di GIANCARLO PAGLIARINI – Vi suggerisco di leggere un libro pubblicato da Baldini e Castoldi intitolato La fine dello Stato-nazione. L’emergere delle economie regionali. È un libro molto utile per capire la rivoluzione economica in atto nel mondo e per valutare il rischio di recessione (e di disoccupazione, e di scomparsa dello Stato sociale, e di caos economico, ecc.) che l’Italia dovrà fronteggiare se non riusciremo a essere competitivi nel “mercato globale”. Ma per riuscirci dobbiamo assolutamente cambiare la struttura amministrativa e l’irrazionale utilizzo delle risorse del nostro Paese.
Qui di seguito trovate alcune citazioni. «… gli Stati-nazione non detengono più quella fonte apparentemente inesauribile di risorse alla quale erano soliti attingere impunemente per finanziare le proprie ambizioni». «E le sovvenzioni statali, antiquate agevolazioni fiscali miranti a favorire l’investimento in questa o quell’area, vanno perdendo rilevanza quale criterio decisionale. Le aziende occidentali che, ad esempio, stanno attualmente insediandosi in diverse zone della Cina e dell’India, hanno scelto quelle aree perché lì si trova il futuro dell’economia, e non perché lo Stato che le ospita abbia improvvisa-mente prospettato qualche allettante facilitazione».
«Lo Stato-nazione si va sempre più riducendo a una fantasticheria di sapore nostalgico». «In tutto il mondo, per esempio, vi sono oggi decine di milioni di adolescenti che, cresciuti in un ambiente fortemente improntato alla multimedialità, hanno
molte più cose in comune tra loro di quante non ne abbiano con i membri delle vecchie generazioni delle rispettive culture».
«… sicuramente con maggior efficacia dell’ardente quanto vuota esibizione di un nazionalismo da quat-tro soldi o di un messianismo culturale». «Da un punto di vista economico, non vi sono elementi che giustifichino la scelta di considera-re l’Italia un’entità con interessi condivisi dal-l’intera popolazione». «Questa ascesa lungo la scala dello sviluppo, però, non ha nulla a che fare con la cultura, mentre è strettamente legata alla capacità di una data regione
di scegliere le politiche, le istituzioni e le infrastruttu-re giuste al momento giusto». «…il costo medio sostenuto per trasferire un prodotto da un punto all’altro del globo è infe-riore al 10% del prezzo pagato dall’utilizzatore finale (nel caso dei televisori, per esempio, la percentuale scende al 7%, mentre per le auto è al di sotto del 5), le distanze fisiche sono divenute economicamente irrilevanti».