MANOVRA: FONDI SANITÀ TAGLIATI, ENNESIMO IMBROGLIO M5S “Ha ragione il già vice ministro dell’Economia Enrico Zanetti quando afferma, in un editoriale pubblicato sull’Huffington Post, che nella Legge di Bilancio Conte-Salvini-Di Maio i fondi alla sanità vengono tagliati. Infatti, il comma 1 dell’articolo 40 del Disegno della Legge di Bilancio recita: “Per l’anno 2019, il livello del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato è confermato in 114.435 milioni di euro. Per l’anno 2020 tale livello è incrementato di 2.000 milioni di euro e per l’anno 2021 di ulteriori 1.500 milioni di euro”. Afferma Zanetti: “Scritta così la norma, chi è poco esperto di leggi e bilancio dello Stato la interpreta ovviamente come il fatto che la manovra conferma il finanziamento dello Stato al fondo sanitario nazionale previsto per il 2019 e lo aumenta di 2 miliardi nel 2020 e di ulteriori 1,5 miliardi nel 2021”. “Peccato però – prosegue l’ex vice ministro – che chi è un po’ esperto di leggi e soprattutto di bilancio dello Stato, abbia l’abitudine di andare poi a leggere anche gli allegati alla manovra, a cominciare dai prospetti con i saldi finanziaria. Laddove ci si aspetta di trovare come effetti un “+ 2.000″ di spesa sanitaria nel 2020 e un “+3.500″ di spesa nel 2021, trova invece un “-175″ di spesa sanitaria nel 2020 e un “-1.000″ di spesa sanitaria nel 2021”. Un errore? No, semplicemente l’ennesimo imbroglio di chi è un buono a nulla, ma capace di tutto. I grillini e la Grillo compresa”.
GOVERNO: AZZARDO DA IRRESPONSABILI, SPERANO CHE PROCEDURA INFRAZIONE ABBIA EFFETTI SOLO DOPO EUROPEE “Questo Governo di irresponsabili ha portato l’Italia ad uno scontro senza precedenti con l’Unione Europea, che finirà in una bella procedura d’infrazione contro il nostro Paese e che gli italiani pagheranno direttamente di tasca loro. Nonostante tutti gli istituti di previsione internazionali e la Commissione Europea abbiano, infatti, avvertito in ogni modo l’Esecutivo Conte sul fatto che i conti pubblici italiani, per effetto della manovra finanziaria appena presentata a Bruxelles, sono insostenibili e l’hanno invitato più volte a modificarla radicalmente entro martedì prossimo, è ormai chiaro che il Governo è deciso ad andare avanti imperterrito per la sua strada, accettando la procedura di infrazione nella sola speranza che questa produca i suoi effetti soltanto dopo le elezioni europee del prossimo anno. Un azzardo da irresponsabili. Così, il prossimo 21 novembre arriverà la bocciatura ufficiale della Legge di Bilancio e il rapporto sul debito italiano, che certificherà la violazione delle regole europee, al quale seguirà la procedura d’infrazione vera e propria. Le conseguenze sono ormai note a tutti: possibile sanzione pari allo 0,5% del Pil e blocco dei fondi strutturali europei, oltre all’assoggettamento del Paese al braccio correttivo della Commissione, che imporrà misure draconiane contro l’Italia per obbligarla a rispettare il pareggio di bilancio strutturale e la riduzione del debito. Il primo rischio è quello di una manovra correttiva da oltre 20 miliardi nei primi mesi del 2019. Nel frattempo, i mercati finanziari, il vero giudice inappellabile delle politiche economiche di un Governo, 4 proseguiranno la loro svendita di tutto ciò che è italiano: titoli di Stato, obbligazioni societarie e azioni”.
