In risposta alle sanzioni e limitazioni imposte dalle compagnie occidentali alla Russia, Mosca potrebbe rendere l’utilizzo di software pirata, senza licenza, legale. E’ quanto si apprende dal sito nazionale Kommersant. Attraverso una modifica dell’articolo 1360 del codice civile, si permetterebbe l’uso di un’invenzione, un’utilita’ o un design industriale, senza il consenso del detentore del copyright, se necessario per motivi di sicurezza nazionale. Il documento citato dalla fonte e’ datato 2 marzo e prevede “un piano di azioni prioritarie per garantire lo sviluppo dell’economia russa di fronte alle pressioni delle sanzioni esterne”.
Il via libera alla fruizione di software informatico senza una licenza ottenuta da parte del fornitore, a seguito del pagamento unico o ricorrente del servizio, si applicherebbe solo alle aziende di paesi che hanno imposto sanzioni alla Russia. Ad oggi, i principali colossi tecnologici hanno gia’ preso posizione, ridimensionando il loro commercio nel mercato russo.
Tra questi Microsoft, che ha sospeso le vendite di nuovi prodotti e servizi, Apple che ha bloccato l’invio di nuovi dispositivi e Samsung che ha chiuso persino la fornitura di chip ai suoi partner tecnologici. Come spiegato da Kyle Mitchell, un avvocato specializzato in diritto tecnologico, la licenza straordinaria dovuta all’integrazione dall’articolo 1360 del codice civile della Federazione Russa avrebbe delle basi gia’ ben consolidate, visto che la norma attuale permette, in caso di emergenza relativa a garantire la difesa e la sicurezza dello Stato, di sfruttare qualsiasi prodotto o servizio di aziende terze, senza il loro consenso ma pagando un congruo compenso in anticipo. Quello che verrebbe meno, a seguito delle sanzioni occidentali, sarebbe la parte relativa al pagamento, una tantum, al primario fornitore, con la sostituzione della licenza tradizionale con una statale, offerta ai cittadini che ne faranno richiesta.
Ma l’Occidente è sulle spine per il venir meno di due semiconduttori, palladio e neon, rispettivamente prodotti in larga parte da Russia e Ucraina.
La guerra in Ucraina potrebbe infatti costringere l’Unione europea a ridimensionare le sue ambizioni di diventare un leader nella produzione di chip. E dal momento che la catena di approvvigionamento dei semiconduttori era gia’ tesa a causa dell’aumento della domanda, qualsiasi interruzione dell’approvvigionamento materiale potra’ influenzare negativamente la produzione di chip nei prossimi 6-12 mesi. Il mercato globale dei semiconduttori conta oggi piu’ di 500 miliardi di euro – una cifra che dovrebbe raddoppiare entro il 2030. L’Europa rappresenta il 10% della produzione mondiale, rispetto al 24% nel 2000 e al 44% nel 1990. Al momento, pero’, sembra che gli operatori non siano eccessivamente preoccupati. La Semiconductor Industry Association (SIA), che rappresenta l’industria statunitense dei semiconduttori, ha detto che puo’ disporre di “una serie diversificata di fornitori di materiali e gas chiave, quindi non crediamo che ci siano rischi immediati di interruzione delle forniture legati a Russia e Ucraina”.
A lungo termine, sara’ la Russia a fronteggiare la crisi dei chip, nonostante l’embargo sull’export di tecnologie non sembra essere cosi’ drastico. La Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (TSMC), il principale produttore mondiale di semiconduttori, ha annunciato che rispettera’ le indicazioni americane e fermera’ le sue esportazioni verso la Russia. E anche Mosca e’ fortemente dipendente dai chip per produrre i suoi computer portatili, smartphone e attrezzature militari avanzate. Se tra gli obiettivi militari di Putin c’e’ Odessa, gli esperti sostengono che non sia un caso. Oltre ad essere uno dei porti piu’ trafficati del paese, e’ anche la sede di una societa’ poco conosciuta chiamata Cryoin, che gioca un ruolo importante nella produzione globale di semiconduttori. Cryoin, secondo quanto riferisce Wired, produce gas neon, una sostanza usata per alimentare i laser che incidono i modelli nei chip dei computer. Rifornisce aziende in Europa, Giappone, Corea, Cina e Taiwan, ma la maggior parte del suo neon viene spedito negli Stati Uniti. La sua produzione, con l’offensiva russa, si e’ fermata.