di ROBERTO BERNARDELLI – Mentre gli italiani sono contenti di aver vinto, a modo loro, le elezioni europee e si illudono di aver risolto i problemi del paese, l’Istat riporta tutti alla cruda realtà. I numeri parlano di uno slancio economico che no c’è,
di un’ulteriore diminuzione seppure di minore entità rispetto al mese precedente, suggerendo la persistenza di uno scenario di moderazione dei livelli di attività economica.
E infatti a maggio, si è protratta la situazione di incertezza sul futuro delle relazioni commerciali internazionali. I negoziati tra Usa e Cina sembrano essere ancora lontani da una risoluzione e quelli relativi ai trattati bilaterali con Giappone e l’Ue restano in una fase preliminare.
Ma le cifre sono croniche: nel primo trimestre del 2019, il Pil italiano ha registrato un aumento dello 0,1%. Il nulla.
Poi c’è il resto…
“La regola del debito “non è stata rispettata” nel 2018, nel 2019 e non lo sarà nel 2020, e quindi “è giustificata” una procedura per debito eccessivo: lo scrive la Commissione Ue nel rapporto sul debito italiano. Per Bruxelles il rallentamento economico “spiega solo in parte l’ampio gap” nel rispetto della regola, e la “retromarcia” su alcune riforme pro-crescita del passato, come quella delle pensioni, e il deficit proiettato oltre il 3% nel 2020, rappresentano “fattori aggravanti”.
Per l’Italia, detto il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis, esiste un “cammino per la ripresa, altri lo hanno già intrapreso”, e prevede di “non spendere quando non c’è spazio per farlo”. Dombrovskis ha precisato che la procedura non si apre oggi. “Prima devono esprimersi gli Stati membri”, ha rileveato, ricordando che la questione va al di là della procedura, perché “la crescita è quasi al palo”.
Aspettiamo di vedere cosa ne pensano gli stati “amici” del governo gialloverde.
“I dati 2018 per l’Italia sono problematici su due fronti: invece di essere ridotto, il debito sale da 131% a 132% e il deficit strutturale che avrebbe dovuto calare di 0,3% peggiora di 0,1%, creando un gap di 0,4%. Sfortunatamente anche per il 2019 vediamo un peggioramento dello strutturale, mentre il Consiglio aveva raccomandato uno 0,6% di miglioramento e le autorità italiane si erano impegnate a dicembre a non peggiorarlo”: ha affermato il commissario agli affari economici Pierre Moscovici, aggiungendo, tuttavia: “La mia porta resta sempre aperta. Siamo sempre pronti ad ascoltare”.