di PAOLO CARDENA’
da www.vincitorievinti.com
Il decreto varato dal Governo Monti lo scorso sabato, si potrebbe anche chiamare “La favola della montagna che partorì il topolino”. La montagna è il debito che lo stato e le pubbliche amministrazioni hanno nei confronti dei propri fornitori.Il topolino è il decreto varato dal governo dal Governo che prevede il pagamento di 40 miliardi di euro tra il 2013 e il 2014.
Le analisi svolte dalla Banca d’Italia si basano su stime statistiche, e non tengono conto dei debiti dello Stato e delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle piccole imprese, con un numero di addetti inferiori a 20. Quindi, i 91 miliardi quantificati dalla Banca d’Italia sono del tutto sottostimati rispetto a quello che potrebbe essere il totale del debito nei confronti dei fornitori, che la CGIA di Mestre quantifica in almeno 120/130 miliardi di euro. Ma potrebbero essere molti di più.
In primo luogo, 26 dei 40 miliardi saranno gestiti da un fondo in dotazione alla Cassa Depositi e Prestiti e le pubbliche amministrazioni, al fine di pagare i propri fornitori, oltre a non esserne obbligate ex lege, per accedervi, dovranno adeguarsi ad una procedura amministrativa macchinosa di compartecipazione ai fondi della CDP. Il tutto per non fare apparire il provvedimento per quello che in realtà è: un aiuto indiretto alle banche, che potranno gestire buona parte di questo denaro per conto della Cassa Depositi e Prestiti di cui sono azioniste, del tutto indisturbate, per quasi due anni, o forse più. Altrimenti perché approntare un provvedimento normativo per compiere un atto di ordinaria amministrazione quale quello del pagamento delle forniture?
E qui verrebbe da chiedersi se non fosse stato opportuno contemplare nel provvedimento delle soluzioni idonee a riformare (almeno parzialmente) la procedura di riscossione di Equitalia, magari prevedendo la possibilità di rateizzare debiti tributari, con sanzioni ridotte, e in tempi più lunghi rispetto a quelli rituali, al fine di non sottrarre liquidità al sistema, già arido di suo.
b) ridurre l’indebitamento verso il settore bancario. Anzi, a dire il vero, il provvedimento del governo, sotto quest’ultimo aspetto, dispone che, in caso di crediti già ceduti al sistema bancario, il pagamento (alle banche) dovrà avvenire attraverso titoli di stato, sorvolando, de facto, le imprese cedenti. Le quali imprese, in alternativa, nell’impossibilità di ottenere un pagamento liquido, avrebbero eventualmente potuto utilizzare i titoli avuti in pagamento ponendoli a garanzia di ulteriori linee di credito, superiori alla garanzia offerta, generando liquidità aggiuntiva rispetto all’anticipazione estinta, e allentare la perseverante stretta creditizia.
Inoltre, dei 40 miliardi di euro in “pagamento”, una parte di questi, circa 8 miliardi, dovrebbero tornare nuovamente in tempi brevi nelle casse dello stato come gettito IVA, visto che i fornitori delle pubbliche amministrazioni sono tenuti a corrispondere l’Iva sulle vendite effettuate nei confronti delle PA, successivamente al pagamento delle forniture effettuate.