Il lavoro nero va sanato. Ma il governo si spacca. Bernardelli: incredibile non affrontare la schiavitù

di Roberto Bernardelli – Perché c’è stata una levata di scudi contro la regolarizzazione, specialmente in agricoltura, dei braccianti che lavorano in nero? E perché dobbiamo ignorare che moltissimi di loro sono stranieri sfruttati dalle mafie, dai caporali? Il ministro Bellanova non ha sbagliato nel porre come emergenza da risolvere la piaga che nessuno vuole vedere. La Lega non vuole che si sani il fenomeno? I 5Stelle propongono permessi non temporanei? E poi? Non si tratta di attirare nuovi sbarchi, ma di garantire diritti a chi non ne ha pur lavorando ma che ora è in schiavitù. Cittadini italiani compresi.
La proposta di emersione attraverso la regolarizzazione secondo quelle che sono le necessità, come in tutti gli ambiti, è una scelta di buon senso. Penso ad esempio alla stagionalità del turismo o di altre filiere.

“Abbiamo contraddizioni in Italia che per molto tempo non sono state affrontate, ora queste contraddizioni diventano ancor più evidenti in una fase di emergenza sanitaria – spiega il ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova -. Abbiamo chiuso in casa 60 milioni di italiani per limitare la diffusione del virus, dall’altra parte abbiamo forse centinaia di migliaia di persone chiuse nei ghetti in condizioni disumane, che non hanno un permesso di soggiorno e non hanno avuto accesso alla profilassi sanitaria. Queste persone rischiano di essere un problema per se stessi e per i cittadini italiani”.

Giusto ieri ascoltavo anche le parole del sindacato e dell’Ance, i costruttori edili, sui numeri che vedono ancora oggi un fronte di 400mila lavoratori in nero nell’ambito delle costruzione e, stando alle dichiarazioni della Cgil, la metà di loro sarebbero stranieri.
Come in agricoltura, anche in edilizia vi sono gravissime sacche di lavoro nero, di caporalato. Chi controlla e previene la diffusione del virus oggi se non si inizia a bonificare questo mondo sommerso?

Non si può solo più dire “mandiamoli a casa loro” o “basta sbarchi”. Alle soluzioni populiste facili, del tipo “500mila clandestini saranno rimpatriati” non crede più nessuno.
Lo dicono anche i consensi in calo… La libertà individuale e i diritti non sono sindacabili. Vanno tutelati e conquistati, non sono materia da eterna campagna elettorale.

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