di NICOLA BUSIN – Una premessa: la stampa ed i media italiani definiscono quei cittadini Veneti che amano le proprie terre, tradizioni, lingua, cultura, storia, “Venetisti”. Non è dato di capire perché una persona che dichiara di appartenere al popolo Veneto sia “Venetista”, molto più semplicemente la corretta definizione è “Veneto”. In realtà sono quelle persone residenti in Veneto che amano l’Italia e la cultura italiana (Unidentified Flying Object) che sono “italianisti”.
Un aspetto che appare sempre più evidente anche ai meno attenti è l’atteggiamento della sinistra italiana ed in particolare del PD Veneto nei confronti del popolo Veneto. Questo aspetto sta diventando sempre più incomprensibile per tutte le persone dotate di senso civico, rispettose della libertà e in possesso di un minimo di cultura.
Che il popolo Veneto esista e sia sempre esistito è un dato fuori da ogni ragionevole dubbio. Che questo popolo con la sua civiltà non sia mai stato italiano ma europeo e cristiano è la storia che lo descrive. Le costrizioni e angherie subite dai Veneti a cura prima del regno sabaudo e poi dalla repubblica italiana sono così evidenti che pure un cieco riuscirebbe a leggerle. Iniziando dal 1866 le ricche Venezie furono spogliate nei modi più arroganti e coercitivi degli esattori savoiardi soprattutto per far fronte ai debiti delle guerre intraprese per ottenere l’unità dei vari territori presenti nella penisola italiana.
Metà popolazione Veneta lasciò a malincuore le proprie terre, caso unico per dimensioni e non paragonabile ad alcuna altra zona del regno, praticamente un esodo biblico. I Veneti voltarono le spalle ad una patria imposta che si era rivelata matrigna e incompatibile con i propri riferimenti culturali, sociali, di giustizia, di imposizione fiscale. Andarono a creare altre Venezie in Brasile ma anche in Messico e in altre parti del mondo. Lo studioso Gabriele De Rosa nei suoi scritti ben evidenzia lo spirito Veneto nei confronti dello stato italiano, uno spirito che permane tuttora: nessun clamore, nessuna alzata di scudi o di baionette, nessuna invasione di piazze, semplicemente i Veneti voltano le spalle allo stato a se ne vanno all’estero trovando velocemente occasioni lavorative data la loro serietà, rispetto delle regole, spirito di abnegazione e intelligenza.
Lo stereotipo del tipico Veneto visto dall’italiano medio è ben rappresentato dalle dichiarazioni del fotografo Oliviero Toscani : “….i veneti sono un popolo di ubriaconi, alcolizzati atavici, i nonni, i padri, le madri: poveretti i veneti, non è colpa loro se uno nasce in quel posto, è un destino. Basta sentire l’accento veneto: è da ubriachi…..” Da evidenziare che la giustizia italiana ha considerato queste affermazioni del tutto plausibili in spregio al popolo Veneto. Aggiungiamo che per i giudici della Corte Costituzionale il popolo Veneto ha finito di esistere nel 1866 perché inglobato nel popolo italiano a seguito di un plebiscito (truffaldino). Misteri della giustizia italiana, come dire il popolo Armeno, il popolo Curdo, il popolo Ebraico e quanti altri hanno finito di esistere perché incorporati in altri non ben definiti popoli. Di questi passo ogni popolo sarà assorbito nel popolo mondiale, con una unica cultura mondiale, una lingua mondiale, il tutto in uno standard di individuo mondiale che fa angoscia al solo pensiero: il 1984 di Orwell può essere una lettura illuminante anche se qui i blocchi mondiali sono tre. Il PD quindi con la sua ideologia della multiculturalità, che un bambino nato tra persone di etnie diverse è più bello e più forte, che le radici identitarie sono anacronistiche, desuete, un tuffo nostalgico nel passato, rappresenta in realtà una pericolosa deriva liberticida.
In questi giorni di ricorrenza dell’annessione delle terre Venete al regno sabaudo, fa pensare sentire questi politici delle sinistra veneta inneggiare alla conquistata italianità, raccontare del grande risorgimento prodromo delle grandi conquiste venete (sic!). Cosa frulli nella testa di questi politici è difficile capire per chi è dotato di un minimo di buon senso, di un minimo di cultura storica ed economica. Probabilmente sono politici ossequiosi del potere centrale romano dato che le scelte delle varie candidature dipendono proprio da Roma.
Ormai ai più diventa irritante vedere e sentire le prese di posizione dei consiglieri regionali e dei deputati piddini eletti nelle due camere. La recente proposta di legge regionale, la 116/2016, relativa alla dichiarazione di minoranza etnica per i Veneti all’interno dello stato italiano (convenzione internazionale sulle minoranze nazionali) vede da una parte chi si sente di appartenere proprio a questo popolo e dall’altra una minoranza inorridita dalla proposta perché italianista. Quali siano gli aspetti positivi nel voler desiderare di essere conformati al popolo italiano è difficile capire per chi sia libero da sovrastrutture mentali ideologiche. Nessun motivo plausibile può essere accampato da questi politici italianisti; in realtà il PD e i suoi accoliti si dimostrano liberticidi, fuori dalla storia, desiderosi di cancellare un popolo, una lingua, una cultura millenaria, con il rischio concreto di mandare fuori mercato una enorme organizzazione produttiva per eccesso di prelievo fiscale e di burocrazia, per carenza di infrastrutture.
Non è nell’omologazione il futuro dell’uomo, la vera ricchezza dell’umanità sono le comunità che si autogovernano, i tanti popoli che con le loro tradizioni e caratteristiche creano cultura, sviluppano attività produttive, amano il lavoro ed entrano in competizione. Perchè senza la competizione, seppur non esasperata, non si creano nuove opportunità di crescita e di benessere. Ecco il popolo Veneto desidera ancora competere con tutto il mondo ma senza un potere romano che rappresenta solo un problema, un ostacolo difficile da superare e che limita le possibilità di espansione. La civiltà Veneta ha raggiunto un livello così elevato in ambito culturale, produttivo, sociale che è di esempio per altri popoli. Da evidenziare anche la grande capacità inclusiva dei Veneti per quanti arrivano nelle proprie terre: i nuovi arrivati sempre più frequentemente si innamorano della cultura Veneta, ne diventano partecipi e desiderano difenderla. Questo deve capire la sinistra Veneta a difesa del popolo a cui appartiene: tutti uniti per crescere e salvare la nostra cultura, la nostra economia, il futuro dei nostri figli, concetto semplice ma di difficile comprensione per chi ha la mente offuscata da convincimenti ideologici in via di estinzione.
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