/

Indipendenza Veneta: Riforma costituzionale e banche venete, ma che c’azzecca?

 indipendenza venetaCuriose coincidenze documentali e la continua declamazione di benefici sul piano economico hanno da tempo fatto calare una cappa di preoccupata attenzione su chi sia il vero beneficiario della eventuale prossima riforma costituzionale.
E’ indiscutibile che se il sistema funzionasse meglio ne trarremmo benefici diffusi, sia il popolo che la finanza ed è emblematico che la misura economica, il PIL, sia quella che viene usata per valutare la salute degli stati nazionali.
Tuttavia risulta indigesto sentire dichiarazioni di autorevoli esponenti del Sì.
Venerdì 18 novembre, a Cappella Maggiore (TV), a conclusione di un confronto pubblico tra le ragioni del No e del Sì, Flavio Tosi ha chiesto di votare per il Sì soffermandosi sul sistema bancario (lo stesso a Mestre l’altra sera, affermando  che potrebbero esserci “pesanti conseguenze” economiche qualora prevalesse il No. “Le grandi banche a iniziare da Unicredit   aspettano l’esito del referendum per decidere gli aumenti di capitale. Così come i grandi investitori internazionali”).
Ribadendo il concetto che viviamo in un mondo altamente finanziarizzato,  viene però da chiedersi dove sia il nesso tra la riforma della Carta Costituzionale e gli undicimila milioni di euro necessari per salvare la banca italiana?
E’ passato meno di un anno da quando migliaia di Veneti si sono trovati a decidere col voto dei destini delle loro banche. Quasi tutti all’epoca hanno fatto un “virtuoso conto della serva” ed hanno dato ascolto alle ragioni della finanza passando dal voto capitario (ciascun azionista vale uno) al voto proporzionale al possesso azionario (ciascuno vale in base al numero di azioni) nella speranza di salvare parte del valore delle loro azioni. Il risultato per gli azionisti di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza lo sappiamo tutti: volatilizzati 20.000 milioni di euro più l’indotto di quei risparmi.
All’epoca lo abbiamo pubblicato sulla stampa e sui volantini distribuiti all’assemblea dei soci, oltre ribadirlo per voce dell’avvocato Morosin nel corso dell’assemblea di Popolare di Vicenza: “Indipendenza Veneta, conscia del vero valore economico e morale del Veneto tiene alta la testa perché è l’unica posizione per scegliere il futuro migliore”. Ora come un anno fa orgogliosamente diciamo NO!
 
Massimo Vidori                                                                                                
1° Consigliere Nazionale Indipendenza Veneta    
Juri De Luca
 Vice-1° Consigliere Indipendenza Veneta                                         
Print Friendly, PDF & Email
Articolo precedente

Zaia: sentenza storica della Corte costituzionale contro il governo, il Veneto ferma il centralismo sanitario

Articolo successivo

Molteni: la Cgil raccoglie cellulari per i "migranti". E tu sei esodato, pensionato e senza telefono? Chiedi anche tu un cellulare alla Cgil!