di ROBERTO BERNARDELLI – Ci sono regioni del Sud i cui bilanci sanitari sono da libro in tribunale, imbarazza persino pensarci. Ci sono regioni del mezzogiorno che neppure avevano i bilanci ma i conti si trasmettevano per via orale (ne sanno qualcosa le audizioni e le inchieste del secondo governo Berlusconi sui resoconti calabresi). Ci sono regioni in cui curarsi è un lusso, anzi, un’impresa impossibile. Grazie alla malasanità, allo sperpero e ai costi elevati che sono fuori misura rispetto ai normali corsi standard, migliaia di pazienti del sud migrano al Nord.
Ma il paradosso agghiacciante è che ora scopriamo che il Sud sarebbe proprio per questa migrazione ad essere il bancomat della sanità efficiente del Nord. In altre parole, è il Sud a mantenerci gli ospedali.
Pirandello non avrebbe potuto far di meglio. Sentite le parole del governatore campano De Luca.
“Mi pare sia del tutto evidente che c’e’ un blocco di interessi che riguarda gran parte della sanita’
nazionale che trova perfino conveniente l’equilibrio finanziario che e’ in atto nel nostro Paese. I dati che io fornisco sono incontestabili. Quando dico che nel riparto del fondo nazionale la Campania viene penalizzata di 350 milioni di euro l’anno, quando dico che nel riparto pro capite abbiamo 200 euro in meno rispetto all’Emilia e 100 in meno rispetto a Lombardia e Veneto, non parliamo di opinioni, ma di dati economici”.
Udite bene: “Ora il problema – prosegue – e’ che se non abbiamo il personale e non abbiamo le risorse oltre una certa soglia questo ha una ricaduta negativa sulle liste di attesa, sui reparti aperti, cioe’ sulla qualita’ del servizio che dobbiamo fornire ai nostri concittadini. Noi dobbiamo essere rigorosi, ma dobbiamo pretendere che la sfida dell’efficienza avvenga ad armi pari, non sulla base di truffe finanziarie che la Regione continua a subire. Siamo arrivati al punto che paradossalmente la Campania tiene in piedi il sistema sanitario di alcune regioni del centronord. Questo – conclude – non e’ possibile”.
Incredibile: truffe finanziarie! Tenere in piedi il centro-nord!
Vogliamo forse anche dire che le formiche sui pazienti negli ospedali campani sono una invenzione? “Si dovrebbe concludere entro l’estate l’indagine dei carabinieri del Nas di Napoli sugli episodi delle formiche trovate in alcuni reparti dell’ospedale San Giovanni Bosco della città, addosso ad alcuni pazienti”. (Ansa,
La situazione è storicamente critica. Dalle cronache del 2013 (fonte Tempi.it):
Non si trovano buone notizie sul fronte della sanità e per le otto Regioni su cui gravano situazioni contabili negative. Abruzzo, Campania, Calabria, Lazio, Molise, Piemonte, Puglia e Sicilia continuano il loro trend negativo producendo disavanzi di bilancio e, in alcuni casi, non riuscendo neppure a redarre la documentazione necessaria (Puglia e Sicilia).
LA VORAGINE LAZIALE. La reportistica è stata resa nota da quotidianosanita.it e i dati si riferiscono ai risultati prima delle coperture calcolate da Roma. Nel Lazio la situazione continua ad essere grave e si prevedono perdite per 780 milioni di euro nel 2012 e si è ritenuto non possibile procedere ad erogare le spettanze residue. Nella regione della capitale è in discussione un piano di ristrutturazione della rete ospedaliera nei confronti degli standard nazionali sui posti letto medi.
SICILIA E PUGLIA. Regione Puglia. Per il 2012 si stima un disavanzo di 77,3 milioni mentre per il sistema delle emergenze-urgenze non è stato possibile esprimere una valutazione a causa della mancanza di un documento che illustrasse la situazione complessiva della rimodulazione della rete. Lo stato di avanzamento nell’attuazione del Piano di rientro ha permesso l’erogazione alla Puglia di una quota delle spettanze residue degli anni passati per un importo di 60 milioni di euro su un totale di 251. In Sicilia si pone il problema della mancanza di documenti per la stima del risultato di gestione, ergo non è possibile prevedere l’importo del disavanzo.
CAMPANIA E CALABRIA. La situazione campana non è migliore. È stimata una perdita per il 2012 di 173 milioni di euro. E se il Tavolo e il Comitato riceveranno un piano di trasferimenti delle risorse al Servizio sanitario Regionale e al superamento dei rilievi di illegittimità delle leggi regionali impugnate dal Governo verranno sbloccati 300 milioni di euro.
Grave situazione debitoria in Calabria dove si evidenziano debiti intorno ai 650 milioni di euro nel 2007 e un disavanzo nel 2012 di 85 milioni di euro.
Ma le formiche negli ospedali del Sud ce le abbiamo messe forse noi? Vi ricordate il caso più recente, quando gli insetti comparvero nel novembre scorso all’Ospedale San Giovanni Bosco di Napoli? Camminavano sul povero corpo indifeso di una donna di 70 anni, ricoverata nel reparto di medicina generale.
Si legge su l’Espresso in una inchiesta dello scorso anno, come “i cittadini del settentrione spendano in media 1.961 euro a testa per la sanità pubblica, quelli del Sud 1.799 e quelli del Centro 1.928 euro. Insomma, i quattrini da sborsare sono più o meno gli stessi, ma c’è un divario di assistenza sanitaria. Torniamo in Calabria: qui ogni cittadino sborsa 1.875 euro l’anno per la sanità pubblica, di cui 126 euro se ne vanno per pagare il conto presentato da altre Regioni, spesso del Nord, dove i compaesani calabresi sono andati a curarsi.
Già, perché nel 2016 il 40,7 per cento dei malati di cancro della Calabria ha scelto l’ospedale di un’altra regione per curarsi. Dall’altro lato la Lombardia ha visto arrivare da fuori regione quasi 17 mila malati oncologici nei propri ospedali. Quell’immigrazione sanitaria consente ai lombardi di spendere “solo” 1.877 euro per una sanità d’eccellenza, risparmiandone 54, pagati appunti dai migranti in cerca di cure”.
A nessuno viene da chiedere il conto agli amministratori della sanità pubblica meridionale?
Perché se è colpa del Nord, io sono Napoleone.