di SERGIO BIANCHINI – La prima delle consuete tre letture della messa di domenica scorsa èstata sulla lapidazione di Stefano, il primo martire della chiesa cristiana a Gerusalemme. Uno scritto drammatico dove i giudei, indignati dalle parole di Stefano, si lanciano in massa su di lui, rapito dalla visione del cielo, e lo lapidano.
La predica riprenderà l’atteggiamento eroico di Stefano per invitare il cristiano a testimoniare coraggiosamente la fede. La predica la fa un missionario che opera in Messico il quale, con uno stile perentorio per niente mite e mansueto, invita ad “aprire e non chiudere”.
La solita solf. In italia, dove negli anni scorsi c’è stata la follia dei 200.000 prelevati all’anno per tre anni con le assurdità conseguenti che hanno generato il rigetto, l’invito ad aprire è apertamente un invito politico. Un invito a contrastare la scelta politica prevalente di sostegno al governo ed in particolare a Salvini.
Mi chiedo: che destino può avere in Italia, paese per secoli a stragrande maggioranza cattolica e guida del sacro romano impero, l’incitamento a mettersi contro il comune sentire? Secondo me se la CEI non risolve questa questione il cattolicesimo in Italia crollerà.
Il mio pensiero durante la predica va immediatamente a questo ma voglio anche rendere omaggio al martirio dei giudei che fino in fondo e fino al totale sterminio, si opposero al cristianesimo il quale, opportunamente sul piano storico, proponeva una conciliazione anche filosofica con lo stato romano.
Cristo attaccava il primato giudeo che poneva nel tempio di Gerusalemme la sede di DIO.
Stefano confuta a sua volta questa tesi dicendo” Ma l’Altissimo non abita in costruzioni fatte da mano d’uomo, come dice il Profeta: ‘Il cielo è il mio trono e la terra sgabello per i miei piedi.
Quale casa potrete edificarmi, dice il Signore, o quale sarà il luogo del mio riposo? Non forse la mia mano ha creato tutte queste cose?’.
L’attacco dei cristiani alla centralità giudaica è particolarmente insidioso, perché fatto dall’interno, da sinistra come si direbbe oggi per l’ideologia dominante vedi ad esempio Fusaro.
La vittoria del cristianesimo in tutto l’impero non eliminò la distonia culturale tra oriente e occidente che prese la forma di lotta per il primato delle diocesi ( Roma, Costantinopoli, Antiochia, Gerusalemme, Alessandria) e della lotta tra ortodossia ed eresia sbocciata infine nella nascita dell’ISLAM.
Chiusa la parentesi storica torno alla predica… Il prete perentorio e inconsapevole non mi convince per niente. Lui sgrida e accusa ma la gente non lo seguirà. Ed io nemmeno.