di BARBARA TEDESCO – Nel decennio precedente, la liberalizzazione delle licenze e con la eliminazione delle tabelle merceologiche, ha dato vita ad un fenomeno distruttivo, con la complicita’ del presidente del consiglio di allora Prodi, che tolse i dazi sulle merci di provenienza cinese, e con esso anche agevolazioni fiscali a chi dalla lontana Cina voleva aprire attivita’ commerciali ( ambulanti, piccoli esercenti, negozi) portando cosi’ concorrenza sleale, merci non omologate, prodotti falsificati, giocattoli, occhiali,trucco ,ecc ecc..non a norma con le nostre leggi vigenti.
Cominciarono coi mercati,comprandosi piu’ licenze possibili..dato che la nuova normativa in fatto di ambulanti permetteva di acquistare solo una licenza. In un tempo molto rapido i mercati vennero invasi da bancarelle cinesi, che in dieci anni rovinarono lo stesso. Nel mentre che compravano, le merci sempre identiche approdarono alla fine della loro fruttifera avventura al mercato . Cominciarono a rivendere le famose concessioni a costi sempre più bassi ai nuovi pseudo ambulanti (per lo più imprese extracomunitarie), massacrando gli esercenti lombardi e padani.
Poi passarono a ristoranti, bar tabaccherie…distruggendo così il settore dei bar, poi fu la volta di negozi di parrucchiere, aprirono senza nessun limite bazar, con le loro merci, con prezzi ridicoli e merce di dubbia provenienza.
Non e’ la mia una discriminazione rivolta a chi arriva da paesi diversi,ma semplicemente una costatazione di cosa succede.
Le imprese che aprono al nord portando produttivita’, lavoro, sono le benvenute, ma non sono benvenute coloro che eludono tutte le regole, anche se col benestare di stato centrale, amministrazioni ed autorità di controllo che pur di non addentrarsi in un percorso tortuoso lasciano perdere ogni forma di controllo.
Alle origini di tutto questo caos vi e’ una totale incapacita’ di tutti di fermare le prime aperture di piccoli negozietti, che nella mia Lombardia cominciarono in Paolo Sarpi e via Bramante a Milano. Cominciarono li’ con il tacito accordo della amministrazione di allora, che sapeva come sapevamo noi commercianti che svolgevano attivita’ di vendita all’ingrosso di prodotti e a privati senza nessun titolo autorizzatorio, partita iva, blocchetti di ricevute fiscali senza essere registrati, negozietti ove si lavorava e si viveva in condizioni igenico sanitarie precarie.
Ma la vendita di merci a costi irrilevanti, fu da veicolo per la loro conferma sul nostro territorio, col tempo portarono alla chiusura di molte piccole attivita’ artigianali che producevano pelletteria, abbligliamento, che rifornivano i vari grossisti (note le chiusure di artigiani di pelletteria, di Parabiago…e paesi limitrofi).
Ci siamo ritrovati ai giorni nostri che quasi il 90 per cento delle merci sono di origine cinese…un attacco alla nostra economia su piu’ fronti dall’artigianato, alle inprese di grossisti alle imprese di vendita al dettaglio. Oggi piu’ di allora avremmo bisogno di reinquadrare le imprese cinesi…e farle esercitare in modo uguale alle nostre imprese, togliendo a loro tutti i benefit,o dando gli stessi a chi di noi esercita. La strada da percorrere e’ quella del rispetto delle regole alle quali noi esercenti del nord ci siamo sempre attenuti. Per giustizia dovrebbero attenersi anche loro……