di SAN BENEDETTO
Papa Francesco ha schierato in modo totale, deciso, intransigente e incondizionato la Chiesa cattolica Italiana in favore dell’accoglienza dell’immigrazione . Da quel momento l’immigrazione illegale dall’Africa è decuplicata. Di fronte ai dubbi che serpeggiano nel corpo della chiesa ha ingiunto il silenzio. Più volte ha detto che prima di parlare i cattolici devono mordersi la lingua.
E così, dopo la benedizione data a Lampedusa migliaia di organismi e decine di migliaia di attivisti cattolici lavorano in Italia e nel mondo per rinforzare il fenomeno dell’immigrazione incontrollata che è già, ma sarà sempre più, fonte di indicibili sofferenze e problemi per i “vecchi italiani”.
Forse il neomondialismo cattolico è in sintonia con l’evoluzione mondiale. Dico forse perché la sintonia con l’espansionismo USA è fortemente preoccupante e indice di un carattere unilaterale di questo mondialismo. Ma certamente per l’Italia la linea attuale del papato sta diventando dannosissima.
Allora l’Italia è condannata a diventare la nazione martire e santa?
Ricordate le tre suore uccise in Burundi? Erano 2 Venete ed una Lombarda. Il nord Italia è l’area che da sempre rifornisce massicciamente il missionariato. Ed in parte, per decenni, l’attivismo mondialista riciclava tante forme di infelicità e di tensione locali dando sbocchi attivi e più appaganti sul piano esistenziale a migliaia di persone in stato di sofferenza nelle loro realtà di origine. Ma questo attivismo prima non era orientato all’importazione, bensi solo all’esportazione di competenze e risorse.
Fino a 30 anni fa l’attivismo mondialista non era ,in Italia, il centro dell’attività, della Chiesa cattolica.
Ricordo che nel 1987 chiesi al mio insegnante di religione Don M. chi fosse il prete normale, se lui o un prete del quartiere, Don C., che operava altalenando col Salvador, il quale organizzava un doposcuola che agiva in fortissimo contrasto con la nostra scuola. Don M. mi rispose sorridendo e senza alcun dubbio”Io”.
Don M. era il tipico prete che avevo conosciuto nella mia giovinezza, bello anche di aspetto, paziente, ottimista, calmo, conciliante, dialogante, consolante, stimolante.
Don C. era torvo, acuto e pungente, ardente, indignato, accusante, minaccioso, angosciante.
Dopo venti anni ho rivisto Don M. come parroco in una parrocchia di frontiera, in un quartiere con migliaia di immigrati soprattutto mussulmani i cui figli vengono accolti ed accuditi nell’oratorio. Mi sembrava spento, dimagrito, pensieroso. Non cercai di interrogarlo sul tema centrale. Per non fargli male. So che il cattolico militante non può resistere alla richiesta dell’altruismo anche se esagerato. Ha il cromosoma incardinato sulla parabola dell’amore per il prossimo. Ma finchè il prossimo era la gente del territorio era un conto, quando è la gente di tutto il mondo itinerante che va servita è un altro conto.
Dolorante e rassegnato ossequio al mondialismo cattolico crescente che è diventato papale. Così mi sembra lo stato della chiesa italiana. E così migliaia di persone lavorano incessantemente per favorire l’immigrazione anche illegale, per contrastare i lamenti che sorgono contro di essa, per annientare le obiezioni.
Ma piano piano, ed è la seconda ondata recessiva dopo quella generata dalla disobbedienza sessuale, i vecchi Italiani non amano più la chiesa e non le danno più figli. Anzi, la chiesa diventa punto di raccolta di persone marginali spesso disadattate e desintonizzate rispetto alla massa della popolazione.
E lo stato confusionale dell’Italia continua a crescere. Con un cuneo così potente infilato nel cuore il nostro paese non riesce a stabilire un programma per se stesso. Come diceva Padoa Schioppa l’Italia è incapace di darsi un progetto, di avere un’idea di se stessa.
Adesso Bertinotti ha ammesso che il sogno comunista è fallito e che l’erede del mondialismo comunista è la Chiesa cattolica.
Che rovina! Che distacco dalla verità! Il povero Ratzinger è stato emarginato perché ha scritto un’enciclica intitolata “caritas in veritate”. No, gli altri predicano caritas e basta. Caritas e zitti.
Quando Papa Francesco ha detto che il comunismo aveva rubato alla chiesa la bandiera dei poveri non ho sentito nessun intellettuale marxista (erano innumerevoli e sparsi ovunque) confutare una dichiarazione così infondata. Il comunismo non aveva i poveri al centro del proprio disegno, ma una orgogliosa e poderosa CLASSE OPERAIA che era vista come la condizione umana più attiva, più moderna e più futuribile. Il povero nella visione socialista è una condizione estemporanea, transitoria che va superata ed abbattuta col progresso tecnico-economico e che quando esiste va lenita tramite lo stato sociale.
Considerazioni troppo vaste forse ma che convergono nella domanda centrale: quale è il destino del nostro paese? Cosa ci impedisce di afferrarlo , riconoscerlo ed in parte migliorarlo?