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Italia, una Repubblica fondata sul potere ai comici

LIno-Banfi-Unesco

di ROBERTO BERNARDELLI –  Un governo di comici. Più un circo che un esecutivo che rappresenta la volontà popolare. Una commedia all’italiana. La nomina di Lino Banfi, il vicino di casa che guarda la gnocca Fenech dal buco della serratura, quale ambasciatore Unesco, non sorprende. All’anagrafe Pasquale Zagaria, protagonista negli anni della “gamba fuori” delle prime pellicole da prurito post benpensante, prima di diventare Nonno Libero è passato per l’avanspettacolo inanellando tutti i ciack di Franco e Ciccio, soggetto di una comicità che ha fatto la fortuna del cinema italiano simil boccaccesco, un romanzo popolare che regalava all’immaginario maschile di soddisfare i sogni proibiti di una ligia generazione casa e chiesa.
Dall’Esorciccio quindi passa a recitare con Villaggio, Boldi, fino a condurre Domenica In. Nulla da eccepire sulla carriera di un comico poliedrico, capace di passare dall’ironia al dramma, umanamente profondo. Ma per tutta Italia Banfi resta il volto della mezza trasgressione, quella che si vorrebbe consumare ma che arde solo nello struggimento del non posso, per il comune senso del pudore. Questo accadeva nei film, ma forse sarebbe stato il caso fosse accaduto anche per quello della politica che porta l’Italia della macchietta a occupare un posto dove si piange perché non si può ridere sempre.

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