Il Corriere profetizza il declino dell’Italia: “Lo stato inefficiente è l’imbuto dove tutto si ferma”. Se ne sono accorti adesso?

Italia decadente

di SERGIO BIANCHINI – Sabino Cassese nato nel 1935  in provincia di Avellino, è un giurista e accademico e giudice emerito della Corte Costituzionale. È stato ministro per la funzione pubblica del Governo Ciampi dal 28 aprile 1993 al 10 maggio 1994 e sempre da Ciampi nominato giudice costituzionale nel 1995.

Ha fama di grande uomo di alta cultura e di grande sapienza giuridica e istituzionale. Nell’articolo di fondo sul Corsera nei giorni scorsi esprime, in forme sapienti e circostanziate la disperazione che sembra circolare nelle alte sfere del potere politico e istituzionale italiano.

Già nel titolo dell’articolo dichiara “Lo stato inefficiente è l’imbuto dove tutto si ferma” e poi “Ci aspetta un periodo di turbolenza politica e di incertezze locali  e nazionali”.

Un’altra dichiarazione densa di significato “gli stati si reggono su due basi, la politica e l’amministrazione. La prima stabilisce i fini la seconda appresta gli strumenti. Se la politica vacilla, come accadrà per qualche anno in italia….solo una buona amministrazione…può salvare il paese dal declino”.

Forse Cassese non si è nemmeno accorto di aver profetizzato un declino certo. Che e d’altra parte è gia in atto da almeno un decennio. E’ veramente penoso osservare l’impotenza, con tratti persino ingenui ed infantili, dei sapienti di stato. Infatti poco prima della drammatica conclusione l’articolo stesso riportava” Nei settanta anni di vita repubblicana più di metà dei governi ha avuto un ministro incaricato di riformare l’amministrazione. Dei 34 titolari (tra i quali lui stesso. Nota mia) della funzione pubblica una decina hanno anche proposto ambiziosi disegni riformatori. Ma la loro breve durata e il fatto che lo spirito riformatore non è mai penetrato nel corpo dei dipendenti pubblici hanno reso inutili gli sforzi.”

Quindi la colpa del totale fallimento è dovuta alla “mancanza di penetrazione dello spirito riformatore”.  Proprio questa frase fa capire l’assoluta incoscienza ed inettitudine dei ceti dirigenti.

La loro visione del governo (proprio quando vuole essere nobile e non ladresca) è quella della  moral suasion, dell’incitamento al bene. E proprio questo è il ruolo che si è assunta la serafica magistratura italiana che cerca di ripulire il crescente letamaio italico con petali giuridici sempre più profumati che finiscono a loro volta per marcire ed alimentare il letamaio stesso.

Eppure è davanti a tutti la motivazione della degenerazione dello stato. Invece che essere usato per i suoi fini naturaliè stato usato per assistere e dare uno stipendio a milioni di disoccupati centromeridionali che alla fine lo hanno reso una struttura assolutamente ingovernabile ed ingestibile.

La cosa cominciò proprio dopo i moti fascisti di Reggio Calabria quando la sinistra, con la CGIL in testa che non aveva allora quasi nemmeno un iscritto nella pubblica amministrazione, riscoprì la questione meridionale e, incapace di vincere nel nord industriale e operaio, si buttò alla conquista del meridione. Conquista basata appunto sulla diffusione gigantesca di nuovi posti statali tra cui la scuola in modo particolare, sulla attivazioe a tamburo battente di diritti e riscatti  rapidissimi e costosissimi, coperti abilmente e con grande sapienza culturale dalla retorica emergenziale,  umanistica ed egualitaria. Esattamente come si fa ancora oggi con la questione dei migranti prelevati in Libia.

Ovviamente il meridione e i dipendenti statali risposero in massa e rapidissimamente il sud divenne di sinistra dopo decenni di predominio della DC, del MSI e perfino dei monarchici. Anche la DC era stata “regalatrice” di spesa pubblica ma con meno enfasi dei nuovi liberatori. In pochi anni la CGIL divenne il principale sindacato anche nel pubblico impiego ed oggi l’icarico alla nuova ministra della pubblica istruzione, vecchia sindacalista CGIL, è il punto più alto di questa carriera folgorante del sinistrismo nello stato.

Incapace di vincere nella società del nord il sinistrismo, forte e ben radicato nel centro italia, si buttò sul meridionalismo e sulla scalata del pubblico impiego. Abilissima manovra. Vincente ma a spese della disfatta della finanza pubblica e della diseducazione di un popolo intero ormai schiavo del dirittismo e assolutamente incapace di generare dirigenti realistici e sinceri. Un popolo malato e ormai nevrotizzato sempre alla ricerca di  politici  miracolisti che tornino a dare quello che non c’è più.

Cassese vede chiaramente il declino e dice che potrà essere fermato da una buona amministrazione, fatta da uno stato che da 70 anni la respinge. Corto circuito e disperazione pura. Illusione infantile e penosa. Tocca a noi trovare le vie vere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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