Il Vaticano: la Padania ha identità, storia, lingua e letteratura come la Catalogna?

lengua catalana webdi STEFANIA PIAZZO – Nel settembre del 2015 lindipendenzanuova uscì in solitaria con questa notizia. Il Vaticano si era spinto a parlare di Padania e di autodeterminazione. Ci interroghiamo oggi, a distanza di più di un anno, e alle soglie di un 2017 in cui si celebreranno i refrendum consultivi sull’autonomia del Veneto e della Lombardia, se non sia il caso di ripensare al Nord e alla sua identità. Il Veneto è avanti, la Lombardia sembra ferma nella nebbia…. Buona lettura.

Alla fine, la notizia è in coda, in fondo. Come spesso accade. E così, nella interessante intervista di Catalogna Radio al teologo vaticano Krzysztof Charamsa, membro della Congregazione per la dottrina della fede, in visita a Barcellona, si legge che la Chiesa sta dalla parte dell’autodeterminazione dei popoli. L’unità a tutti i costi non è un bene morale. La Chiesa sta, a quanto si legge, anche con i catalani. Strano, anche perché di osanna da parte dei vescovi spagnoli non se ne erano forse sentiti. Poi, il teologo cita alcuni casi di legittima autodeterminazione. Quella, storica, degli Usa, poi la Scozia…, la Jugoslavia, la Catalogna e la Padania. Ma si sofferma proprio sulla Padania. Della Catalogna si sa che c’è la consapevolezza di una storia, di una identità, di una cultura, di una lingua. Il Nord, la Padania, ha esigenze e ragioni preminentemente economiche, afferma il teologo. Non ha un’unità culturale tale da potersi erigere a nazione e quindi secedere. Gli diamo torto? La Lombardia, che ha aperto le porte a Napoleone e poi ai Savoia, infine a tutti i governi a cui la sua borghesia si è genuflessa o vi ha fatto accordi, non è altro che un volgo perduto come scriveva Manzoni. E non ha una classe dirigente che sappia rincorrere i ministri Prina di turno. Il Veneto poteva, alle ultime elezioni regionali, eleggere più di un consigliere ma è riuscito nell’impresa di raccogliere 100mila voti, divisi, e un solo consigliere regionale indipendentista. Ora la Lombardia si appresta a votare il referendum consultivo sull’autonomia differenziata.

Ma a differenziarsi sono subito le posizioni politiche. Il mondo indipendentista si fraziona sul metodo e sulla squadra. Insomma, che si può aspettare da un osservatore internazionale che parla per conto della Chiesa, il più importante stato estero, e che non è l’ultimo arrivato? La storia politica del Nord ci dice che non ha una classe politica coraggiosa e determinata e che l’amore per la propria identità è scaduto nella passione per altre ambizioni personali e politiche.

Forse la Lombardia, diciamo al gentile teologo, non è una nazione con un popolo cosciente di essere tale, ma essere saccheggiati e subire senza chiederne mai conto a nessuno sarebbe un grave peccato. La libertà non si acquisisce solo perché c’è una lingua comune. Che dovrebbero dire gli Usa? Liberarsi da un oppressore è un diritto inalienabile, e l’autodeterminazione non si eredita solo per cultura e storia. Ma anche per residuo fiscale. Poi, la storia c’è. Due Italie, e un Nord, o che lo si chiami come si vuole, che è certificato da Svimez, Istat, Bocconi e chi più ne ha più ne metta, con esigenze e bisogni diversi dal resto del Paese. Come per la Catalogna.

Quel che è certo è che le affermazioni della Chiesa sulla Padania, devono indurre a far riflettere la classe politica. “Non esistete, siete silenti”, sta dicendo lo stato più piccolo e più importante del mondo. Può un referendum come quello sull’autonomia lombarda, spezzare l’incantesimo?

Ed ecco il riassunto dell’intervista.

La dottrina della fede cristiana include il diritto di autoderminazione. Lo ha detto a Catalogna Radio il teologo ufficiale della Congregazione per la Dottrina della Fede in Vaticano, Krzysztof Charamsa, in visita a Barcellona. Membro della Congregazione per la Dottrina della Fede e  della Commissione Teologica Internazionale, Charamsa ha seguito la situazione politica in Spagna e Catalogna e si sarebbe espresso molto criticamente verso la posizione adottata dalla Conferenza Episcopale Spagnola quando affermò che partecipare al processo del N-9 fosse stato imprudente e inaccettabile.

Ed ecco un breve riassunto del colloquio radiofonico a cura del sito http://cristians.cat/.

La dottrina sociale cattolica difende il diritto all’autodeterminazione?

“Sì, la Chiesa dopo il Vaticano II ritiene che l’autodeterminazione è un diritto umano e  diritto delle nazioni all’indipendenza. Pace significa anche avere il diritto all’indipendenza.

La Conferenza Episcopale ha detto che la necessità di difendere l’unità dello Stato, è  morale.

“Si tratta di un valore cristiano, il 9 novembre ho visto la coda dei catalani al voto, ho visto il dolore e la sofferenza dei credenti…”.

Il Vaticano è informato di quello che sta succedendo qui? Il Papa è informato?

“Sono personalmente informato e il papa è certamente informato. Non so quanta coscienza c’è in Italia, magari dopo il 27 settembre la questione tornerà alla ribalta, per una casa comune in Europa”.

Il papa interverrà nel caso di scontro tra catalani e spagnoli?

“Papa Francesco parla sempre secondo la dottrina sociale della Chiesa, e penso che come ha detto in un’intervista, conflitti e divisioni preoccup. Questo è il caso una nazione che lotta per l’indipendenza, ma l’autodeterminazione va studiata caso per caso. Ecco cinque esempi: gli Stati Uniti, Scozia, Jugoslavia, Catalogna, La Padania. La Padania come paese indipendente sarebbe meglio finanziariamente indipendente all’interno di uno Stato, come è il caso della Catalogna. Ma ci si chiede se la Padania è conforme a tutti gli elementi necessari per avere una identità nazionale: Catalogna ha elementi chiari quali la storia, la cultura, la lingua, la letteratura, l’identità. Elementi necessari per giustificare una lotta per l’indipendenza e il cristiano ha il dovere di patriottismo per sostenere il diritto di decidere per l’autodeterminazione”.

 

 

 

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