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La democrazia secondo lo Stato italiano: lo scaricabarile

democraziadi GIAN LUIGI LOMBARDI CERRI

Viviamo in uno Stato democratico? E’ una domanda che ci assilla di continuo. Vediamo anzitutto la definizione di democrazia. Democrazia è fare il volere del popolo! Il volere reale e non quello presunto. Ma in realtà viene realizzato in Italia il volere del popolo? Sì, forse, con innumerevoli se e ma”. Talmente tanti e vari che spesso risulta attivato addirittura il contrario. Alle base di questi “se” c’è un’informazione verso i cittadini erronea o, come minimo, distorta. Perfino la tanto decantata (decantata dai soli detentori del potere italico) Costituzione italiana viene spesso utilizzata per annullare o falsare i desideri del popolo. Esempio tipico è quello relativo alla deformazione dei risultati di molti referendum tra cui quello relativo alla responsabilità civile del giudici.

La percentuale di “se e di ma” è inversamente proporzionale al livello di democrazia, per cui, a titolo di esempio, la democrazia vigente in Svizzera ha un livello almeno doppio di quella vigente in Italia in quanto il popolo svizzero ha molte maggiori conoscenze della realtà dei problemi ed enormi possibilità di intervento in avverso alle decisioni di chi lo rappresenta. Onde proseguire la nostra analisi esaminiamo ora l’uomo. L’uomo è una bestia discretamente intelligente che, a meno che sia un santo votato al sacrificio, tende ad aumentare continuamente la propria sfera di influenza ed i propri guadagni (chiunque affermi il contrario o è un autentico San Francesco o è un emerito cacciaballe. Tertium non datur). Questa caratteristica, che può essere schematizzata come una sfera in espansione, si arresta quando incontra altre sfere di uguale tenacia.

Non crediate pertanto che quando un tizio si dedica stabilmente alla politica lo faccia per amore del prossimo. Questa è la tipica “frottola del giorno” che si tenta di appioppare agli ingenui, spessissimo in tutte le salse. E questo è quanto si cerca di dare ad intendere ai propri potenziali elettori. Normalmente chi opera in questo modo lo fa per trovarsi un lavoro molto ben retribuito e per aumentare il diametro della propria sfera di azione e la propria sfera di potere. Abbiamo detto dianzi che l’incremento del diametro della sfera tende ad aumentare:Sino a quando? Sino a quando non trovi sfere di uguale tenacia che ne bloccano l’ulteriore crescita. Tuttavia accade che la tenacia altrui venga (ahimè) talvolta superata o con opportune alleanze (sic!) con altri possessori di sfere o, addirittura, attraverso azioni violente di varia natura sino a raggiungere, ove possibile, il potere assoluto. In questo caso al detentore del potere rimane da fare solo la caccia agli oppositori. Sino a quando? Sino al momento che la sfera del dittatore si corrompe e si spezza per azioni improprie o palesemente errate. I maligni dicono: quando comincia a credere alle balle che ha cacciato. Tradotto in termini darwiniani questo è solo uno degli aspetti fondamentali della teoria dell’evoluzione. Niente di più e niente di meno.

La realtà italiana è aggravata (rispetto alla situazione di altre nazioni) da una filosofia collaterale, vigente in gran parte dell’Italia che si incardina sui seguenti principi fondamentali.

1- Il lavoro è una “condanna”, pertanto meno se ne riesce a fare , meglio è. Quindi, sin dal primo giorno di attività, si deve cominciare a pensare alle vacanze quando non al momento in cui si andrà in pensione.

2- Nei rapporti con gli altri è preferibile cercare sempre le scappatoie, aperte dalla furbizia, piuttosto che le vie garantite dalle capacità personali. Le abilità personali vanno create e coltivate con fatica, mentre la furbizia è innata.

3- Se si può vivere a spese della collettività, si risparmiano fatiche e disavventure. Se l’attività è personale anche i meriti e le responsabilità sono personali, mentre se è collettiva si hanno solo vantaggi senza correre rischi. Tipico, a tal proposito, è l’atteggiamento dei tifosi che strillano “abbiamo vinto” senza rischiare di rompersi una gamba o di essere criticati per aver giocato male.

4- I problemi personali e collettivi devono essere risolti o dagli “altri” o da un superiore livello di collettività su cui devono gravare costi e responsabilità. Analizzate la situazione dei rifiuti a Napoli. A detta dei napoletani dovrebbe intervenire il Governo, il Nord,la Germania, chiunque altro (tranne i napoletani) e (soprattutto) purchè altri se ne accollino le spese. Loro sono lì ad aspettare che il problema venga risolto (che fatica aspettare!). Se si chiede una qualsiasi collaborazione (doverosa in quanto si tratta di un problema tipicamente locale) emergono subito le tre richieste tipiche: denaro, tempo ,assunzione di personale

5- Nei rapporti con gli altri contano solo i vantaggi per la propria famiglia trascurando totalmente i doveri verso la collettività. Perché alla famiglia o a quelli da considerarsi assimilati si può sempre imporre e ottenere un favore personale di ritorno, mentre dalla collettività non si può ottenere personalmente nulla, se non i propri diritti previsti dalla Legge.

