di Roberto Bernardelli – Gli stipendi del Nord? Fermi. Le pensioni del Nord? Fermissime. Siamo a quota 1983, anno in cui la situazione attuale dell’inflazione tocca le nostre tasche.
Nessun politico che ricordi che il potere d’acquisto qui va in malora, e che il Nord paga il reddito di cittadinanza e la pensione di cittadinanza a chi non lavora né mai lavorerà.
L’Istat intanto mostra il conto degli aumenti. Aumento su base mensile dello 0,3% e dell’8,9 su base annua (8,4% il mese prima di settembre).
Le stime dicono che saremmo passati dall’11,1 al 10,9%. Capirai…. Tanto basta fare la spesa per uscire allucinati dall’inavvicinabilità dei beni di prima necessità.
Noi vorremmo che i partiti che stanno in parlamento, rispondessero con atti concreti alla crisi. Dice l’Istat che “Bisogna risalire ad agosto 1983 (quando fu pari a +11,0%) per trovare una crescita dei prezzi del “carrello della spesa”, su base annua, superiore a quella di settembre 2022 (+10,9%)”. Tanto che “L’ulteriore accelerazione dell’inflazione su base tendenziale si deve soprattutto ai prezzi dei Beni alimentari (la cui crescita passa da +10,1% di agosto a +11,4%) sia lavorati (da +10,4% a +11,4%) sia non lavorati (da +9,8% a +11,0%) e a quelli dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +4,6% a +5,7%)”.