/

Indipendenza, diritto e opportunità

veneto crisiIl meglio de lindipendenza

di UGO MARIA DOMENICO CALO’

Ci è stato più volte chiesto per quale ragione Italia Confederata sostenga le spinte indipendentiste che iniziano a manifestarsi in diverse parti del paese apparendo ciò in contraddizione con il nome dell’associazione che richiama espressamente l’Italia. Non vi è nessuna contraddizione in quanto non abbiamo mai voluto identificare la parola Italia contenuta nella nostra denominazione con il lo stato italiano bensì con l’idea di cultura, lingua , tradizioni e territori di cui è ricco il nostro paese ed essendo liberali convinti, con molte venature libertarie, aborriamo qualunque forma di retorica nazionalista dietro cui si cela il parassitismo centralista di cui è ammalata l’Italia.

A nostro avviso il diritto all’indipendenza altro non è che la naturale espressione del diritto all’autodeterminazione che non va riconosciuto soltanto ai popoli e ai territori bensì soprattutto agli individui. Vi è un diritto naturale intangibile che prevale sul concetto di stato e che per noi è il diritto alla libertà dell’individuo che ha come limite l’altrui libertà. Il diritto all’autodeterminazione non deve essere ovviamente limitato alle regioni in quanto tali ma vale per ogni comunità. Vi è infatti, ad esempio, un diritto all’indipendenza della Lombardia rispetto allo stato italiano ma anche dell’Insubria rispetto alla Lombardia o di un piccolo comune dell’Insubria rispetto a quest’ultima qualora, per il proprio benessere, decida di costituire un mini stato simile alla Repubblica di San Marino o al Principato del Liechtenstein.

In un altro articolo svilupperò anche il nostro pensiero rispetto al diritto all’autodeterminazione dell’individuo rispetto a qualsivoglia forma di stato. Riconosciuto tale diritto la valutazione che è necessario fare è sulla opportunità o meno di esercitarlo dopo averne valutato i pro e i contro. A nostro avviso è bene che tale diritto sia esercitato. Basta fare un semplice calcolo su quanto ogni cittadino versa allo stato italiano e ciò che riceve da quest’ultimo per capire che il rapporto costi/benefici è squilibrato a favore di quest’ultimo e ciò avviene in quanto in Italia lo stato è una idrovora irresponsabile che drena continuamente risorse dalle nostre tasche per distribuirle in maniera parassitaria.

Non a caso gli stati più efficienti sono quelli a base federale in cui i territori federati hanno la dignità di stati in quanto sono essi i titolari della sovranità, soprattutto fiscale, e non lo stato centrale. L’art. 3 della costituzione svizzera infatti recita: Federalismo –  I Cantoni sono sovrani per quanto la loro sovranità non sia limitata dalla Costituzione federale ed esercitano tutti i diritti non delegati alla Confederazione.

Avendo i Cantoni svizzeri la dignità di stati la Confederazione altro non è che un consorzio di stati sovrani il cui potere impositivo è limitato dalla costituzione medesima che indica le aliquote massime di tassazione e la tipologia di tasse che la Confederazione può riscuotere (ad es. l’art. 128 della costituzione svizzera così dispone: Imposte dirette – La Confederazione può riscuotere un’imposta diretta: a. sul reddito delle persone fisiche, con un’aliquota massima dell’11,5 per cento; b. sul reddito netto delle persone giuridiche, con un’aliquota massima dell’8,5 per cento). A ciò va aggiunto che in Svizzera non vi è divieto di referendum in materia di leggi tributarie come stabilito dall’art. 75 della nostra costituzione e che i Cantoni esercitano una sana concorrenza fiscale tra loro.

Si possono immediatamente percepire i pregi della Confederazione Svizzera rispetto all’inciviltà burocratica e fiscale dell’Italia non appena si passa il confine e si confronta il modo di funzionamento dei due paesi. Siamo forse obbligati a tenerci l’inferno italico per colpa uno strano destino? O abbiamo il diritto di pensare al nostro benessere e a quello dei nostri figli? Noi crediamo che sia nostro diritto lottare per un futuro migliore ma siamo consapevoli che tale futuro non potrà corrispondere a quanto da noi auspicato fintanto che dovremo sopportare il pese  dello stato italiano centralizzato e sprecone. Siamo inoltre consapevoli che lo stato italiano non si autoriformerà mai in quanto il coacervo politico-affaristico-parassitario cresciuto grazie alla gestione clientelare dello stato non si suiciderà mai e resisterà fino all’ultimo intriso di ipocrita retorica nazionalista.

E’ per questo che riteniamo necessario che siano i territori a ‘strappare’ i loro diritti portando avanti istanza indipendentiste e successivamente, quando i territori saranno finalmente indipendenti, potranno valutare, attraverso accordi contrattuali liberamente definiti, quali funzioni eventualmente far gestire al consorzio Italia e su quali limitate risorse quest’ultimo potrà contare sull’esempio di ciò che hanno fatto i cantoni svizzeri.

Per questi motivi diciamo: Viva l’Indipendenza ,Viva la Svizzera e Viva San Marco.

*Presidente di Italia Confederata – Tratto da www.lacritica.org

Print Friendly, PDF & Email
Articolo precedente

Bernardelli: Salvini ha premeditato 84 giorni di campagna elettorale, per un niente di fatto e per voler uscire dall'euro

Articolo successivo

Guadagnini: un inno ufficiale per il Veneto