Anis Amri, l’unico sospetto della strage che lunedì sera ha provocato almeno 12 morti e decine di feriti, al volante di un tir lanciato sulla folla, a due passi dalla Chiesa del Ricordo, “si era forse radicalizzato nel carcere italiano dopo che aveva lasciato la Tunisia”, ha detto alla Bild Abdelkader Amri, uno dei suoi fratelli rintracciato in Tunisia. “Se sarà provato che era coinvolto, non farà più parte della nostra famiglia”, ha aggiunto. Anche l’Ap è riuscita a mettersi in contatto con un fratello di Anis Amri che gli ha lanciato un appello: “Lo invito a consegnarsi alla polizia”.
“Speriamo di trovarlo presto – ha detto la cancelliera Angela Merkel parlando dalla sede della polizia federale criminale a Berlino –. E’ noto da molto tempo alle forze dell’ordine, abbiamo ristretto il perimetro delle ricerche. Cerchiamo un terrorista estremista islamista”. “E’ il compito più importante che abbiamo, dobbiamo concentrare il lavoro sui modi efficaci per arrestare l’attentatore. “Stiamo andando avanti con solerzia perché sappiamo che tutti sperano di avere novità presto”, ha aggiunto.
L’attentato è stato rivendicato dall’Isis.
Anis Amri è stato 4 anni in carcere in Italia ed era considerato una persona molto violenta. Dopo aver scontato la pena ha ricevuto un provvedimento di espulsione dal nostro paese. Provvedimento che, però, non è andato a buon fine perché le autorità tunisine non hanno effettuato la procedura di riconoscimento nei tempi previsti dalla legge. Lo si apprende da fonti investigative secondo le quali l’uomo ha successivamente lasciato l’Italia per la Germania.
Secondo fonti di polizia, citate dalla stampa tedesca e britannica, Anis., i cui documenti sono stati ritrovati sul tir della morte, si è impadronito del camion dopo una colluttazione con l’autista polacco del mezzo, Lukasz Urban, 37 anni, morto da eroe tentando di neutralizzare invano il killer. Anis, secondo la Sueddeutsche Zeitung, era arrivato in Italia nel 2012 ed ha poi raggiunto la Germania nel 2015. E’ stato quindi “fermato dalla polizia ad agosto con un falso documento d’identità italiano a Friedrichshafen”, località sul lago di Costanza, al confine con la Svizzera. In quel momento risultava registrato in un centro per richiedenti asilo a Emmerich sul Reno, nell’area di Kleve, al confine con l’Olanda, ma poi il domicilio era stato cancellato dalle autorità. Il giovane, recentemente radicalizzato, avrebbe utilizzato “almeno 12 nomi falsi” tra cui anche “un nome egiziano”, secondo la tv N24.