di Roberto Bernardelli – “Dobbiamo pensare anche all’Italia di dopodomani. Per queste ragioni vanno incentivate le nascite. Va costruito un welfare per consentire di lavorare a chiunque di lavorare e avere una famiglia. Non possiamo arrenderci all’idea della sostituzione etnica”. A dirlo è stato il ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, intervenendo in occasione del decimo Congresso confederale della Cisal, in corso a Roma.
Eh beh, caro ministro, qui si va su un terreno minato. Se vuole le posso spiegare come alcuni lavori dove è necessario esserci anche il fine settimana, il sabato e la domenica, siano disdegnati dai nostri giovani. Pensano che non si debba fare un po’ di gavetta o che alcuni ambiti non necessitino di uno spirito di sacrificio come quello che è appartenuto alle generazioni passate. Il che non vuol dire che si debba essere sfruttati. Semplicemente il lavoro c’è, ma molti sperano nel posto pubblico. Ci siamo capiti.
Veniamo infine alla sostituzione etnica. Facciamo che la giro così. L’Italia è lunga e poco larga, ma al Nord sappiamo bene cosa sia il residuo fiscale, il costo della vita rapportato alle retribuzioni, poi mettiamoci anche i dati Invalsi, l’autonomia mancata e spacciata per ora per altro… Le autostrade che costano una fucilata se devi attraversare Milano piuttosto che Reggio Calabria. Dobbiamo andare avanti?
Sono decenni che esiste una questione settentrionale che spacca in due il paese. Con imprese che viaggiano alla velocità della luce verso la Mitteleuropa, grazie anche alla manodopera straniera. E non la vivono come un problema, semmai come una risorsa.
Forse la giustizia sociale e l’italianità vera o presunta sta nel rispettare tutti i cittadini. Perché le tasse le pagano anche gli “etnici”, come dice lei, che qui vivono e lavorano. Iniziate a costruire asili nido, per tutti, anche per gli italiani. A rendere agevole il lavoro per le donne, a cambiare insomma la mentalità e a investire nel futuro. Che non è il ponte sullo Stretto.,
Se non si fanno figli la colpa non è degli stranieri. Magari è la politica che non sa dare risposte? E poi, iniziamo a risolvere la questione delle diverse velocità tra Nord e Sud, con regioni i cui bilanci sanitari e non solo quelli, continuano ad essere imbarazzanti. Il Pnrr è impantanato anche perché comuni italianissimi e una burocrazia Made in Italy non sanno spendere e investire come altrove. La questione la chiamerei dunque diversamente. Sostituzione politica. Via questa classe dirigente e avanti i competenti. O no?
Onorevole Roberto Bernardelli, presidente Grande Nord