I dati economici suggeriscono che le grandi economie di tutto il mondo – Stati Uniti, Europa e Giappone – stiano uscendo dalle crisi finanziarie. La produzione è in aumento, lo “stress” del mercato finanziario è diminuito ai livelli pre-crisi, gli spread creditizi sono in calo e, forse più importante, i prezzi delle azioni continuano a salire. Tuttavia, questi sviluppi ci suggeriscono davvero che è in corso una sana ripresa economica? In realtà, dovremmo prendere per buona questa storia della ripresa? Per rispondere a questa domanda occorre una solida teoria economica. Perché non si può dare un senso ad un qualsiasi dato senza impiegare una teoria; un’interpretazione dei dati senza una teoria è semplicemente impossibile.
La scuola austriaca d’economia, come prescrisse Ludwig von Mises (1881-1973), fornisce una teoria economicamente solida. Si basa sulla logica dell’azione umana, un asioma inconfutabilmente vero. Mises definì prasseologia la sua ricostruzione dell’economia lungo le linee della logica dell’azione umana. C’è molto da imparare, soprattutto in vista degli attuali sviluppi economici in tutto il mondo.
Un’analisi prasseologica rivela che la causa principale della recente crisi finanziaria ed economica può essere ritrovata nel sistema monetario creditizio, o denaro fiat. In un tale sistema monetario, le banche commerciali, con l’aiuto delle banche centrali, continuano ad espandere lo stock di moneta attraverso l’estensione del credito, il quale non è sostenuto da risparmi reali. E’ esattamente qui che risiede il problema.
La creazione di nuovo denaro fiat attraverso l’espansione del credito bancario, sopprime artificialmente i tassi di interesse. Questo, a sua volta, mette in moto un boom artificiale. Tuttavia, prima o poi il boom deve giungere al termine: è un esito inevitabile del sistema monetario creditizio che il boom prima o poi si traduca in un bust.
Ama il Boom, Ingiuria il Bust
È un dato di fatto, però, che la gente ami il boom. Sembra portare prosperità. Aumenta i profitti delle imprese, porta nuove opportunità di lavoro, crea redditi più elevati ed aumenta i prezzi degli asset (come ad esempio le azioni ed i prezzi degli immobili). Il boom fa sentire bene imprenditori, lavoratori e politici.
Vale l’opposto con il bust. Fa sentire male le persone, in quanto è in genere un’esperienza piuttosto deludente. Riporta le persone coi piedi per terra. Rivela gli investimenti improduttivi delle imprese, causa perdite aziendali, riduce l’occupazione e il reddito, e semina terrore tra coloro che detengono asset. I governi finiscono sotto pressione poiché le entrate fiscali iniziano a diminuire.
Quello di cui spesso la gente non si rende conto, tuttavia, è che il boom stesso rappresenta il periodo in cui si generano i problemi: è durante il boom che le risorse scarse vengono sprecate, con conseguente emersione di investimenti improduttivi. Ed è il bust che li corregge e riporta l’economia verso l’equilibrio.
In questo contesto possiamo capire che cosa rappresenta l’attuale ripresa economica: nella migliore delle ipotesi mette in moto un’altra ripresa artificiale, un boom, alimentato da tassi di interesse artificialmente soppressi e da un aumento dello stock di moneta fiat.
La struttura produttiva e occupazionale che si forma in questo ambiente di tassi di interesse artificialmente soppressi ed interferenze di mercato da parte del governo, puo’ essere sostenuta solo se i tassi di interesse vengono ridotti a livelli sempre più bassi. Questo, a sua volta, genera una dinamica disastrosa.
Boom e Bust come Conseguenza del Denaro Fiat
Suddetta dinamica disastrosa conduce alla ricomparsa del ciclo boom/bust. Fu Mises, nel suo Theorie des Geldes und der Umlaufsmittel del 1912, che scoprì le conseguenze delle ripetute iniezioni di denaro creato attraverso l’espansione del credito:
Il movimento ondulatorio che interessa il sistema economico, il ripetersi di periodi di boom che sono seguiti da periodi di depressione, è il risultato inevitabile dei tentativi, ripetuti più e più volte, di abbassare il tasso di interesse lordo mediante l’espansione del credito.
Nel tentativo di sfuggire al malessere causato dall’espansione della moneta fiat, la gente finisce per sostenere la stessa politica a dosi maggiori: è d’accordo, e addirittura richiede, una politica monetaria più allentata, destinata a superare gli attuali ostacoli economici (e politici).
Mentre non ci dovrebbero essere dubbi sugli esiti di queste azioni, resta ancora una grande incertezza: non si può dire nulla in anticipo sui tempi del boom e del bust.
Lo scoppio della prossima crisi dipenderà da condizioni particolari che non possono essere previste in anticipo su una base scientifica. La tempistica del bust non può essere calcolata con una formula. Tale calcolo è al di là della scienza economica .
Tuttavia, la scuola austriaca offre ad imprenditori ed investitori preziose conoscenze che altre teorie non possono offrire: fintanto che il sistema monetario fiat rimane al suo posto, le economie ed i mercati finanziari rimarranno afflitti da cicli boom/bust ricorrenti.
Per di più, la teoria austriaca fornisce l’intuizione preziosa secondo cui il sistema monetario fiat, ad un certo punto, raggiungerà il suo limite: la politica di creare boom artificiali non può andare avanti per sempre. Mises lo disse in poche parole:
“Non vi è alcun mezzo per evitare il collasso finale di un boom causato dall’espansione del credito. L’alternativa è se la crisi debba arrivare prima come risultato di un abbandono volontario di un’ulteriore espansione del credito, o successivamente, come catastrofe totale del sistema valutario.”
In questo senso la ripresa congiunturale in atto, fortemente alimentata dalle politiche delle banche centrali che hanno tenuto artificilmente bassi i tassi di interesse, sta gettando i semi del prossimo bust – che potrebbe tradursi in un malessere superiore a quello osservato nel 2008 e nel 2009.
Una cosa è certa: le banche centrali continuano a lavorare con successo verso il rafforzamento della prossimo bust.
Traduzione di Francesco Simoncelli