di SERGIO BIANCHINI – Sul Il Foglio del 17 gennaio compare una nuova intervista all’insigne costituzionalista Prof. Cassese. E come sempre chi si aspetta indicazioni vere rimane deluso. Dopo aver indicato l’errato posizionamento del sistema scolastico che appare costruito in funzione dei docenti e non degli alunni, Cassese invita al rovesciamento naturale e logico della situazione.
Quindi l’incitamento al bene, la moral suasion, viene dispiegata totalmente ma come sempre quando si entra nelle misure organizzative casca…il professore. L’intervistatore chiede se Cassese sia pentito delle recenti sentenze della corte costituzionale che aprono la strada ai concorsi per i supplenti. E Cassese dice “no non sono pentito. ….occorre farlo perchè la costituzione solo così prevede l’accesso ai posti pubblici”.
E quindi alla fine non c’è scampo, vedremo concorsi anche per fare i supplenti. ” Ma i concorsi devono essere rapidi e ben fatti” prosegue Cassese, cioè devono essere il contrario di come sono da 50 anni. Ancora una volta ci troviamo difronte all’inettitudine coperta da seriosità e finta tensione etica. Perchè non si pensa a fare della supplenza un servizio gestito da enti esterni alla scuola? Non si creerebbero complicazioni giuridiche e in poco tempo avverrebbe una selezione del personale gradito ed utile agli istituti scolastici.
Il personale migliore delle agenzie esterne potrebbe poi facilmente partecipare ai concorsi statali, che niente vieta siano territoriali( che ne dice il prof.Cassese?), per l’assunzione in ruolo pubblico definitiva.
Se le regioni imponessero che il finanziamento alle paritarie passasse da 500 euro medi per alunno a 3500 euro, la crescita delle scuole paritarie, e non solo di quelle cattoliche, sarebbe esponenziale.
La territorialità e la stabilità del personale docente sarebbe assicurata. La finanza pubblica ci guadagnerebbe perchè nelle statali un allievo costa dai 7 agli 8 mila euro l’anno. Anche la libera scelta dei genitori creerebbe subito un clima diverso e darebbe una forte spinta anche alla vera riforma della scuola di stato. Ho già segnalato in un precedente articolo che all’estero le scuole italiane sono quasi tutte paritarie con una caratteristica che a mio parere sarebbe molto utile anche in Italia nella prospettiva strategica della nascita in futuro di scuole islamiche o di altra cultura. Sarebbe utile che l’insegnante di lettere fosse, unica eccezione, fornito dallo stato.
Infine a contrasto delle fanfare centraliste circa l’ineludibilità del concorso, riporto di seguito l’articolo specifico della costituzione tanto amata:
Art. 97.
I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione.
Nell’ordinamento degli uffici sono determinate le sfere di competenza, le attribuzioni e le responsabilità proprie dei funzionari.
Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, salvo i casi stabiliti dalla legge.
Quindi concorso, ma, “salvo i casi stabiliti dalla legge”, dalla legge ordinaria.
Perciò volendo il parlamento potrebbe esentare qualunque settore dalla procedura concorsuale. Se solo lo volesse. Ovviamente i solerti precisatori non sottolineano mai questo. Sono solerti solo nell’impedire il cambiamento organizzativo che sarebbe necessario. Quello lo indicano col dito del saggio, lontano, lassù, con accorate parole. Parole inutili quando non false.