Il Ventennio ha lasciato monumenti. Il salvinismo cosa lascerà?

 

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di MASSIMILIANO PRIORE – Salvini che cita Mussolini, Salvini che mostra con orgoglio le opere del Regime, Salvini che manda in visibilio gli estremisti di destra, Salvini che fa arrabbiare gli antifascisti. Ma Salvini è davvero fascista? E’ vero che ormai tutti gli estremismi sono catalogati sotto la voce “fascismo”, ma le parole sono importanti e occorre essere precisi.

Senza essere fascisti e neppure nostalgici, Salvini, purtoppo o per fortuna per lui, non ha la grandezza, anche nel male, del Duce.  Già “Capitano” indica un grado inferiore in gerarchia rispetto a “Duce.  Attenzione: in queste righe non  si sta invocando nessuna dittatura e nessun uomo forte.  Evviva l’assenza di leader maximi, di caudilli e di gente simile!

Il Fascismo era mediterraneo – centrico, anzi thalasso-centrico. Mussolini insisteva sul concetto di navigazione (“navigare est necesse, vivere non est necesse”) e nel discorso dell’ingresso in guerra tra le motivazioni portò anche quella di un libero accesso all’oceano.  Dall’Impero al Dodecanneso fino ad arrivare al questo desiderio di Atlantico,  tutto fa pendare a un modello di mondo ampio e aperto con l’Italia egemone. Roma caput mundi. Proprio il contrario di Grande Nord, che è europeista.

Al contrario, la Lega di Salvini guarda a Visegrad, alle piccole patrie kunderiane, allo strapaese asburgico di cui parlava Magris: realtà piccole e chiuse, in cui tutto è al proprio posto, la chiesa, le botteghe, le locande. Nulla deve stravolgere questo idillio bucolico. Probabilmente non è un caso che Salvini si ritragga sempre mentre sta mangiando italiano. Guardate anche i post dei suoi seguaci: una fatina che augura il buongiornissimo e un  “mettete il like a questa ragazza (disabile)”,  abbondano frasi razziste aberranti. Contraddizione? No, una coerenza quasi invidiabile.  In che senso? L’immigrato arriva a stravolgere il loro mondo perfetto.  La chiave per capirlo sta nelle pagine di Kundera sul kitsch. Tutto l’opposto di realtà come Milano che hanno costituito parte della propria identità proprio sugli scambi e sulla contaminazione.

La destra salviniana è identitaria e uno dei fulcri è la religione. In questo senso, s’inserisce su una strada tracciata già da anni, dal periodo successivo all’11 Settembre, in cui la Lega divenne la paladina della Cristianità. Erano i tempi in cui Castelli voleva indire un referendum per aggiungere la croce alla bandiera italiana (cosa impossibile, tra l’altro, visto che si sarebbe dovuto toccare uno dei primo dodici articoli) e di Prosperini vestito da crociato.

Ma il punto in cui si vede di più la differenza è la cultura: esistono un’arte e un’architettura del Ventennio. Molti intellettuali e molti artisti aderirono al Regime, alcuni in modo convinto, come Sironi. Passando davanti a un edificio eretto nel Ventennio possiamo dire: “è dell’epoca fascista”.  Succederà lo stesso con il periodo salviniano?

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