6- Nei rapporti di lavoro cercare sempre di battere la via della corruzione.

7- Cercare di nuotare nel mare dell’opinabile (le chiacchiere) dove nessun dato reale può inchiodare l’individuo davanti ai risultati di quello che ha fatto e davanti alle sue responsabilità.

8- Il mondo è posseduto dai furbi e, pertanto, occorre diventare abili nella furbizia e non nella conoscenza derivata dallo studio o dal lavoro. Esempi tipici della sistematica applicazione di detta filosofia sono la creazione e  la persistenza della mafia, la burocrazia e simili.

9- Non riconoscere mai le personali colpe piangendo sistematicamente sulle proprie, vere o presunte, indispensabili o addirittura “vitali”, necessità.

E’ possibile modificare  la situazione attuale, specie in Italia? Stabiliamo alcuni principi.

1- Chi detiene un qualsiasi potere politico se ne infischia dei cittadini salvo nel preciso momento in cui ha bisogno dei loro voti. A questo punto il problema non è quello del “che cosa fare ?” ma del “che cosa raccontare perché lo credano e lo votino”? A conferma dell’asserzione di cui sopra basta seguire i dibattiti tra politici in questi giorni. Di tutto sono preoccupati tranne che della situazione economica attuale in modo reale e non teorico.

2- Il suo affanno, successivo alle elezioni, è quello della concorrenza di altri detentori del potere politico che gli possano portare via “la cadrega”. In tal modo pensa a creare Leggi e Leggine che lo blindino il più possibile sulla seggiola. Cerca inoltre di impedire che vengano varate Leggi e Regolamenti che blocchino le sue iniziative, come ad esempio Referendum non emendabili e che non possano essere indetti su argomenti considerati scabrosi come finanza pubblica e politica estera. O anche Leggi e Regolamenti di troppo chiara comprensione impedendo vita e carriera degli azzeccagarbugli.

3- Si affanna anche a bloccare tutto ciò che gli impedisca di ottenere, sia pure per via legale, favori e prebende di vario tipo e che lo mandino a casa, dopo un certo numero di rielezioni, in maniera irreversibile. Tenuto principale conto che, in gran parte dei casi, se venisse mandato a casa non saprebbe in che modo guadagnarsi la pagnotta.

Su questi punti fondamentali non c’è opposizione che tenga. Sono tutti solidarmente e solidamente schierati sullo stesso fronte. Abbiamo più di qualche dubbio che per via democratica si riesca a cambiare qualcosa, ma riteniamo sia pure con pensiero pessimistico che qualcosa vada tentato. Ed ora veniamo al “Fare”.

Il primo passo, assolutamente indispensabile, è quello di ridurre della metà i seggi parlamentari. La cosa è possibile puntando sul fatto che i politici attuali hanno uno spiccato interesse per ridurre il numero dei loro potenziali concorrenti.

Il secondo è quello di mutare il Senato in Camera delle Regioni, allo scopo di evitare lunghissimi e costosi doppi passaggi. Questi sono i primi, grossi, mutamenti istituzionali.

La successiva trasformazione è di tipo finanziario e richiede, senza se e senza ma, che il Governo centrale, imponga il controllo delle spese regionali sulla base di costi standard pena la sospensione dei finanziamenti di solidarietà alle Regioni più deboli. Si faccia pure per gradini temporali (ma preannunciati), ma lo si faccia. Inoltre ad Enti, Comuni, Provincie e Regioni andrebbe posto il vincolo di un massimo di tassazione e di un controllo annuale dell’efficienza dei servizi. Un tentativo (anche se lo ritengo disperato) dovrebbe essere quello di vincolare in maniera pressoché inaggirabile i risultati dei referendum, estendendoli anche a tutta l’attività governativa (finanza e politica estera compresi).

Last but not least fare una riforma radicale di quella che pomposamente quanto senza alcun fondamento, viene oggi chiamata giustizia.

E’ questa la via per migliorare se non addirittura concretizzare il concetto di democrazia? Lo spero, ma, comunque dovrebbero essere previsti a periodi non superiori ai venti anni, revisioni della Costituzione e delle regole di gestione della democrazia, modifiche tutte sottoposte a rigoroso referendum popolare. Queste mie proposte sono nel solco della disperata speranza che la soluzione dei problemi non sia solamente quella di una rivolta armata.

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