di Stefania Piazzo – L’altra sera a Cartabianca, la Lega si è incartata. Il talk di politica più equilibrato sulla rete pubblica, ha diffuso gli ultimi dati del sondaggio di Ixè. Non solo la Lega è in calo del 2 per cento negli ultimi due mesi, ma, spiegavano i tecnici, il dato più eclatante e di rilievo per chi monitora l’opinione pubblica e gli umori della pancia degli italiani, è che si tratta del sesto calo consecutivo. Uno dietro l’altro. In più, pur restando il primo partito nazionale, è Giorgia Meloni, quella di “io sono Giorgia”, a raccogliere il consenso degli elettori potenziali, superando il leader della Lega. Morale: la classifica dei leader è: Conte, al primo posto, Meloni al secondo, Salvini al terzo.
Qualcosa si incrina. Qualcosa, anzi, si è incrinato. La Lega perde quota più 30%. Dal 33 torna sotto la soglia del 30, andando al 29,5%. Se ne avvantaggia Fratelli d’Italia, che sfiora l’11 per cento e persino Forza Italia, che si rianima un po’, stabilizzandosi intorno al 7,3%. Che ne sarà dei sondaggi dopo le uscite di Salvini a sostegno, a senso unico, in Italia, della guerra di Trump? Come reagirà l’elettore potenziale all’appoggio incondizionato del Carroccio sovranista all’innesco del conflitto?
In ogni caso, sei cali di seguito dovrebbero indurre a seguire, più che la ricerca esasperata del consenso per il consenso, un progetto, una visione di Stato che non si governa con gli algoritmi e la rete. La democrazia, e il crollo dei 5Stelle lo sta dimostrando, è un’altra cosa.