IL GIORNALE: LETTERA APERTA A GIOVANNI TRIA Caro Giovanni, come tutti stanno constatando, questo Governo e questa manovra stanno portando l’Italia dritta alla recessione, la terza in dieci anni. Una crisi, la nostra, dovuta alla perdita di fiducia nei confronti di questo Esecutivo sovranista e populista, da parte degli investitori internazionali, per via della decisione di ConteSalvini-Di Maio di andare allo scontro con l’Unione Europea. Ma sono contro questa maggioranza e questo Governo, ormai, anche tutti i produttori italiani, artigiani, commercianti, liberi professionisti, colletti blu, colletti bianchi, famiglie ed imprese. Il malessere sta crescendo di giorno in giorno e chi può porta via i suoi risparmi. Uno scontro che si è fatto sempre più aspro per via della manovra finanziaria e che ha già fatto raddoppiare i rendimenti sui nostri titoli di Stato e lo spread, con un costo in termini di maggiori interessi sul debito pari a decine di miliardi di euro, miliardi che dovranno pagare i cittadini italiani. Il sistema bancario, come anche tu hai avuto modo di constatare, ha subito una forte svalutazione delle sue attività di bilancio e ha già ridotto il credito erogato all’economia, creando un nuovo pericolosissimo credit crunch. I dati hanno mostrato come gli investitori stiano portando via i capitali dal nostro Paese ad un livello senza precedenti e come la Borsa abbia già perduto, da quando si è insediato il Governo Conte, oltre 200 miliardi di euro. La manovra che tu sei costretto a difendere, davanti ai tuoi colleghi europei, è fatta solo di sussidi e spesa corrente. La spesa 6 per investimenti, alla quale tu tieni particolarmente, è quasi del tutto assente. Da stimato economista quale sei, sai benissimo che, con un debito pubblico elevato come quello italiano, un aumento di deficit dovuto a solo welfare assistenziale non può creare una crescita come quella che avete stimato e che il credit crunch in atto provoca un effetto negativo tale da più che compensare i limitati effetti espansivi del reddito di cittadinanza e della quota cento per le pensioni. Sovrastimando la crescita e sottostimando il debito, il Governo gialloverde non è più credibile. Nessuno chiedeva un deficit allo 0,8%, come quello concordato da Gentiloni con Bruxelles, nemmeno la Commissione, e tu lo sai molto bene. Ma quel 2,4%, che ti è stato imposto da Salvini-Di Maio, è una vera e propria inutile provocazione! Qualitativa prima che quantitativa, finalizzata unicamente a vincere le elezioni europee del prossimo maggio in un clima di conflitto permanente con le istituzioni europee secondo la logica irresponsabile del ‘tanto peggio, tanto meglio’. Caro Giovanni, e tu pensi davvero di far ripartire l’Italia, che la maggioranza Lega-M5s e il Governo hanno ridotto in queste condizioni, solo grazie a una spesa in deficit di una quindicina di miliardi di cattivi sussidi e di inutili pensionamenti? Suvvia! Siamo seri! Sono certo che non credi neanche tu alle tue stesse parole. Non immolarti per questi matti, buoni a nulla ma capaci di tutto, che ci stanno facendo precipitare nel baratro. Non ne vale proprio la pena, considerando che alla fine non ti diranno neanche grazie.
