di STEFANIA PIAZZO e LUIGI NEGRI – Marginalizzazione politica dell’Italia nelle decisioni europee. Altro che “cambiamo l’Europa” o “adesso la facciamo noi nera l’Europa”. Peggio di così non poteva andare. La sintesi del voto del 26 maggio è questa, perché nonostante il roboante esito delle urne per la Lega, che ha solo un ritorno nella politica di governo, gli equilibri veri a Strasburgo sono altri. Lo sono da sempre e lo sono ancora di più con la frammentazione dei gruppi politici in cui gli eurodeputati italiani sono numericamente in esigua minoranza. E se fanno presto a contarti, conti… poco.
Vediamo cosa ci dicono i fatti… I fatti esprimono una realtà data dalla matematica: il gruppo del Partito popolare è il primo partito, i Popolari esprimono il 24% della forza parlamentare. Nei Popolari ci sono solo gli eletti di Forza Italia. Molto pochi. Solo sette.
I Socialdemocratici rappresentano il secondo gruppo col 19,9% e al proprio interno contano gli eletti italiani del Partito democratico, venti. Ma numericamente sono in maggioranza.
I Liberali e i Verdi, (14,2 e 9,3%) proseguendo il cammino, non hanno all’interno nessun eletto italiano, per di più, altro dato su cui riflettere, sono due famiglie politiche, quelle dei Liberali e dei Verdi, fortemente europeiste e passano, rispettivamente, da 67 a 107 parlamentari, e da 50 a 70. Più Europa, dunque!
Cosa succede con gli eletti in Italia? E’ molto semplice. Gli europarlamentari italiani populisti e nazionalisti sono relegati in piccoli gruppi, non entreranno mai nei giochi delle maggioranze del Parlamento europeo. La Lega con i suoi 28 eurodeputati in questa Europa delle nazioni sta con il Fronte nazionale della La Pen, 23 eletti, e con i tedeschi di Afd, Alernativa per la Germania. Ma rispetto alle altre forze in campo, sono un piccolo gruppo, 58 parlamentari in tutto, il 7,7% della componente dell’europarlamento. Potranno mai fare e disfare l’Europa come promesso? Un settimo dei voti potrà avere potere decisionale? La risposta ve la siete data già da soli.
E i Cinque Stelle? Sono con una pattuglia di 14 eletti nel gruppo politico dell’Europa delle libertà con il britannico Farage, sono in tutto 56 parlamentari. Fratelli d’Italia, la destra storica della Meloni con i suoi 5 eletti, è in un altro gruppo ancora, quello dei Conservatori che oltretutto diminuisce la propria rappresentanza, passando da 70 a 58 eletti.
Questo è il dato oggettivo, reale. Purtroppo.
Infine c’è il gruppo delle Sinistre unite, che scende da 52 a 39 rappresentanti.
Sommando, ricapitolando, nei rapporti di forza, le percentuali raccolte da Lega, Fratelli d’Italia e 5Stelle, arriva sì al 60% dei consensi. Ma in Italia, non in Europa. Il 60% che si traduce nel 70-75% dei parlamentari, che significa ancora che 3 europarlamentari italiani su 4 non conteranno un bel niente.
Sui 73 europarlamentari che l’Italia ha in dote, ne portano una cinquantina, ma sia Lega che 5Stelle che Meloni sono in Europa in tre gruppi politici diversi, e anche sommando i tre gruppi, superano di poco il 20%. Marginalità e irrilevanza politica assoluta. Divisi, sparpagliati e fuori dai giochi.
Scommettiamo, perché è un fatto puramente di numeri, che tutte le decisioni vedranno escluso il 90% dei parlamentari italiani, quei populisti che incassando consensi fanno credere agli elettori di poter fare un ribaltone europeo? Divisi in tre, potranno baciare tutti i rosari possibili, ma la Madonna che sta simbolicamente nelle 12 stelle della bandiera europea, è un’altra rispetto a quella invocata da Salvini con laica disinvoltura.
Hai voglia a dire “l’Europa non ci dà… l’Europa non ci fa…” Populisti fuori da tutto.
Questo è il risultato della scelta degli elettori italiani. Hanno votato per premiare o condannare la politica nel proprio paese. Non è stata fatta una valutazione su cosa si andava a votare. Si è premiata la disinvoltura mediatica di Matteo Salvini, piuttosto che le goffe scelte assistenzialistiche di Di Maio.
E in un voto così fluido, così ipermediatico, che fa passare gli italiani in pochi anni dal 40% di Renzi, quindi dal centro sinistra, al 34% della Lega, alla destra che a destra non ha più nulla (neppure Casa Pound può competere, restando sotto lo zero virgola), la stampa ha avuto un ruolo e una responsabilità a dir poco cruciali. Colpevolmente cruciali. Perché a piè sospinto la competizione europea è diventata un tormentone sulla tenuta del governo dopo il 26 maggio. La sola preoccupazione dell’informazione non è stata spiegare ai cittadini come fosse composto il Parlamento europeo, tranne qualche cartina geografica e il grafico dell’assemblea con i gruppi “ignoti” che la compongono. Per mesi abbiamo assistito ad una campagna elettorale nazionale, e il quiz a punti munito di sondaggi su “Salvini staccherà o meno la spina?”. Così facendo, proprio l’obiettivo primario, l’Europa, che conta più di tutto, è diventato un feticcio, e un pretesto per illudere, ancora una volta, che il voto alla Lega, avrebbe modificato sul serio gli equilibri e quindi le scelte della tanto odiata Europa. Nulla di tutto questo.
Le maggioranze politiche saranno composte dalle grandi famiglie europee in cui gli italiani solo quasi del tutto assenti, non è arrivato nessun parlamentare italiano che faccia riferimento all’Alde cioè ai Liberali, così come i Verdi, pochissimi da Forza Italia, come si diceva. E’ un disastro vero. I populisti olandesi non hanno eletto nessuno…. quanto alla signora Le Pen, primo partito in questo momento, val la pena ricordare che rispetto alle scorse europee, ha perso un parlamentare.
Su cinque partiti italiani, tre di questi, Lega, 5S e Fdi sono marginali, Forza Italia sono nei popolari, il Pd è nei socialdemocratici.
I vincitori, Verdi e Liberali sono i movimenti più fortemente europeisti, persino più dei Popolari che qualche figura poco europeista ce l’hanno al proprio interno. E ello stesso Regno Unito, c’è sì l’affermazione di chi è pro Brexit, ma il secondo partito sono i liberali. E i verdi pure in Germania col 20%. In Francia, i Verdi sono il terzo partito.
Per chiudere, ve lo ricordate il voto all’estero? Non è più di destra, sono i giovani dell’Erasmus, le nuove generazioni, a dire che l’Europa la vogliono, eccome. Il Pd all’estero si attesta al 31,4% contro la Lega ferma al 18% di un anno fa se raffrontato al voto del marzo 2018. Più Europa, che in Italia non arriva al quorum fermandosi sotto al 4%, all’estero fa l’8,4%. E Fratelli d’Italia? Al 2,5%.
E’ sufficiente per capire la manipolazione mediatica del voto del 26 maggio. Gli elettori hanno votato per mandare a casa Di Maio e incoronare Salvini imperatore dei due mondi, quello dei social e quello della legittima difesa e dei barconi che comunque arrivano, non per realizzare l’Europa. O uscire dal buco nero del debito.