L’Italia non sa nemmeno quanti debiti deve pagare

di MATTEO CORSINI

“Non abbiamo la certezza di quanti siano i debiti scaduti”. Nel presentare assieme a Mario Monti e Corrado Passera il contenuto del decreto che dovrebbe finalmente dare inizio ai rimborsi dei debiti che le pubbliche amministrazioni hanno nei confronti delle imprese, Vittorio Grilli ha detto in modo tutto sommato disinvolto che al ministero che lui dirige non hanno affatto la situazione sotto controllo. In pratica, l’ammontare complessivo dei debiti pare essere una specie di entità enigmatica, dato che molto probabilmente diversi enti locali hanno evitato perfino di contabilizzare le fatture emesse dai loro fornitori, oltre ovviamente a non pagare quanto dovuto.

Qualche mese fa, quando si discuteva di dismissioni di beni demaniali, il ministero dell’Economia aveva sostenuto che non disponeva di un inventario aggiornato, dato che molti immobili erano di proprietà di enti locali e pare che, anche in quel caso, la situazione fosse leggermente caotica.

Queste notizie vengono soavemente fornite ai contribuenti italiani nello stesso periodo nel quale gli intermediari finanziari si apprestano a predisporre gli aggiornamenti informatici necessari per segnalare al fisco non solo (come già avviene) i dati anagrafici di tutti i rapporti della loro clientela, bensì anche saldi iniziali, finali e movimenti in entrata e uscita. In sostanza, lo Stato non ha la situazione sotto controllo per quanto riguarda i beni di cui è proprietario e i debiti verso fornitori, ma pretende di conoscere al centesimo gli affari dei suoi sudditi. E mentre suppongo che per i creditori continuerà a essere un calvario ricevere il pagamento delle forniture effettuate, per i contribuenti (che a volte coincidono con i creditori) sale il rischio che lo Stato diventi, di fatto, proprietario effettivo di tutto ciò di cui credono di essere proprietari.

Quando lo Stato vede tutto, come in 1984 di Orwell, la tassazione non è più quanto il cittadino è costretto a pagare, ma il complemento a uno di quanto lo Stato decide di lasciare al contribuente.

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