di ENZO TRENTIN – È un’intervista impossibile, perché il personaggio dice parole che ha effettivamente detto oppure che avrebbe potuto o dovuto dire, e dicendole ci illumina su di sé, sulle proprie azioni e sulle sue motivazioni. La scelta del personaggio è libera, perché realmente esiste. È un gioco diverso, di fantacritica, di ipotesi, e naturalmente per le più varie valutazioni sul personaggio del “rappresentante” politico che persegue l’autodeterminazione.
Un certo numero di veneti si dichiarano indipendentisti, molti altri lo sono nell’intimo, e si distinguono dagli autonomisti perché non disdegnano l’idea di un’uscita del Veneto dall’Italia, dall’UE, dall’Euro, e dalla NATO. Sarebbe un evento finora mai verificatosi. Allo stato attuale si può dire che molti abbiano spiritualmente elaborato ipotesi e aspettative più che plausibili su un evento del genere. Certamente avrebbe un impatto enorme. Quanto alla sua spiegazione, è decisamente chiaro a priori quali potrebbero essere i motivi dell’uscita.
Il nostro personaggio lo chiameremo convenzionalmente Cigno Nero. Il termine “cigno nero” è tratto dalla frase del poeta latino Giovenale “rara avis in terris nigroque simillima cygno”. Questa espressione era utilizzata nelle discussioni filosofiche del XVI secolo a indicare un fatto impossibile o perlomeno improbabile. Si basa sulla presunzione che “tutti i cigni sono bianchi”, asserzione che ha avuto un senso fino alla scoperta del cigno nero australiano Cygnus atratus da parte degli esploratori europei. Questo esempio dimostra come né il ragionamento deduttivo né quello induttivo sono infallibili. Un argomento dipende dalla verità delle sue premesse: una falsa premessa può portare a un risultato sbagliato, e dei dati limitati producono una conclusione non corretta. Il limite del ragionamento secondo cui “tutti i cigni sono bianchi” è dato dai limiti dell’esperienza, la quale ci fa credere che non esistano cigni neri.
Domanda di un elettore veneto: Perché vuole l’indipendenza del Veneto?
Risposta di Cigno Nero: Non credo che il limitato spazio del suo articolo possa contenere tutte le motivazioni che potrei esporre. Mi lasci semplicisticamente dire che l‘autodeterminazione politica è il diritto di un popolo. I Veneti possono definirsi un popolo (quello italiano non esiste. Nella penisola vivono vari popoli), perché in generale sono un complesso di individui di una stessa area, che ha origini, lingua, tradizioni religiose e culturali, istituti, leggi e ordinamenti comuni. Si sono costituiti in collettività etnica all’incirca tre millenni or sono [http://www.raixevenete.com/heneti-alle-origini-del-popolo-veneto/]. Hanno formato una nazione avente una organizzazione repubblicana che è durata oltre 1.100 anni, e con la sua indipendenza politica sono state realizzate infinite ed eccellenti opere di governo, legislative, sociali, e per ognuna delle cosiddette sette muse [https://it.wikipedia.org/wiki/Muse_(divinit%C3%A0) ]. Per il popolo veneto l’indipendenza è il prerequisito per un duraturo dominio politico ed economico.
- – Lei vuole resuscitare l’antica Repubblica di Venezia?
- – Non necessariamente. Dico più semplicemente che se non sappiamo da dove proveniamo, difficilmente sapremo dove andare. In quella repubblica c’erano molte cose buone (che possono essere ripristinate o meno), soprattutto se contestualizzata al suo tempo dominato da despoti e tirannie d’ogni genere. Le nostre istanze, e bene sottolinearlo, sono di carattere identitario che non ha nulla a che fare con il nazionalismo che abbiamo conosciuto nel XX secolo.
- – Lei vuole essere eletto alla Regione Veneto per poter da lì legiferare ed ottenere l’indipendenza?
- – Sì! Io e chi la pensa come me non siamo golpisti, siamo gente normale che chiede di poter votare per l’autodeterminazione del popolo veneto. Non abbiamo nulla contro l’Italia.
- – Dunque lei aspira ad essere il, o un, legislatore?
- – Sì! E non posso chiudere gli occhi sull’esperienza scozzese, e catalana. Anzi traggo consapevolezza da quegli esperimenti.
