di Stefania Piazzo – Scrive in un suo fondo Roberto Napoletano, direttore de Il Quotidiano del Sud, che “i due gemelli in crisi di reciproca affidabilità, Salvini e Di Maio, continueranno a fare l’unica cosa che sanno fare, con diverse capacità, e cioè parlare alla pancia dei loro elettori in una campagna elettorale permanente dove parlano da opposizione, sono al governo e non governano, il Paese va allegramente alla malora perché il rumore assordante del comizio eterno rende tutti inconsapevoli”.
Ma non finisce qui. “Gli amici degli amici e i politici trombati del Lombardo-Veneto continueranno a essere sistemati nelle micromunicipalizzate dove il numero di amministratori supera quello dei dipendenti e dove salari e prebende sono foraggiati dal bilancio pubblico nazionale”. Ci fermiamo qui. Napoletano sta conducendo sul brillante e antistema quotidiano che dirige, una battaglia che ricorda quella della prima Padania. Diciamo una Padania del Sud. La tesi di Napoletano è che il Nord stia drenando risorse al mezzogiorno, e che la chiave di tutto stia sopratutto nella spesa storica della sanità. In questo modo il Nord avrebbe più risorse non dovute, sottratte da un Mezzogiorno a cui si negano di diritto fondi dovuti. Non entriamo qui nel merito della contesta contabile, o del residuo fiscale del Nord, ma diciamo solo una cosa: che il federalismo avrebbe evitato i furbi del Nord così come quelli del Sud. E nessuno il federalismo oggi lo vuole più.
Se c’è una cosa però che si può condividere a piene mani con il direttore Napoletano, ex direttore del Sole 24 Ore, è che non esiste né un governo né una opposizione degne di questo ruolo. Che si parla tanto di Tav, come lui scrive nel suo focoso editoriale, ma che nessuno, né il campano Di Maio né il lombardo Salvini, si stracciano le vesti per la viabilità del Mezzogiorno. Il Tav del Sud non interessa a nessuno, non genera consenso e non fa grancassa elettorale. Ha ragione. “Il vento del Nord. Il nulla al Sud” fotografa la stagnazione di un paese dove circolano grandi correnti d’aria ma scarsi fatti. “L’alta velocità ferroviaria si ferma a scartamento ridotto a Salerno, 36 chilometri prima”. E ancora: “50 anni fa si impiegava meno tempo di oggi per andare da Reggio Calabria a Roma o da Napoli a Bari”.
Scarsa la classe dirigente settentrionale, scarsa la classe dirigente meridionale. “Questa dura realtà va affermata, anzi, urlata, senza complessi di colpa, perché è la chiave di tutto”. Non c’è settimana che non emergano inchieste su feudi politici zeppi di tangenti o di infiltrazioni malavitose delle amministrazioni del Nord. Non esiste una superiorità “morale”, c’è un livellamento dei costumi, verso il basso.
Una mediocrità nazionale, unitaria, che fa male a tutti, e non porta benefici a nessuno. Tranne a chi ha le mani in pasta. Ovunque, direttore Napoletano. Of course.