di LUCA POLO – Il Diritto di Autodeterminazione è la sfida della democrazia nel ventesimo secolo. E’ “IL” diritto di questo secolo. Un diritto che in questi anni vede la crescita esponenziale del suo processo di sedimentazione nella coscienza collettiva occidentale. Un principio che ha una storia secolare, normato finalmente nella Carta delle Nazioni Unite, e che oggi dopo la sentenza della Corte Internazionale di Giustizia sulla Dichiarazione Unilaterale di Indipendenza del Kosovo del mio amico di lunga data Hashim Tachi, cresce nella consapevolezza collettiva di giorno in giorno, di ora in ora, in un processo positivo che vola verso la generale e completa accettazione del valore di questo diritto umano universale.
Che l’autodeterminazione sia il diritto e la battaglia di civiltà e democrazia di questo secolo lo afferma anche un altro caro amico, il professore catalano Antoni Abat, docente di diritto costituzionale all’Università di Copenhagen. Lo fa anche nel suo prezioso contributo nel recente libro di Roberto Ciambetti e Davide Lovat “Il rischio della libertà”. Che la propria sovranità debba però essere guadagnata, lo affermano anche gli esperti accademici recentemente incaricati dal Congresso americano.
In Veneto, attraverso l’azione politica di Antonio Guadagnini, prima che altrove nello Stato italiano, il diritto di autodeterminazione si è normalizzato come un impegno collettivo e positivo attraverso una serie di atti ufficiali del Consiglio Regionale Veneto, che culminano oggi nella Dichiarazione di Sovranità. Unica eccezione nello Stato italiano la dichiarazione di sovranità del Popolo sardo del 1999.
Dal 2006, grazie all’intervento della UE su leggi fasciste italiane che punivano pesantemente con il carcere reati d’opinione sull’autodeterminazione di un area dello Stato (caso unico in Europa..), organizzarsi pacificamente per raggiungere l’indipendenza non è più reato (L. 85/2006). Dal quel momento il concetto di indipendenza è stato dapprima sdoganato, poi è mano a mano diventato protagonista della scena non solo politica ma sociale del Veneto. Oggi si parla, si pensa e si fa azione politica per il ripristino delle libertà soppresse dall’occupazione militare italiana del 1866. Il numero di persone coinvolte dalla consapevolezza di questo diritto e dall’attivismo in Veneto cresce di giorno in giorno. Sono passati pochi anni da quando ci si ritrovava in poche decine di persone ad assediare gli uffici di Equitalia, dalle incursioni con i gonfaloni veneti nella “red zone” di Piazza San Marco con la costante presenza della Digos ad ogni nostro passo, tanto che a volte erano più i poliziotti degli indipendentisti. Eravamo poche decine di persone allora a metterci la faccia in piazza ed a gridare “Veneto Stato Indipendente!” Oggi in Piazza San Marco ci vanno in migliaia, e la Digos non si nota più.
Tradotto in termini semplici, l’indipendenza del veneto significa ripristinare la nostra sovranità e l’autorità legale per decidere i rapporti di potere interni ed esterni del nostro territorio, di uno Stato nostro, uno Stato Veneto. Significa, tra le altre cose, che le leggi approvate dal Parlamento Veneto non possono più essere cancellate dallo Stato italiano. Essere uno Stato veneto indipendente, significa decidere da noi stessi, impedendo finalmente l’interferenza e l’imposizione dello Stato italiano o di qualsiasi altro stato nel territorio e sulla volontà popolare veneta.
L’indipendenza del Veneto è inevitabile, il processo di autodeterminazione è avviato da tempo ed è un processo inarrestabile, perché così è sempre stato nelle battaglie di civiltà e democrazia in occidente ed in modo particolare in Europa. I diritti nascono dapprima come principi difesi da pochi, poi entrano nella coscienza collettiva, infine diventano consuetudine e norme. Così è stato per tutti i diritti umani fondamentali, così è stato per il voto alle donne, così sarà presto per il diritto delle persone di decidere la forma di governo che preferiscono, senza più imposizioni immutabili scritte in epoche lontane da persone morte e sepolte. I vivi decideranno il proprio destino.
Noi Veneti ci siamo finalmente rialzati ed abbiamo iniziato a lottare per un sogno ambizioso, ma concreto. Una lotta coraggiosa, una lotta per un’alba ineluttabile, come la definì il Giovanni Battista dell’autodeterminazione veneta, il martire dilaniato e consumato dalla prevaricazione della “giustizia” dello Stato italiano, un uomo perseguitato per le sue idee, l’eroe veneto Bepin Segato.
Dopo la Dichiarazione di Sovranità del Consiglio Regionale Veneto del 18 maggio 2016, l’indipendenza del Veneto è stata istituzionalizzata in modo evidente ed è nelle mani del Popolo veneto e della sua rappresentanza democraticamente eletta ed universalmente riconosciuta. La maggioranza dei deputati è a favore del diritto di autodeterminazione dei Veneti, della nostra aspirazione all’indipendenza. Oggi abbiamo la responsabilità di agire secondo la nostra sovranità e abbiamo finalmente una rappresentanza politica maggioritaria che mette al centro del dibattito la volontà democratica dei Veneti e non le imposizioni dello Stato italiano. La Sovranità è fonte di legittimazione del potere: ciascun organo può esercitare la propria funzione perché trova legittimazione e fonte prima nel popolo; non esiste, quindi, organo che sia estraneo alla sovranità popolare, che si esercita attraverso il diritto di voto.
Con l’approvazione della Dichiarazione di Sovranità l’ente amministrativo dello Stato italiano denominato Consiglio Regionale Veneto è divenuto di colpo anche il Parlamento del Popolo veneto, un organismo che da oggi parla in nome e per conto non più solo di cittadini ed elettori di una regione italiana, ma in nome e per conto di una Nazione, nel cui nome e per cui conto da oggi si è autodeterminato davanti alla comunità internazionale per rappresentarne le istanze di autodeterminazione e di autogoverno. Oggi esiste un organismo democraticamente e liberamente eletto da quasi cinque milioni di cittadini europei di nazionalità veneta che intendono decidere liberamente della costruzione di un moderno Stato Veneto.
E’ un passo in avanti enorme, è una assunzione di responsabilità senza precedenti. Ieri i cittadini delle Regione Veneto avevano un organo elettivo di rappresentanza, da oggi anche il Popolo veneto ha un organo ufficiale per parlare con il mondo senza l’intermediazione dello Stato occupante italiano, e la sua autorità è indiscutibile perché l’organo è eletto democraticamente da quasi cinque milioni di Veneti.
San Marco vegli sugli audaci. Viva San Marco.