di ROBERTO BERNARDELLI – Lasciamo che a parlare del reddito di cittadinanza, 9 miliardi di stanziamento, siano gli altri. Le fonti sono il recente sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera, Il Sole 24 Ore, uno studio di Unimpresa e La Stampa. Infine, un articolo del maggio 2015 del quotidiano lindipendenzanuova.com che dava conto della contrarietà di Salvini al reddito di cittadinanza (meglio la canna da pesca che dare il pesce, diceva), rispetto a Roberto Maroni, che sosteneva con i 5 Stelle l’arrivo di 1 miliardo di fondi Ue per il progetto. A proposito, che fine hanno fatto i fondi? Intanto a Milano Grande Nord illustra oggi la propria campagna di raccolta firme contro il reddito di cittadinanza, alle 12 al The Square di Milano.
Ma andiamo per ordine.
IPSOS
Il sondaggio Ipsos per Corriere della Sera rileva che il reddito di cittadinanza non piace al 46% degli italiani, contro il 44 per cento degli elettori favorevoli.
Dove sono gli elettori contrari? Chi si oppone al reddito di cittadinanza è nelle regioni del Nord-Ovest, Valle d’Aosta, Liguria, Piemonte e Lombardia, e nel Triveneto.
Al Nord chi dice sì è il 37,38 per cento, i contrari il 53 per cento, oltre la maggioranza.
Diversa è la geografia al Sud. Nel Centro-Sud (Lazio Abruzzo, Molise e Campania) i favorevoli sono oltre il 50 per cento.
I giudizi favorevoli nelle regioni “rosse” (Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche), e nelle regioni del Sud e nelle Isole (Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna), sono pari invece al 45 per cento, e i negativi al 44 per cento nelle regioni rosse e al 40 per cento nelle regioni del Sud.
SOLE24ORE
Secondo il quotidiano di Confindustria la classifica del reddito di cittadinanza vede al primo posto il Sud. A beneficiarne saranno 34 province del Sud e delle isole in testa alla classifica dei potenziali beneficiari.
A Crotone quasi una famiglia su quattro ha un Isee sotto 9mila euro, un abito che calza a pennello per misura del Governo (per famiglie con Isee fino a 9360 euro annui). A Napoli, Palermo e Caltanissetta rientra una famiglia su cinque.
Al Nord i dati si invertono. A Bolzano il reddito va ad una famiglia su 40, a Belluno e Sondrio una su 30, a Varese una su 20. Ecco la classifica secondo i dati elaborati dal Sole24Ore.
Le prime dieci realtà sono: Crotone (27,9% delle famiglie residenti); Napoli (20,6%: qui c’è anche il record: sarebbero 230 mila le famiglie beneficiarie); Palermo (20,5%); Caltanissetta (19,8%); Medio Campisano (18,6%); Catanzaro (18,4%); Catania (18%); Caserta (17,9%); Barletta (17,5%); Reggio Calabria (16,9%).
E gli ultimi? Al Nord, of course. Monza e Brianza (5,5%); Treviso (5,1%); Varese(5,1%); Lecco (4,9%); Como (4,3%); Trento (3,9%); Verbano Cusio Ossola (3,5%); Belluno (3,3%); Sondrio (3,3%); Bolzano (2,3%).
LA STAMPA
Il quotidiano La Stampa pubblica un grafico che dice tutto. Parla da solo. Alla Campania va il 27% del reddito di cittadinanza. Alla Sicilia il 24%. Più della metà del provvedimento è per due regioni.
UNIMPRESA
L’Agenzia Agi ha diffuso a novembre lo studio di Unimpresa, secondo la quale “La norma che mira a introdurre in Italia il reddito di cittadinanza corre il rischio di essere aggirata e può far esplodere il lavoro nero”.
L’architettura della misura, spiega Unimpresa, si presta a diverse manipolazioni, anche con sostanziali accordi tra le imprese e i lavoratori, appartenenti a categorie più deboli. Chi ha un reddito mensile inferiore a 1.000 euro potrebbe infatti “accettare” di buon grado il licenziamento da parte del dato dei lavoro, percepire il reddito di cittadinanza (che assegna una “paga” mensile fino a 780 euro), continuare a lavorare con un salario in nero e più contenuto rispetto a quello regolare.
Scrive l’Agi che “I vantaggi ci sarebbero sia per i lavoratori, perché la somma di reddito di cittadinanza e salario in nero sarebbe superiore alla paga regolare; sia per i datori di lavoro, perché risparmierebbero dal 30% al 60% sul costo del lavoro pur potendo avere comunque la stessa prestazione lavorativa. Commercio, turismo, agricoltura, servizi di manutenzione e di pulizia sono i settori nei quali si potrebbero registrare i maggiori casi di anomalia e distorsione. Lavoratori part time e con stipendio inferiore a 1.000 euro mensili quelli potenzialmente più interessati a valutare forme di aggiramento e violazione della misura”.
