sta ancora cercando di capire quale sia la strategia per ripartire. Abbiamo sentito voci flebili, mentre l’esecutivo che ha abolito il corpo forestale per trasformare tutti in carabinieri, non si è fatto vivo da queste parti. Possiamo anche farne a meno, ma non possiamo fare a meno di avere menti illuminate che ci dicano quali strade percorrere per ricostruire, riprogettare, ripartire. Per tre anni ho presieduto come amministratore unico Veneto Agricoltura, che aveva incorporata l’azienda regionale delle foreste; per cinque anni sono stato in Commissione Agricoltura, di cui tre come capogruppo dell’allora Lega Nord. Credo di aver visto passare tanti “esperti” ma soprattutto di aver sentito tante voci. Ma ora, che sta facendo il Veneto?Vogliamo affrontare alcune proposte per la per la messa in sicurezza, il recupero del nostro patrimonio boschivo e lo facciamo dalle pagine di questo quotidiano, perché incomprensibilmente c’è un vuoto nel dibattito tecnico e politico sul come tornare a ricostruire il patrimonio delle Alpi.

Ringrazio il direttore del quotidiano, Stefania Piazzo, per la sensibilità e lo spazio che concede a questo tema, fuori dal coro, come sempre. Un atto di giornalismo e di amore per una terra che abbiamo in comune, in cui affondano le nostre radici famigliari e culturali, il Veneto.

 

 

LA TEMPESTA PERFETTA

Come sapete, la notte del 29 ottobre 2018 una tempesta di vento di inusitata forza (denominata “Vaia”) ha colpito una vasta area delle Alpi Centro Orientali provocando in modo diffuso danni estremamente ingenti al patrimonio forestale. Le prime stime parlano di vari milioni di metri cubi di legname atterrato.

Il Veneto è una delle regioni maggiormente colpite ed in alcune aree i danni al patrimonio forestale sono ingentissimi.Ebbene, nonostante il disastro, la tempesta Vaia può rappresentare un punto di svolta per il settore forestale regionale, un’opportunità per affrontare le sue tante debolezze e dare finalmente il giusto ruolo ad un comparto che tanta ricchezza ha dato e potrà dare alla nostra regione.

COSA POSSIAMO FARE

La stima dei danni è il primo passo. Da satelliti Sentinel, droni, voli aerei con sistema LIDAR, e incrociano i dati  con quelli dei piani economici che nel Veneto coprono pressoché tutte le proprietà pubbliche e collettive, possiamo avere un’idea della portata del fenomeno. Da non sottovalutare che l’Università di Padova (Dipartimento TESAF) ha tutte le competenze per poter svolgere rapidamente questo fondamentale lavoro a cui dovranno essere destinate da subito le necessarie risorse.

COSA RECUPERARE

 

Il legname schiantato supera di molto la ripresa annua dai boschi di alto fusto e probabilmente corrisponde ad almeno 3-5 annualità o più. Ciò pone due fondamentali problemi:

  • la capacità operativa delle ditte locali (adeguata al normale ritmo di taglio dei boschi) è inadeguata;
  • l’offerta del legname avviene non in risposta alla domanda ma in condizioni di emergenza.

Il primo problema ha come importante corollario il rischio che il legname resti a lungo inutilizzato nei boschi, con perdita più o meno rapida del suo valore (rapidissimo per il faggio; comunque rapido anche per l’abete rosso e le altre conifere). In altre parole, se resta lì, il danno si moltiplica.

Il secondo problema crea il rischio che il prezzo del legname recuperato cali rapidamente a causa di un eccesso di offerta.

Si ritiene sia molto utile prendere spunto da chi prima di noi ha affrontato problemi analoghi o più gravi. Ad esempio dai colleghi francesi dell’ONF e dei CRPF che nel 1999 hanno dovuto affrontare le due micidiali Tempête de Noël che hanno atterrato in pochi giorni 140 milioni di metri cubi di legname, con danni devastanti soprattutto nella Regione della Guascogna (boschi di pino marittimo delle Landes).

IL PIANO PER AGIRE

Come si può pensare di intervenire? Propongo alcune ipotesi.

  • intervento nelle aree colpite con cantieri ad elevata meccanizzazione, basati sull’interazione/sinergia (a seconda delle aree) di gru a cavo (leggere e pesanti), processori, harvester, altre macchine forestali “moderne” (forwarder, skidder, ecc.), elicotteri.
  • creazione di piazzali di accumulo ed altre forme di conservazione del legname (in particolare per difendere il legname di abete rosso dagli attacchi di Bostrico e di altri insetti xilofagi);
  • vendita coordinata dei lotti di legname.

Alcuni milioni di metri cubi di legname sembrano tanto a scala locale ma sono poca cosa a scala continentale. Se la vendita sarà fatta in modo scoordinato (da parte di singoli Comuni, Regole, ecc.) il legname finirà facile preda di compratori opportunistici (con grave perdita del valore). Se invece avverrà in modo coordinato, sarà possibile venderlo anche su piazze lontane interessate ad un’offerta vantaggiosa di partite ben assortimentate di legname.

Un discorso particolare va fatto per la biomassa di scarso valore. La mancanza di centrali di teleriscaldamento locali che la possano valorizzare imporrà di destinarlo soprattutto alle grandi centrali di generazione elettrica ed agli impianti di produzione di pannelli.

La commercializzazione del legname è una delle azioni che giustifica la creazione di una forte “cabina di regia” regionale.

( 1 – segue)

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