- – Nel celebre libro del 2007 “Cigno nero” di Nassim Taleb [https://www.ibs.it/cigno-nero-come-improbabile-governa-libro-nassim-nicholas-taleb/e/9788842814788 ] c’è una definizione già nella prima pagina del prologo: “Ciò che qui chiameremo Cigno nero è un evento che possiede le tre caratteristiche seguenti. In primo luogo, è un evento isolato, che non rientra nel campo delle normali aspettative, perché niente nel passato può indicare in modo plausibile la sua possibilità. In secondo luogo, ha un impatto enorme. In terzo luogo, nonostante il suo carattere di evento isolato, la natura umana ci spinge a elaborare a posteriori giustificazioni della sua comparsa, per renderlo spiegabile e prevedibile”.
L’uscita del Veneto dall’Italia, dall’UE, dalla NATO (altra cosa è lo smantellamento delle basi USA in Veneto), dall’Euro sarebbe (ad oggi) senz’altro un evento isolato, che non rientra nel campo delle normali aspettative, soprattutto perché niente nel sistema partitocratico può indicare in modo plausibile la sua possibilità. Non ci sono poi dubbi sul fatto che avrebbe un impatto enorme. Equivarrebbe a cambiare il governo con il consenso del governo. Mentre non c’interessano affatto le elaborazioni a posteriori per giustificare l’autodeterminazione, per renderla spiegabile, prevedibile, auspicabile.
Gli indipendentisti scozzesi e catalani hanno chiesto il voto referendario degli elettori, ma questi ultimi sapevano perfettamente quale nuova organizzazione sociale gli scissionisti avrebbero realizzato una volta eletti. Nel suo caso (Cigno nero), invece, par di capire che non è stato capace o non ha voluto produrre a tutt’oggi nemmeno una bozza di nuovo assetto istituzionale, perché prima vuole essere eletto, e dopo agirà. Insomma lei non ci dice:
- se e come verranno individuati i nuovi “rappresentanti”?
- come funzionerà il nuovo governo?
- la nuova giustizia?
- Le questioni religiose come saranno ordinate?
- a che cosa si ispireranno i nuovi rapporti internazionali sia diplomatici che economici?
- quale moneta sarà utilizzata?
- quale nuovo ordine di pubblica sicurezza?
- la difesa dall’esterno come sarà organizzata?
- ci sarà, o meno, e quale sarà l’istruzione pubblica?
- ci sarà, e quale potrà essere l’organizzazione della sanità pubblica?
- che tipo di welfare potrà materializzarsi; come sarà finanziato e attuato?
- i veneti indipendenti vivranno in libera concorrenza economica o meno?
- verrà rispettata, o meno, la proprietà privata?
- Sorvoliamo, per semplicità, il fatto che non ci sono risposte o proposte alla soluzione dei problemi della burocrazia asfissiante e inefficiente, sul conflitto d’interessi, sul piano energetico, dell’ambiente e della salvaguardia del territorio, sulle infrastrutture, sulle problematiche del lavoro e sindacali, e di molte altre cose che renderebbero l’elenco assai lungo.
- ‘last but not least‘: se tra l’altro l’indipendenza del Veneto la si persegue a causa dell’irriformabilità e della inefficienza dello Stato italiano, perché dal giorno dell’autodeterminazione si dovrebbe accettare un periodo imprecisato di transizione tra il vecchio ed il nuovo ordinamento?
Una risposta credibile e condivisibile, anche per un solo aspetto di quest’ultima domanda, ad oggi non è pubblica. Ovvero il Cigno nero ha qualcosa da dire, ma non sa dire cosa. È un soggetto politico senza un piano di convivenza civile, che è il solo ad avere titolo di credito. Ci troviamo di fronte a un profeta, con i suoi pochi sodali, acrobatici dell’indipendenza che pretendono di utilizzare la Regione (istituzione italiana) per fare carriera proprio in quel sistema che fingono di contestare.
Sostanzialmente gli elettori veneti dovrebbero fidarsi di questa “rappresentanza” anche se non progetta o abbozza o rassicura. Vorrebbero accomodarsi in Consiglio regionale per avvantaggiarsi della consulenza, consiglio e saggezza della burocrazia allo scopo di riformare la burocrazia. Ritiene – e reputano – che la sua – o loro – carica istituzionale gli permetterà di avere accesso ai mass-media controllati dal potere politico-economico, che tramite essi manipola l’opinione pubblica, per poter fare la secessione. Pensano di avvantaggiarsi delle provvidenze – non solo economiche – che il potere mette a disposizione dei “rappresentanti” per sostituire il potere. Òstrega!