MANOVRA: GOVERNO RIVEDA INTERA STRATEGIA POLITICA ECONOMICA, BASTA SUSSIDI CLIENTELARI, SÌ AD INVESTIMENTI PRODUTTIVI “Il Governo farebbe bene a rivedere al ribasso le proprie stime di crescita del Pil nella risposta che invierà alla Commissione Europea martedì prossimo, in maniera da allinearle a quelle dei principali istituti di previsione nazionali e internazionali. È ormai evidente a tutti, infatti, che il tasso di crescita fissato dall’Esecutivo per il prossimo triennio (1,5% nel 2019, 1,6% nel 2020 e 1,4% nel 2021), è completamente campato in aria e non ragionevole se confrontato con le altre stime, ma soprattutto se confrontato alla realtà. Ricordiamo infatti che la stima del tasso di crescita dell’economia italiana presentata dal Governo per il 2019, pari a +1,5%, è molto più elevata rispetto a quelle degli altri previsori: +1,2% la stima dell’UPB, +1,2% quella della Commissione Europea e dell’OCSE, +1,0% quella della REF, del FMI e della Banca d’Italia, +0,9% quella di Confindustria e dell’istituto di ricerca indipendente Mazziero Research e +0,7% quella del Cer. La minore crescita, già in questo 2018, abbassa le prospettive per l’anno futuro, hanno poi scritto gli economisti di Intesa Sanpaolo, stimando una crescita del Pil del +0,9% nel 2019 ma che hanno già dichiarato essere soggetta a crescenti rischi al ribasso. “È chiaro che l’economia italiana sta rallentando e che la stima di crescita del Governo per il 2019, dell’1,5%, a questo punto sembra molto ottimistica”, ha infine rilevato l’istituto Oxford Economics, sottolineando come, di conseguenza, anche il target del deficit nominale al 2,4% del Pil appare a rischio. E qui sta il punto. Il governo ha fissato un tasso di crescita fuori dal mondo per giustificare un deficit totalmente fuori da ogni regola e da ogni compatibilità con l’Europa. Non basta cambiare di qualche decimale il tasso di crescita, dicendo all’Europa ‘Ops, mi sono sbagliato’. Bisogna rivedere, invece, totalmente, l’intera strategia di politica economica. Basta sussidi clientelari, ma sì agli investimenti produttivi”.
MANOVRA: IMBROGLIO DEL GOVERNO SUL DEFICIT, RADDOPPIA NEL 2020 E 2021 RISPETTO A 2019 “Abbiamo sempre sostenuto che la manovra economica del Governo è quali-quantitativamente recessiva, poiché i ridotti effetti espansivi generati dalle misure come il reddito di cittadinanza e la “quota 100″ sono più che controbilanciati dagli elevati effetti negativi generati dalla più complessiva politica economica del Governo sovranista, anti euro e anti Europa, non credibile per i mercati (crollo della Borsa, fuga dei capitali) e per il credit crunch, come risposta all’aumento dei rendimenti sui titoli di Stato che hanno abbattuto il valore dei titoli posseduti dalle banche, con conseguente riduzione del credito al settore privato. In realtà la manovra è anche insostenibile. Infatti, il maggior deficit previsto non sarà pari a solo +21,8 miliardi nel 2019, a +26,8 miliardi nel 2020 e a +25,3 miliardi nel 2021, perché il maggior deficit indicato dal Governo non comprende l’inevitabile sterilizzazione dell’Iva anche per il 2020 e il 2021. Con questa ulteriore sterilizzazione, il deficit raddoppierà con +40,4 miliardi nel 2020 e +40,8 miliardi nel 2021. Questi sono i numeri che spiegano incontrovertibilmente l’insostenibilità della manovra del Governo Conte, il quale ha presentato il deficit del 2019 come l’aumento massimo dal quale poi comincerà la discesa. In realtà, è vero il contrario: l’aumento di deficit nel 2019 è più contenuto perché ci sono misure di entrata una tantum a carico di banche e assicurazioni e perché le misure specifiche sulla flat tax e gli utili reinvestiti dalle società producono effetti finanziari reali solo a partire dal 2020. È proprio questo trend strutturale, più che l’osservazione episodica sull’anno 2019, a dimostrare come la manovra faccia andare fuori controllo la spesa pubblica e il deficit”.
