di ROBERTO BERNARDELLI – Non si può non dare i numeri su questo governo delle sorprese. E’ vero che sono stati stanziati e spesi 40 miliardi per mandare a casa 500mila clandestini? Ci scappa da piangere.
Dice il contratto di governo gialloverde che “ad oggi sarebbero circa 500 mila i migranti irregolari presenti sul nostro territorio e, pertanto, una seria ed efficace politica dei rimpatri risulta indifferibile e prioritaria”, e che “nell’ottica di una gestione delle risorse pubbliche efficiente e congruente con le azioni politiche da attuare occorre, quindi, procedere ad una revisione dell’attuale destinazione delle stesse in materia di asilo e immigrazione, in particolare prevedendo l’utilizzo di parte delle risorse stanziate per l’accoglienza per destinarle al Fondo rimpatri”.
L’Agi pubblica la dichiarazione di Matteo Salvini del 26 ottobre 2017 in piena campagna elettorale: “L’impegno serio concreto e sottoscritto del centrodestra deve essere quello di fare 100 mila espulsioni l’anno, mezzo milione di clandestini riportati al loro paese in 5 anni”.
E poi come tanti annunci di governo, tutto va in niente. Solo chiacchiere. A questo punto la ricostruzione del fact cheking è illuminante:
“Il Fondo rimpatri è previsto dall’articolo 14 bis del Testo unico sull’immigrazione (D.lgs. 286/1998), inserito con la legge 94/2009 (il “pacchetto sicurezza” voluto dall’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni).
Il Fondo è “finalizzato a finanziare le spese per il rimpatrio degli stranieri verso i Paesi di origine ovvero di provenienza”. È finanziato con la metà di quanto lo Stato italiano incassa grazie ai contributi che gli stranieri devono pagare per richiedere il rilascio o il rinnovo del permesso di soggiorno (80-200 euro), oltre che dai “contributi eventualmente disposti dall’Unione europea per le finalità del Fondo medesimo”.
Per il periodo 2014-2020 e per tutti gli Stati membri (eccetto la Danimarca), l’Unione europea ha istituito il fondo AMIF (Fondo asilo, migrazione e integrazione), finanziato con 3,137 miliardi in 7 anni, che contribuisce a realizzare quattro specifici obbiettivi: asilo, migrazione legale e integrazione, rimpatri, solidarietà.
Come abbiamo visto, l’Unione europea ha fatto sapere che non è possibile per uno Stato prendere i fondi europei stanziati per i progetti specifici di un obbiettivo e dirottarli unilateralmente su un altro”.
Fermi tutti. Quale è la morale? Che il governo all’articolo 6 del “decreto sicurezza” (d.l. 113/2018) per potenziare i rimpatri, ci mette di suo “500.000 euro per il 2018, di 1.500.000 euro per il 2019 e di 1.500.000 euro per il 2020”. Cioè 3,5 milioni.
Altri 12 milioni circa, di cui sei provenienti dalla Ue, sono poi stati messi a bando per i rimpatri volontari, ma ancora non si conoscono gli esiti della procedura.