di STEFANIA PIAZZO – Ve lo ricordate il refrain dell’election day? Votare insieme per risparmiare… Comunali con Regionali, Comunali con Politiche…. e via discorrendo. Abbinare un voto ad un altro per non perdere denaro, tempo, e non continuare a richiamare i cittadini alle urne, in tempi così difficili in cui l’astensione regna sovrana, dovrebbe essere una scelta facile. Di buon senso, come è di moda dire dalle parti del Viminale. E invece, vista la debolezza del partner di governo, che ad ogni elezione perde colpi, si va al voto con una frequenza che è indizio di una campagna elettorale permanente. Altro che indizio, è un dato di fatto.
Non ci sono state soltanto le elezioni europee nel maggio 2019. Abbiamo avuto anche le amministrative. Ma si è anche aperta la corsa al voto per sette regioni italiane.
Abruzzo. Sardegna. Basilicata. Calabria. Emilia Romagna. Piemonte. Umbria.
In Abruzzo hanno votato il 10 febbraio. In Sardegna il 24 febbraio! In Basilicata il 24 marzo! In Piemonte il 26 maggio con le europee. Non potevano metterle tutte insieme? Macchè.
Ora però la campagna elettorale eterna prosegue con la Calabria, che sarà alle urne a novembre, lo stesso si dica per l’Emilia Romagna e l’Umbria.
E un emendamento alla legge di bilancio che chiedeva un’election day, non ha avuto fortuna. Chissà perché.
Hanno approvato quota 100 e il reddito di cittadinanza, hanno rottamato le cartelle cancellando multe e tasse non pagate (compreso il bollo auto) di importo inferiore a 1.000€ riferite al periodo 2000-2010. Ma risparmiare con l’election day invece no.
La politica è sempre meno fare e sempre più votare. Come farti cambiare la macchina ogni tre quattro anni. Non fai in tempo a macinare strada che già ti chiamano in concessionaria a mettere la X su nuovi contratti.