MANOVRA: CON CONFERMA DEL DEFICIT A 2,4%, CERTA PROCEDURA INFRAZIONE “Oggi il Tesoro è riuscito a raccogliere 5,5 miliardi di euro nelle tre aste dei BTP in programma con scadenze a 3, 7 e 20 anni, completando quasi 11 il 95% del suo obiettivo di raccolta annuale. Le buone notizie, come scritto anche dall’editorialista di Bloomberg Marcus Ashworth, purtroppo per gli italiani però finiscono qui. I rendimenti sui BTP a 10 anni sono rimasti infatti molto alti, anche dopo la conclusione delle aste, attorno al 3,5%. Inoltre, l’emissione del BTP con scadenza 2038 è stata coperta solo di 1,4 volte dalla domanda degli investitori, in netto ribasso rispetto alle 1,9 volte del mese scorso. Il cosiddetto ‘bid-to-cover’ del BTP a 20 anni è stato più alto, ma solo perché il rendimento offerto è stato pari al 3,9%, – 11 punti base in più rispetto al collocamento dello scorso ottobre. Con oltre 250 miliardi di euro da collocare l’anno prossimo, dei quali quasi 100 miliardi di BTP con scadenze da 10 anni in su, i problemi di finanziamento del debito italiano possono solo peggiorare. In particolare, gli investitori non hanno voluto assumersi rischi sulle scadenze più lunghe, prima di vedere la lettera di risposta del Governo alla Commissione Europea sulla Legge di Bilancio 2019, che quasi sicuramente sarà di conferma dell’obiettivo di deficit al 2,4% del Pil per il 2019, in netto contrasto con le richieste di abbassamento dello stesso della Commissione. Il rifiuto darà adito alla Commissione stessa di prendere una decisione sulla condotta da tenere nei confronti dell’Italia entro il prossimo 4 dicembre. Molto probabile l’apertura di una formale procedura d’infrazione per disavanzo eccessivo, che potrebbe comportare l’irrogazione di una multa all’Italia, o di un congelamento dei fondi europei, per aver violato il patto di stabilità e crescita dell’UE. Sarebbe questo uno scenario disastroso nel quale dover vendere titoli di Stato. Il risultato, infatti, sarebbe, nella migliore delle ipotesi, un aumento sistematico dei rendimenti d’emissione, che verrebbero pagati dai cittadini sotto forma di maggiori spese per interessi per i prossimi 30 anni e, nella peggiore, il rischio che qualcuna delle prossime aste vada deserta, lasciando lo Stato senza liquidità sufficiente per poter pagare stipendi pubblici e pensioni. Ancora una volta Matteo Salvini e Luigi Di Maio hanno risposto di volersene fregare degli investitori istituzionali e hanno deciso di proseguire nel loro scontro senza precedenti con Bruxelles. Purtroppo, con 250 miliardi di titoli da dover vendere proprio a quegli investitori, i due vicepremier hanno davvero poco da scherzare”.
LETTERA A UE: FAKE NEWS DEL GOVERNO SU PRIVATIZZAZIONI “Mentre dall’alto della sua vacanza in Sudamerica, l’ex On.le Di Battista parla di statalizzazione dell’Economia, il Governo, per fare un po’ di fumo con l’Europa, alza la stima delle entrate da dismissioni, anche immobiliari, per un totale di 18 miliardi di euro, pari all’1% di Pil. Un deficit recuperato tramite le privatizzazioni che, i governi passati, hanno sempre previsto per 4,5 miliardi all’anno, senza mai ricavarci un euro. Francamente la riteniamo l’ennesima presa in giro. Oltre a Di Battista, come è noto, anche Roberto Fico, altro autorevole esponente del Movimento 5 Stelle, è contrario alle liberalizzazioni a partire dalle utilities. Lo stesso Di Maio si è affrettato a dire ieri sera, a margine del Consiglio dei Ministri, che si tratta solo di immobili non essenziali per le attività dello Stato. Dando pure per buona la volontà di privatizzare, sembra normale far crollare la Borsa del 25% a suon di deficit, debito e contenziosi con l’Ue e poi pretendere di privatizzare. Il Governo prima fa crollare il valore generale delle imprese e dei Fondi Immobiliari e poi vuole vendere? Dove pensa di collocare i titoli o il patrimonio immobiliare? Nel mercatino rionale di Anagnina? L’impianto della manovra rimane quello, il collocamento dei titoli di Stato continuerà ad essere un salasso per i conti dello Stato. Rischiamo una multa miliardaria. Chi pagherà tutto questo? Ovviamente cittadini e imprese. La Lega stacchi la spina, faccia cadere il Governo e abbandoni pulsioni sovraniste”.