In sette ore di colloqui si dicono molte cose, ma a giudicare dai resoconti filtrati dalla riunione tra il consigliere di sicurezza nazionale Jake Sullivan e il direttore dell’Ufficio della Commissione centrale degli Affari esteri cinese, Yang Jiechi, un membro del Politburo, sembrerebbe che la posizione cinese non si sia mossa di un passo. E le dichiarazioni arrivate da Pechino confermano un clima di freddo che già era stato suggerito dalle prime reazioni a caldo da Washington. Yang, all’indomani del lungo incontro, non ha fatto altro che ribadire le coordinate tirate giù da Pechino in queste settimane di guerra.
“Tutte le parti dovrebbero esercitare la massima moderazione, proteggere i civili e prevenire una crisi umanitaria su larga scala”, ha affermato Yang Jiechi, ha affermato in una sintesi rilasciata dal ministero degli Esteri cinese. La Cina si è impegnata a facilitare i colloqui di pace e crede che “la comunità internazionale dovrebbe …spingere la situazione a de-escalare il prima possibile”. Ma ha aggiunto anche che le “legittime preoccupazioni di tutte le parti” dovrebbero essere affrontate. Comprese quelle russe, insomma. Durante il colloquio con Sullivan, Yang ha spiegato inoltre che la Cina “si oppone fermamente a qualsiasi parola o azione che sparga disinformazione, distorsione e discredito sulla posizione cinese” nella crisi Ucraina. Una risposta alle accuse Usa i quali, stando al Financial Times, avrebbero avvertito gli alleati europei e asiatici di una presunta disponibilità di Pechino rispetto alla richiesta di assistenza militare russa. Il portavoce del ministero degli Esteri cinese già ieri aveva smentito che vi fosse stata persino la richiesta, definendola “disinformazione” americana.