di STEFANIA PIAZZO – Vincere, e vinceremo. I toni trionfalistici del governo davanti alla recessione suonano come le trombette del regime ben noto… Un vicepremier afferma che siamo fuori dall’emergenza sociale, l’altro socio dice che i dati Istat sono fasulli. In questo Paese, la colpa è sempre degli altri. Il problema è che il 20% delle imprese che ha risalito la china della crisi fattura l’80% del Pil. E queste imprese sappiamo dove abitano, dove hanno il domicilio fiscale. Queste imprese sanno che la recessione morde e che gran parte del fatturato arriva dall’export.
La debolezza del Paese è evidente. Non sarà il reddito di cittadinanza e quota 100 a far ripartire la ripresa, non sono investimenti, sono spese. Per di più finanziate col deficit.
Il Pil frena perché i politici non hanno cervello.I dati forniti da“Congiuntura Flash” di Confindustria, dicono che la fiducia delle imprese è in calo pure a gennaio, come conferma l’Istat, e le premesse per fare nuovi investimenti non sono positive.
Come a dire, se il futuro è incerto, aspetto… Nell’ultimo Bollettino di Bankitalia gli invcestimenti infatti scenderanno nel 2019 (-0,3%) e anche nel 2020.
Opere pubbliche in vista non se ne vedono. Erano il 3% del Pil, sono passati all’1,9%.
I consumi a queste condizioni, non danno l’avvio alla ripresa. Sono flebili. Si aspetta, il governo, che il reddito di cittadinanza faccia la differenza.
Chi vive sperando, muore cantando.