Quest’anno molti più dipartimenti della Francia continentale, rispetto alla primavera del 2022, sono interessato da misure di razionamento dell’acqua a causa della Siccità: si tratta di venti dipartimenti rispetto agli otto dell’anno scorso, secondo i dati diffusi dal governo. Il livello di “crisi” è stato raggiunto in zona situa in tre dipartimenti (Bocche del Rodano, Gard, Var), secondo i dati del Ministero della Transizione Ecologica: nessuno di questi era interessato un anno fa. In queste zone è quindi vietata l’irrigazione degli spazi verdi, il lavaggio delle auto nelle stazioni o il riempimento delle piscine private. I divieti di irrigazione si incontrano anche agli agricoltori. Tali misure di crisi devono entrare in vigore il 10 maggio anche nei Pirenei orientali, ha indicato il prefetto del dipartimento a fine aprile. Nove dipartimenti sono interessati almeno in parte da “allerta rafforzata” mercoledì (contro solo tre un anno fa) e otto da semplice “allerta” (contro cinque).
Queste soglie implicano restrizioni più o meno drastiche. L’irrigazione dei prati è ad esempio vietata in “allerta potenziata”, ma il vincolo riguarda solo la fascia oraria 11:00-18:00 in “allerta” semplice. “La Francia sta vivendo una preoccupante Siccitàmeteorologico. Dal 1 aprile, il 75% dei livelli delle acque sotterranee rimane ancora al di sotto della norma mensile”, ha affermato il ministro per la transizione ecologica, Christophe Béchu. “Da febbraio la mia richiesta non è cambiata: per anticipare l’estate del 2023, i prefetti non devono avere le mani tremanti quando sono necessarie decisioni di restrizione”, ha sottolineato. Il Geological and Mining Research Bureau (BRGM) ha avvertito a metà aprile del rischio “provato” di Siccità estiva per alcune regioni. Le piogge di marzo non sono state sufficienti per ricaricare le falde acquifere in Francia, il 75% delle quali rimane a livelli moderatamente bassi o molto bassi.
Più di 250 persone evacuate nel Ravennate, un centinaio a Faenza. È il bollettino che arriva in queste ore dall’Emilia-Romagna dopo l’esondazione di due fiumi che ha provocato anche una vittima e ha portato all’interruzione di diverse linee ferroviarie. Notizie che rendono ancora più evidente l’esigenza di accelerazione sull’avvio della macchina dell’emergenza, prevista dal decreto-legge sulla crisi idrica. Della necessità di mettere a terra al più presto le misure previste dal governo ha parlato Confagricoltura con i suoi rappresentanti territoriali della provincia di Alessandria, Piacenza, Piemonte, Vercelli e Biella, Lombardia, Rovigo, Veneto e della provincia di Brescia. L’ L’Italia ha bisogno di un Piano delle acque irrigue che delinei una gestione integrata non solo dei grandi bacini idrici, ma anche di laghi e fiumi, un piano in cui sono chiamati a fare la loro parte anche i Consorzi di Bonifica. A sostegno di una gestione moderna e sostenibile, Confagri chiede l’istituzione di un Fondo da 500 milioni di euro per sostenere gli investimenti delle imprese in tecnologie che permettano di ottimizzare l’impiego di risorse irrigue. I rappresentanti confederali sui territori auspicano, inoltre, che il futuro Commissario per l’emergenza idrica e la Cabina di regia siano messi nelle condizioni di operare a stretto contatto con i territori per poter indirizzare la governance verso le reali e diversificate esigenze locali. I cambiamenti climatici, conclude Confagri, imporre di rivedere anche le regole sul deflusso ecologico dei corsi d’acqua e di avviare una strategia per ricaricare artificialmente le falde sotterranee; un intervento, questo, fondamentale per contrastare la salita del cuneo salino e per garantire la captazione dai pozzi. In attesa poi della realizzazione delle infrastrutture, Confagri auspica l’inizio, nel brevissimo tempo, delle opere di manutenzione di quelle esistenti.