di VALTER ROVERATO – Dato che i media italioti preferiscono di gran lunga rifilarci grandi fratelli, talent musicali, giochini vari e contenitori del nulla, è passato sotto silenzio il fatto che il 17 febbraio si è tenuto il primo congresso di “Grande Nord”, una nuova formazione politica che si pone come obiettivo la difesa dei territori del Nord, la parte del paese più produttiva e parimenti più vessata ed usata dallo stato centrale: in questo giorno è nato ufficialmente il nuovo “sindacato del Nord”.
Quello che c’è da chiedersi è: come mai questo silenzio dei media? A parte Il Fatto quotidiano che ha rilanciato il video servizio realizzato dall’Ansa, Il Giorno e lindipendenzanuova.com, gli altri hanno preferito ignorare. Forse se fosse stato il Casini di turno a fondare un nuovo partito, che poi alle prime elezioni raccoglie come al solito i voti della propria famiglia e poco più, allora i vari giornali e televisioni si sarebbero sperticati in lodi alla democrazia (come se la nascita dell’ennesimo partito dello zero virgola qualcosa per cento giovasse in qualche modo alla democrazia), ed avremmo visto lunghi servizi in tutti i tg nazionali ed interviste ai soliti signori “quasi-nessuno” e pluri-trombati in passato, che ambiscono solo ad una poltroncina fiondandosi sul primo nuovo partitino utile, per rifarsi una qualche “verginità” che ormai hanno stra-perduto da tempo.
E quindi perché non dare la notizia della nascita di Grande Nord? Non è che sotto tutto questo silenzio mediatico, questa indifferenza italiota, ci sia invece un pensiero più articolato? Non è che si pensi che sia “solamente” il partito che in qualche modo sostituisce la Lega nelle istanze che ora essa ha abbandonato, e che potrà essere senza problemi fagocitato da roma, proprio come avvenuto con la Lega? Forse a roma si siano detti: “tutto previsto: ecco i restanti seguaci di Bossi che fondano il loro partito, faremmo loro fare la stessa fine della Lega, sono tutti uguali, ce li mangiamo anche loro, non c’è da preoccuparsi, la storia si ripete…”, ed intanto hanno cominciato con lo stendere una cappa di silenzio, tanto per gradire, per studiare meglio il da farsi. L’avvertimento però è stato lanciato, proprio col silenzio; l’Italia è il paese del silenzio, in tutti i campi: il cosiddetto silenzio assordante, che parla lo stesso.
Ma la mia preoccupazione è proprio questa: se sono riusciti a distruggere perfino la Lega, che pure aveva una grande organizzazione e buon seguito elettorale, non è che potranno veramente far fare facilmente la stessa fine anche a “Grande Nord”? Abbiamo visto come l’Italia possa mettere in campo grandi risorse da dedicare a questo tipo di operazioni, prova ne siano anche le infinite resistenze, arrivate da vari attori del sistema, poste in essere perfino sulla richiesta di autonomia, legittima e costituzionale e rafforzata da regolare referendum consultivo, giunta da Veneto e Lombardia.
In pratica non è che snobbano Grande Nord, sicuri di poterlo distruggere in qualsiasi momento, visto il precedente della Lega, “la potentissima”? Certo, molto dipenderà anche dai consensi che Grande Nord riuscirà ad ottenere, perché se avrà grande successo e quindi sarà utile al sistema per la sua necessità di limitare almeno al Nord i consensi della nuova Lega populista (usando i 5 stelle per fare lo stesso al Sud), allora in futuro potremmo essere ben visti dal sistema, che potrebbe anche darci anche una grande visibilità mediatica, tenendo però sempre all’erta le sue “artiglierie”, magari non solo mediatiche, pronte a distruggerci se solo ci “allargheremo” troppo. Staremo quindi a vedere cosa succederà, restando con le antenne ben alzate e la guardia ben alta, sperando sia sufficiente anche proprio la precedente esperienza avuta con la Lega a farci da vaccino immunizzante per il futuro. Ma la battaglia non è facile, le risorse in campo sono impari, dobbiamo crederci ed impegnarci ancora più di prima, certi di essere nel giusto.
Certo che però la strategia romana resta sempre quella, e la conosciamo (e forse proprio questo potrebbe essere il suo “tallone d’Achille”), è quella del “divide et impera”, dividere le popolazioni meridionali e settentrionali, fra di loro (già fatto dalla storia) ed al loro interno, così da poter tenere in qualche modo sotto controllo l’intera italia, e non so se si coglie l’Ironia di fondo di questa strategia: si divide per cercare di tenere unito fittiziamente un paese che di fatto non lo è. Da questo la necessità invece di unire il Nord in questa domanda di libertà, di superare le divisioni che lo stato centralista usa per comandare anche qui a casa nostra, in poche parole: da qui la assoluta necessità di “Grande Nord”.