di MARIO DI MAIO – La democrazia liquida e’ il risultato del tanto decantato dialogo, categoria operativa che in Italia imperversa ormai da decenni e che consente di fare accordi con chi non si e’ assolutamente d’ accordo per appartenenze ideologiche incompatibili. Il marchingegno funziona sostituendo la parola ” principi” (superati) con la parola “valori”, ritenuti aggiornabili secondo le esigenze di un oscuro ” politicamente corretto” desunto dal martellamento mediatico condotto dai poteri forti. Da noi tutto e’ cominciato nei “favolosi” anni sessanta quando la DC ha iniziato a dialogare con i socialisti, ex nemici giurati perche’ marxisti. L’ esperienza pero’ ha dimostrato che a forza di dialogare si finisce col calare completamente le braghe e alla fine la DC si e’ fusa con la sinistra nel PD, mentre una parte si e’ rifugiata nel cosiddetto centrodestra. Ma naturalmente le due parti ” dialogano” e quindi, se conviene, sono anche possibili larghe intese con la benedizione di presidenti della Repubblica ” perfettamente aggiornati”. A Napoli le chiamano ” inciuci” ma il termine non e’ considerato politicamente corretto.
Non e’ andata diversamente in ambito religioso: nello stesso periodo era partito il dialogo interconfessionale con i protestanti perche’ il Vangelo vuole un solo Ovile sotto un solo Pastore. Non solo ciò’ non e’ ancora avvenuto ma la situazione si e’ anche complicata perche’ il dialogo e’ diventato interreligioso incamerando anche i musulmani ” perche’ tutti vogliamo pace e convivenza”. Sicché’ oggi si trovano in giro preti che caldeggiando sul loro territorio la costruzione di moschee cioè’ luoghi dove Cristo e’ combattuto e si predica una religione che si propone di sottomettere i cristiani e di farli fuori se si ribellano.