La Finanza alla dama spa. E i pm indagano sui conti del governatore

I militari del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Gdf, su delega della Procura di Milano, hanno effettuato nella tarda giornata di ieri  perquisizioni presso la Dama spa, l’azienda di cui e’ ad Andrea Dini, cognato del governatore lombardo Attilio Fontana, e che e’ al centro del caso camici in Lombardia in cui risultano entrambi tra gli indagati. Da quanto si e’ appreso, le Fiamme Gialle stanno cercando elementi probatori relativi alla mancata consegna di 25 mila camici avvenuta dopo che la fornitura di 75 mila pezzi si e’ trasformata, nelle intenzioni dichiarate, in donazione.

E in una ricostruzione di questi ultimi giorni, Lapresse scandisce i fatti più salienti. Dopo aver riferito in consiglio regionale sul “caso Camici”, Attilio Fontana va al contrattacco. “Dimissioni? Scherza? Di benzina nel serbatoio ne ho tantissima, anzi devo accelerare per consumarla un po’”, dice il governatore lombardo in un’intervista a ‘la Repubblica’. “Ritengo che Aria (la centrale acquisti di Regione Lombardia, ndr.)- aggiunge – abbia svolto bene il suo lavoro. Chi non comprende il livello di gravità ed emergenza nella ricerca spasmodica di presidi per medici e infermieri, o è stupido o è in malafede”. E ancora: “L’elemento più importante e che nessuno sottolinea è che la Regione Lombardia – sottolinea Fontana – non ha tirato fuori un euro. E se questo è accaduto è perché io ho fatto rilevare la inopportunità di quella situazione”.

A indurre la Dama Spa, società del cognato del governatore, Andrea Dini, a donare 50mila Camici a Regione Lombardia invece di consegnarne 75mila – come pattuito – in cambio di 500mila euro, stato lo stesso Fontana, che poi ha cercato di compensarlo con un assegno da 250 mila euro. Assegno che attingeva da conto personale di Fontana aperto in Svizzera sul quale, come è emerso dalle indagini, nel 2015 sono confluiti 5,5 milioni di euro appena “scudati”.

Denaro che in precedenza era custodito in due trust alle Bahamas di cui la madre del governatore, Maria Giovanna Brunella, è stata intestataria fino alla sua morte. Dopodichè Fontana ha ereditato tutto. E proprio su quelle somme, che hanno iniziato ad affluire già dal 1997 su un conto elevetico a disposizione di Fontana – anche se aperto dalla madre allora 74enne – si stanno concentrando le indagini della Procura di Milano. A ricostruire nel dettaglio tutti movimenti dei fondi custoditi all’estero dalle famiglia Fontana, su conti collegati al trust Montmellon Valley Inc. , con sede a Nassau, ci ha pensato il sito ‘Oggiedomani’.

Riporta Lapresse che si tratta di un trust  gestito da una fondazione in Liechtenstein, intestato alla madre del governatore Fontana (che risultava il beneficiario) e che dal 2005 ha preso il posto di un precedente trust costituito nel 1997. Tra il 2009 e il 2013, da quanto è emerso dai documenti già in possesso dei pm, i capitali affidati ai trust a Nassau avrebbero subito diverse movimentazioni. Il governatore, invece, ha raccontato che quel “conto non era operativo da decine di anni”, almeno “dalla metà degli anni Ottanta”.

Diverso lo scenario secondo i pm Paolo Filippini, Luigi Furno e Carlo Scalas, coordinati dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli.

Fontana ha giustificato quel conto da 5,5 milioni come un’eredita lasciata dalla madre e nonostante abbia firmato l’adesione volontaria al rientro di quei capitali dall’estero, non avrebbe mai spostato i soldi dalla Svizzera. E proprio per non aver dichiarato, quando era sindaco di Varese, il patrimonio depositato Oltralpe e “scudato”, nel 2017 è stato multato dall’Anac.

Tutti aspetti che adesso, insieme a un potenziale conflitto di interesse e ad altre eventuali irregolarità, sono finiti al centro dell’inchiesta che vede il governatore indagato per frode in pubbliche forniture, insieme a Dini e l’ex dg di Aria Bongiovanni, accusati anche di turbata libertà nella scelta del contraente. Nel frattempo, Fontana si è dovuto difendere anche dagli attacchi delle opposizioni.

Il M5S ha stilato un elenco di 10 domande da porre al governatore. Anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio non risparmia un affondo: “Il presidente Fontana deve spiegare ai suoi elettori – dice – . Poi un po’ mi ha colpito che portare 5 milioni di euro in Svizzera invece che in Italia denota una fiducia maggiore nel sistema svizzero, si passa da prima gli italiani a prima gli svizzeri…”. Strali sono arrivati anche dal Pd, con il consigliere lombardo dem Pietro Bussolati che si é presentato in aula con le bandiere di Bahamas e Svizzera e il segretario regionale del Pd Peluffo che ha definito Fontana “inadeguato” e lo ha invitato a farsi da parte.

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