Secondo Unimpresa, l’effetto finale della misura sul reddito di cittadinanza andrebbe in netta controtendenza rispetto agli obiettivi perseguiti dal governo: non si creerebbe nuova occupazione, ci sarebbe un boom del lavoro nero e si registrerebbero casi di frode a danno della finanza pubblica. A pesare sul quadro finale, è anche la difficoltà di mettere in atto un piano di controlli a tappeto e sul territorio.
Senza dimenticare che non è ancora chiaro come dovranno essere strutturate le agenzie per il lavoro chiamate a offrire opportunità ai percettori del reddito di cittadinanza. In alcune zone del Paese, specie nel Sud, potrebbero verificarsi i casi più numerosi di violazione normativa. Dal sondaggio di Unimpresa fra le oltre 100.000 associate, è emerso che i settori più “interessati” sono: commercio turismo, agricoltura, servizi di manutenzione e di pulizia.
Si mettano d’accordo tra loro. Un giorno la Ue non va bene, un altro giorno siccome lo dice la Ue, allora va meglio. Come nel caso del reddito di cittadinanza, questione inaspettatamente aperta da Maroni, visto che ci sono i fondi europei, giustifica. Ma Salvini non è dello stesso avviso: meglio la canna da pesca.
Fatto sta che dichiarano questo. Al lettore la sentenza.
MARONI
“Mi meraviglio di chi si meraviglia: è l’Europa che ci dice di farlo e ci dà anche i fondi, cioè quasi un miliardo per il Fondo sociale europeo. Lunedì farò un incontro con la mia maggioranza, presentando alcune idee, aperto al contributo e alla buone idee di tutti. Sono convinto che tutti quelli che hanno detto di no non possano essere contrari al fatto che la Regione intervenga nei confronti di chi non ha altri mezzi di sussistenza ed è costretto ad esempio ad andare a cercare cose da mangiare nei cassonetti: è una vergogna, non possiamo permettercelo” ha spiegato Maroni, sottolineando che “questo intervento di carattere sociale puro è il reddito di cittadinanza, non è assistenzialismo e non è elemosina di Stato, è tutta un’altra cosa”. “Io – ha proseguito il governatore – voglio risolvere il problema dei 700mila lombardi, dati Banco Alimentare ripresi dal Sole 24 Ore, che sono sotto la soglia di povertà: chi vuole darmi buone idee è il benvenuto”.
SALVINI
Ha ribadito nel corso di una conferenza stampa a Marsala, di essere contrario al reddito di cittadinanza, definendolo nuovamente una “elemosina di Stato”. Parlando della proposta di reddito minimo, sostenuta oltre che dal Movimento 5 stelle anche da Roberto Maroni, il leader della Lega ha osservato: “A chi ha bisogno di mangiare preferisco regalare la canne da pesca piuttosto che il pesce”.
REGIONE LOMBARDIA
Il giorno prima in ogni caso, il 13 maggio 2015, Roberto Maroni lanciava il reddito di cittadinanza, utilizzando parte dei fondi europei, ovvero gli oltre 220 milioni di euro del Fondo sociale europeo “destinati alla lotta alla povertà, insieme a parte del bilancio” di Regione Lombardia. E diceva….
“Voglio introdurre, in Lombardia, prima regione in Italia, la sperimentazione del reddito di cittadinanza, che si articolerà in una serie di misure, coerenti con le finalità del Fondo sociale europeo, perché i cittadini lombardi in difficoltà”, come “gli anziani che non riescono ad arrivare a fine mese, chi non ha un lavoro, devono avere il sostegno”, annuncia il presidente lombardo a margine della presentazione dei Por FSE e Fesr 2014/2020, in corso all’Auditorium Testori, a Milano. “Noi utilizzeremo queste risorse del Fondo sociale, per dare a loro il sostegno che un cittadino merita”, perché “non può vivere in condizioni di povertà in Lombardia”, ribadisce.
Per quanto riguarda i requisiti necessari per accedere al ‘reddito di cittadinanza’, Maroni spiega di aver dato incarico agli assessori Massimo Garavaglia (Economia) e Cristina Cantù (Famiglia) “di definire un progetto tenendo conto delle specificita’ territoriali. Voglio fare misure che tengano conto dei territori, non una misura unica che vale per tutti”, continua Maroni, sottolineando di voler partire “il più fretta possibile”, assolutamente entro l’anno. I Fondi europei, in totale, ammontano a 1 miliardo e 940 mln di euro, “640 mln di euro in più della misura precedente”, precisa. “Sono risorse importanti che utilizzeremo”, oltre che per il capitolo sociale, anche “per il sostegno alle attività economiche, produttive, al lavoro”, conclude.