La destra italiana non è una destra sociale. Ma “padronale” e confessionale

di Luigi Basso – A poche ore dalla nascita del Governo Meloni si possono dedurre alcuni preoccupanti indizi sulle linee di tendenza che potrebbero contraddistinguere l’azione dell’esecutivo.
Spesso gli ambienti più incolti della sinistra additano la Destra della Meloni come fascista dimostrando così in un colpo solo di non aver capito cosa è stato il fascismo né cosa sia oggi la Destra italiana.
Il Fascismo è stata l’ideologia che, dopo la Prima Guerra Mondiale, ha permesso di superare il vecchio Stato Liberale post unitario ormai mummificato, inserendo le masse – che avevano dato il sangue nelle fangose trincee del Nord Est – nello Stato.
Mussolini attuo’ una forte politica sociale, riconoscendo ai lavoratori un enorme miglioramento delle loro condizioni.
Il Fascismo non incarno’ una Destra confessionale e strinse i Patti Lateranensi nel 29 per opportunismo, ma Mussolini rimase ateo e le sue radici culturali erano socialiste.
La Destra attuale in Italia non possiede alcuno dei tratti sopra indicati.

Non è una Destra sociale, anzi è una destra che definiremmo non necessariamente che nasce dal mondo del lavoro: la scelta della Calderone come Ministro del Lavoro è chiarissima e costituisce una vera spada di Damocle sul capo dei lavoratori.
La nomina del Ministro Roccella dopo l’elezione di Fontana è una chiara indicazione di schieramento col mondo oltranzista dei cattolici tradizionalisti di Destra (che pure hanno anche buone ragioni: ma ergerli a ideologi politici è davvero troppo).
D’altra parte le radici culturali di questa Destra “padronale” e confessionale esprimono una politica reazionaria, nel cuore di Roma, il che è tutto un programma.
Il Fascismo nel 1922 era una Forza Rivoluzionaria, questa Destra è retriva, diversa dalla prima ma per nulla liberale, come nelle moderne democrazie.

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