La fuga dei medici lombardi dalla sanità “eccellente” anche a 60 anni

Dall’altro lato poi ci sono ulteriori ‘ingiustizie’ che i camici bianchi che studiano nel nostro Paese e si impegnano per trovare un lavoro in strutture della Penisola si trovano a sopportare, aggiunge il presidente di Omceo Milano, che ha parlato di questo anche in un editoriale sul sito dell’Ordine. Rossi la chiama “la scorciatoia”: persone che “non superano il test di ammissione a Medicina in Italia, vanno a studiare fuori, magari in università con diversi standard formativi rispetto ai nostri, e poi cominciano subito a lavorare sfruttando una norma nata per l’emergenza pandemica, che permette nel nostro Paese il reclutamento temporaneo di professionisti in deroga”. Deroga i cui termini “sono stati portati fino al 2025” per fronteggiare la carenza di camici bianchi. “In sintesi – conclude – medici italiani o stranieri laureati all’estero possono, con una semplice domanda alle regioni, esercitare sul territorio italiano in barba a tutte le (altre) norme vigenti, creando di fatto un doppio binario. Ed è frequente che questa scorciatoia la usino proprio gli italiani che sono andati a laurearsi oltreconfine”.

Questo problema “è enorme su tutti i fronti. A cominciare da quello ospedaliero – analizza Rossi – settore in cui si assiste anche a una fuga verso il privato dove, pur senza la stessa sicurezza del posto pubblico, le remunerazioni sono migliori. Basti pensare che un Capo dipartimento all’apice della carriera, che ha sotto di sé reparti in cui si fa medicina interventistica, con tutte le responsabilità gigantesche che ha e i guai legali che sono all’ordine del giorno, molto spesso ha una retribuzione intorno ai 4.500 euro più o meno, lontanissima da quella che è la media europea. All’estero poi la figura del medico è in linea di massima molto stimata, se vai in banca e chiedi un mutuo vieni considerato un professionista che guadagna adeguatamente e ottieni la disponibilità. In Italia la considerazione sociale verso i medici è sempre più bassa”. E vale anche per il territorio. “Anzi peggio – osserva Rossi – perché i medici di famiglia da alcuni vengono etichettati come ‘fannulloni ricconi’, senza tenere conto che il loro stipendio è ‘lordo’ e, al di là delle tasse che vanno sottratte, la cifra che rimane loro in tasca viene ridotta dalle spese che devono sostenere per pagare l’affitto dello studio, il personale e così via, essendo liberi professionisti. Ed è falso che lavorino solo 3 ore al giorno. Altrimenti non si spiega come mai questo lavoro vogliono farlo sempre meno persone. E poi, in generale, c’è la mole del contenzioso che è aumentata enormemente, il carico burocratico, le reazioni violente degli utenti”, elenca. Il numero uno dei camici bianchi meneghini si dice amareggiato anche perché “investiamo tanto per formare i medici e poi li costringiamo ad andare via, li regaliamo ad altri sistemi sanitari. Un conteggio del sindacato Anaao di qualche tempo fa suggeriva che è come se regalassimo tutti gli anni al resto del mondo l’equivalente di 1.500 Ferrari”. Dall’altro lato poi ci sono ulteriori ‘ingiustizie’ che i camici bianchi che studiano nel nostro Paese e si impegnano per trovare un lavoro in strutture della Penisola si trovano a sopportare, aggiunge il presidente di Omceo Milano, che ha parlato di questo anche in un editoriale sul sito dell’Ordine. Rossi la chiama “la scorciatoia”: persone che “non superano il test di ammissione a Medicina in Italia, vanno a studiare fuori, magari in università con diversi standard formativi rispetto ai nostri, e poi cominciano subito a lavorare sfruttando una norma nata per l’emergenza pandemica, che permette nel nostro Paese il reclutamento temporaneo di professionisti in deroga”. Deroga i cui termini “sono stati portati fino al 2025” per fronteggiare la carenza di camici bianchi. “In sintesi – conclude – medici italiani o stranieri laureati all’estero possono, con una semplice domanda alle regioni, esercitare sul territorio italiano in barba a tutte le (altre) norme vigenti, creando di fatto un doppio binario. Ed è frequente che questa scorciatoia la usino proprio gli italiani che sono andati a laurearsi oltreconfine”.

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